alessandra de stefano yuri chechi

COSA PENSANO FRANCO BRAGAGNA E DANIELE ADANI DELLE PAROLE DEL NUOVO DIRETTORE DI RAISPORT ALESSANDRA DE STEFANO? - “SUL MODO DI NARRARE LO SPORT, ANCHE NELLE TELECRONACHE, VORREI PIÙ IMMAGINI E MENO VERBOSITÀ. A VOLTE TROPPA VOCE PUÒ DISTRARRE. IL TELESPETTATORE VUOLE CONDIVIDERE, NON ESSERE SOPRAFFATTO” – “MI SONO DATA UN ANNO PER GUARDARE E PROVARE A CAMBIARE QUALCOSA” – LA MIA NOMINA E’ LIBERA DA VINCOLI POLITICI. TANTE RAGAZZE MI HANNO FERMATA A SAXA RUBRA PER DIRMI…"

Estratto dell'articolo di Emanuela Audisio per “la Repubblica”

 

alessandra de stefano

Non c'è mai stata prima, ora c'è. Una donna alla guida di Rai Sport. All'estero non farebbe notizia, in Italia sì. Alessandra De Stefano, 55 anni, nata a Napoli, dal '69 a Roma, sei sorelle e un fratello, sposata con un collega francese dal 2006, «signora del ciclismo», è il primo direttore (lei preferisce questo termine) del settore.

 

In un momento in cui l'informazione tv nel mondo ha smesso di essere la prima fonte tanto che anche i dati dell'Nbc per i Giochi di Tokyo rivelano un calo di pubblico del 40% rispetto a Rio 2016, ma una forte crescita dello streaming su piattaforme digitali e social.

 

Come pensa debba cambiare il racconto sportivo in tv?

alessandra de stefano yuri chechi

«Credo che in questo momento siamo diventati spettatori più impazienti. Forse il Covid ha cambiato il nostro rapporto con la tv, spesso foriera di brutte notizie, dato che l'informazione primaria si è concentrata sulla diffusione del virus. Sul modo di narrare lo sport, anche nelle telecronache, vorrei più immagini e meno verbosità. Ogni sport ha una sua geografia: suoni, rumori, atmosfere.

 

Chi guarda deve poter respirare un po' quel clima, non ha bisogno di sovrapposizioni di parole. A volte troppa voce può distrarre. Tamberi che vola, Tortu che nella staffetta si butta sul traguardo, vorresti essere lì con loro. Il telespettatore vuole condividere, non essere sopraffatto».

 

Lei ha deviato verso lo sport mentre stava per laurearsi in Storia dell'arte.

bartoletti de stefano

«È vero. Stavo per discutere una tesi sull'evoluzione della pittura dopo la Dama con l'ermellino di Leonardo da Vinci quando vinsi una borsa di studio del Rotary, poi nel '91 dovevo partire per un corso di giornalismo alla Columbia University a New York, ma mia madre ebbe un ictus, e restai ad occuparmi di lei, anche perché soffriva di depressione.

 

Nel '92 da collaboratrice Rai venni inviata a Campo de' Fiori a fare il mio primo servizio, sul derby calcistico, appena tornai in redazione alle 5 del pomeriggio mi dissero che avevano telefonato da casa. Capii subito che mia madre era morta. La passione per lo sport la devo a mio padre, tifoso sfegatato di Merckx e di Maradona, capacissimo di far uscire di casa mia sorella e il marito se solo parlavano male di Diego.

Alessandra De Stefano

 

Professionalmente devo molto a Claudio Ferretti che mi ha insegnato a guardare in maniera diversa lo sport e che mi volle al Processo alla tappa chiedendomi di seguire sempre Pantani. Ho imparato anche da Gianni Mura che al Tour mi chiedeva: "Cosa hai visto, mi racconti?" E quando dovevi riferire a Mura sentivi che dovevi farti acuta e sincera perché la responsabilità era enorme».

 

franco bragagna

Le telecronache a due voci le piacciono?

«Sì se tra i due commentatori c'è sintonia, condivisione e feeling, non solo somma di analisi e di statistiche. Non bisogna sempre dire tutto, a volte le troppe parole ti fanno perdere l'azione che è già finita mentre la stai raccontando. Paolo Rosi a Mosca '80 in telecronaca disse con un elegante e leggero coinvolgimento: "Sara Simeoni non sa trattenere la commozione come del resto ci capita anche a noi".

 

Oggi un commento così verrebbe vissuto come inappropriato perché ti accuserebbero di voler essere protagonista. Tante cose sono cambiate: hai una voce schifosa, mi rimproverò un caporedattore, quando ero ragazzina, facendomi venire complessi mostruosi. Ma la mia maestra di canto, sentendomi giù, mi rincuorò: hai solo una voce diversa».

 

(…)

 

LELE ADANI

La sua direzione è una scelta di genere o di merito?

«Credo tutte e due. Sicuramente è libera da vincoli politici. Sicuramente sono una che ha sempre lavorato molto. Tante ragazze mi hanno fermata a Saxa Rubra per dirmi: è bello sapere che si può arrivare in alto. Mi sono data un anno per guardare e provare a cambiare qualcosa, che non significa cancellare, ma aggiungere un altro pezzo. Il modo di raccontare, la grafica, il linguaggio devono andare verso il pubblico che è esigente.

 

Bisogna capire dove va quello giovane a cercare lo sport, l'introduzione nel programma olimpico di skateboard e surf, specialità per adolescenti, mi lascia capire che un margine c'è. Si tratta di modificare certi equilibri, Rai Sport ha 115 dipendenti, siamo una testata che ha una rete e fa anche programmi. Chi lavorerà con me discuterà molto: prima e dopo. È giusto fare i conti con le idee delle altre persone».

 

(…)

 

alessandra de stefano

 

franco bragagna

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