CI VOLEVANO I CEFFONI DELLA SERBIA ALLA NAZIONALE DI VOLLEY FEMMINILE PER CAPIRE CHE NON SI PUO' ESSERE UN PO' SPORTIVI E UN PO' INFLUENCER (COME NEL CASO DELLA TANTO DECANTATA PAOLA EGONU) - IL CT DAVIDE MAZZANTI HA DOVUTO RICHIAMARE LE ATLETE ALLA RESPONSABILITA' AGONISTICA: "ALLONTANARSI DAI SOCIAL È PIÙ DIFFICILE PER LORO CHE PER ME: MA QUESTA SCONFITTA AIUTERÀ PURE SU QUESTO FRONTE" - SELFIE, STORIE DI INSTAGRAM, POST E TWEET HANNO TRASFORMATO I GIOCHI, LUOGO DI MASSIMA CONCENTRAZIONE, IN UN PARCO DIVERTIMENTI O, PEGGIO ANCORA, IN UN QUALCOSA CHE SUCCHIA ENERGIE

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Flavio Vanetti per il "Corriere della Sera"

 

LA NAZIONALE FEMMINILE DI PALLAVOLO ALLE OLIMPIADI DI TOKYO LA NAZIONALE FEMMINILE DI PALLAVOLO ALLE OLIMPIADI DI TOKYO

Adesso anche la Nazionale femminile di volley, presa a ceffoni dalla Serbia nei quarti e cacciata dai Giochi, ha un gesso che un giorno dovrà levare. Un gesso per l'anima, non per una caviglia come nel caso di Gianmarco Tamberi, dell'olimpionico dell'alto. Davide Mazzanti, c.t. super-deluso, usa la metafora e la spiega: «Non abbiamo infortuni, ma abbiamo questa caduta dolorosa: dovremo toglierci il gesso e ripartire». Ariake Arena, c'è un drammone che si consuma nei volumi di questo enorme impianto che diventa il «non luogo» della nostra pallavolo rosa.

 

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Nel senso che qui non è accaduto ciò che si pensava, ovvero che arrivasse una medaglia. L'Italia, semplicemente, non è pervenuta: 0-3. Senza isterismi e senza processi sommari, ci auguriamo che la disastrosa eliminazione serva anche per afferrare un concetto che forse scappa a Mazzanti: «Questa esperienza negativa può trasformarsi in una palestra che ci allenerà per il futuro. Ho raccomandato alle ragazze di staccarsi da ciò che le circonda, perché la melma quando arriva, arriva; ed è dura levarsela di dosso». Un attimo di pausa, quindi la chiosa: «Allontanarsi dai social è più difficile per loro che per me: ma questa sconfitta aiuterà pure su questo fronte».

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Meno male. Ci veniva da scrivere «meno social e più schiacciate», ma con il dubbio di essere cattivi e fuori tema. Mazzanti sdogana invece l'idea, con la precisazione - condivisa - che il k.o. non nasce dal coltivare certe piattaforme. Ma è un aspetto che distrae, che rischia di trasformare i Giochi, luogo di massima concentrazione, in un parco divertimenti o, peggio ancora, in un qualcosa che succhia energie. Il c.t. quando ha parlato di «melma che arriva addosso» non ha fatto nomi e cognomi, eppure non è difficile capire che si riferisse, prima di tutto, a Paola Egonu. Lei è diventata ben più di una pallavolista: ormai è un personaggio dalla popolarità di un'influencer.

 

LA NAZIONALE FEMMINILE DI PALLAVOLO ALLE OLIMPIADI DI TOKYO LA NAZIONALE FEMMINILE DI PALLAVOLO ALLE OLIMPIADI DI TOKYO

Con amici e nemici. Ecco allora che tenere testa a certi ritmi, volendo magari ribattere a chi insulta, genera distrazioni e stress. Certo, ci sono poi gli errori tecnici e non tutto va comunque caricato sulle spalle di Egonu. Anche le compagne, infatti, hanno i loro bravi orticelli: per dire, Fahr, Orro, Chirichella, Danesi, capitan Sylla che ha postato una riflessione su questa batosta, sono ben presenti, soprattutto su Instagram. Abbiamo visto foto di gruppo dopo le vittorie (poche: 3 in 6 incontri), video di sedute fisioterapiche, di vita vissuta nelle stanze del villaggio.

 

PAOLA EGONU PAOLA EGONU

Nulla di male, lo fanno tutti gli sportivi di oggi. Ma ad un certo punto bisogna girare l'interruttore, isolarsi appunto come dice il c.t. e usare la famosa frase di Ratko Rudic, il guru della pallanuoto: «Se loro duri, noi durissimi». Invece la faccia feroce le pallavoliste l'hanno tenuta nello spogliatoio. «Non perdete la fiducia in noi», invoca Ofelia Malinov. Mazzanti, invece, ha da dire un'ultima cosa: «Questa squadra ha ancora tanto da raccontare». A inizio settembre ci saranno gli Europei: lì, ragazze, meno selfie e più schiacciate.

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