FAVOLOSO DOVIZIOSO! - L’ITALIA SI GODE IL SORPASSO “DA PAZZI” DEL PILOTA DUCATI SU MARQUEZ – TERRUZZI: “UN GESTO ESTREMO, UN LAMPO SCAGLIATO DA UN PILOTA ALLE PRESE CON UNA STAGIONE IN BILICO, CON UN TITOLO SEMPRE SFUGGENTE. FORSE È UN'ALTRA MAGNIFICA PARENTESI DENTRO UN'EPOCA MAI DEL TUTTO SUA” – IL VIDEO DEL CAPOLAVORO DI "DOVI"

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1 - LA ZAMPATA

Paolo Lorenzi per il “Corriere della sera”

 

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Lui se l' aspettava, l' altro ci ha provato, chi l' ha visto è balzato in piedi. Sorpasso capolavoro, inatteso eppure evocato, all' ultima curva, sempre quella. Dove Marc e Andrea ogni volta si danno appuntamento, per affrontarsi a viso aperto.

 

Lì sul veloce tracciato di Spielberg. Lo sanno ancor prima del via che tutto, comunque vada, finisce sempre all' incrocio fatale. L' incrocio delle loro strade sportive, metafora dei loro destini. Marquez voleva sfatare il tabù del Red Bull Ring (quattro sconfitte di fila), soprattutto voleva battere la Ducati, il suo incubo sulla pista austriaca. Aveva tutto per riuscirci, una Honda velocissima, unita al suo talento esplosivo. Aveva anche il ricordo degli smacchi subiti, la consapevolezza di dover evitare l' ultima curva. L' esperienza insegna, si dice.

 

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Eppure, come in un copione scontato, il finale era già scritto. Ancora una volta, i duellanti si sono ritrovati nello stesso punto. Marquez arrivato davanti s' aspettava l' attacco di Dovizioso («ma non sapevo cosa fare, se entrare all' interno più veloce o più lento per uscire forte»), Dovizioso sapeva di doverci provare («non potevo fare altrimenti, alla peggio sarei andato lungo»), alla fine è venuta fuori un' opera d' arte. Di quelle da incorniciare e raccontare a chi non c' era. «Una cosa da pazzi, non pensavo di riuscirci» così Dovizioso, visibilmente emozionato.

 

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Il romagnolo ha costruito la vittoria con una strategia impeccabile: scelta di gomme azzeccata, gestione magistrale del loro consumo, buon lavoro di squadra in prova. E poi nervi saldi e polso fermo, al momento giusto. «Ho preparato bene il sorpasso, uscendo veloce dalla curva precedente.

Marquez era più forte in staccata e in accelerazione - ha spiegato Desmodovi -, ma il grip in più mi ha permesso di attaccare».

 

Lo spagnolo conferma: «gomma sbagliata». Il 93 ha provato a sfiancare il ducatista nei primi giri, per metterlo in crisi nel finale, ma il Dovi ha ribattuto punto su punto. Al penultimo giro, il Fenomeno ha tentato la zampata, per scrollarselo di dosso, ma Dovi era ancora lì. Fino all' ultima, decisiva curva a destra.

 

«Non si può vincere tutto», così Marquez dopo il traguardo. Filosofia spicciola di chi può gestire 58 punti di vantaggio in una classifica in cui il ducatista è costretto a inseguire, senza troppe illusioni. Ma intanto può prendersi questa rivincita, sul marziano e su chi ha messo in dubbio il suo ruolo in Ducati.

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Lo spettro di Lorenzo è svanito con la conferma di Miller in Pramac, il timore di essere messo in discussione è invece rimasto. A Bologna servirebbe una riflessione sulla gestione dei piloti. Sul talento di Dovizioso invece non ha dubbi Rossi, quarto e secondo delle Yamaha dietro l' ottimo Quartararo (al terzo podio quest' anno). «Dovizioso è un campione», parola del Dottore.

 

 

2 - UNA MOSSA DA ANTOLOGIA CHE NON FA RIMPIANGERE LORENZO

Giorgio Terruzzi per il “Corriere della sera”

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«Una pazzia». Gli è servita per compiere un sorpasso da antologia motociclistica, per dare a Marc Marquez uno scappellotto sulla nuca, come si fa con quelli che fanno un po' troppo i fenomeni. È il secondo che gli rifila, stessa pista, stessa curva, l' ultima dell' ultimo giro, a distanza di due anni, Zeltweg, Austria. Questa volta senza il calcolo che lo aveva premiato nel 2017 con un incrocio magistrale.

 

Semplicemente, Andrea Dovizioso si è buttato dentro dove non si può, seguendo un ghiribizzo che non appartiene di norma al suo repertorio.

 

Abbastanza per cucire con un filo sottile il Mondiale (Marquez è comunque a 58 punti), per lanciare, in una manciata di decimi, un tweet alla Ducati a proposito di padronanza della moto, della squadra, del futuro, altro che nostalgie per Jorge Lorenzo.

 

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Quindi, non solo una bellissima vittoria, non solo un godimento offerto alla platea della MotoGp dopo troppi allunghi solitari di Marquez: un gesto estremo fatto di pancia e cuore al culmine di una gara tenuta in piedi col talento e con la ragione, annullando ennesime voglie di allungo dell' altro.

 

Come dire: se ho velocità, se la moto tiene, be', io vinco. Un lampo, ecco, scagliato da un pilota che non sempre mostra di trovarsi a proprio agio, ancora una volta alle prese con una stagione in bilico, con un titolo vicino, vicinissimo ma sfuggente. Forse è un' altra magnifica parentesi dentro un' epoca mai del tutto sua. Intanto, memorabile e consolante come una granita nell' afa d' agosto.

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