cristiano ronaldo

GRAN SFOGONE DI MASSIMO FINI CONTRO LA SERIE A: “OGGI LE SQUADRE SONO ZEPPE DI STRANIERI E NON VEDI IN CAMPO UN SOLO GIOCATORE ITALIANO. CON LA POLITICA DEGLI ABBONAMENTI (DENARO CHE ENTRA IN ANTICIPO) È SALTATO ANCHE L'ELEMENTO COMUNITARIO E INTERCLASSISTA. LE PAY TV E LE PAY PER VIEW HANNO INTRODOTTO UN ALTRO ELEMENTO DI DISCRIMINAZIONE SOCIALE. A TUTTO QUESTO SI È AGGIUNTO IL VAR…”

Massimo Fini per il “Fatto quotidiano”

 

MASSIMO FINI

Venerdì ho letto sul Fatto, a firma di Lorenzo Vendemiale, una notizia sbalorditiva, che però è scivolata via come se nulla fosse. La notizia è questa: la società bianconera ha deciso di vietare, per il prossimo campionato, l' ingresso allo Stadium a tutti i tifosi, e anche non tifosi, che, residenti a Torino o altrove, sono nati in Campania. Ma come?

 

Sono anni che ci rompono i coglioni con la "discriminazione razziale" allo stadio mettendo sotto accusa striscioni sostanzialmente innocui, perché ironici, come "Forza Vesuvio" se si è a Verona o, a campi invertiti, "Giulietta era una zoccola", e adesso si accetta tranquillamente un provvedimento che non si può definire altrimenti che razzista?

andrea agnelli

 

La società bianconera ha dovuto poi fare marcia indietro, dopo che la Questura di Torino si era giustamente dissociata da questo dissennato provvedimento che configurava un reato. La legge Mancino del '93 punisce con la reclusione fino a un anno e 6 mesi chi "istiga all' odio razziale".

 

Personalmente sono sempre stato contrario a questa legge perché, a parer mio, esiste un diritto all' odio, che è un sentimento come la gelosia o l'ira, che può essere punito solo quando si materializza in atti concreti (cioè se torco un solo capello alla persona che odio allora sì devo andare in gattabuia). Ma visto che la legge c'è a quel punto avrebbe dovuto essere applicata anche al signor Andrea Agnelli, attuale presidente della Juve.

Fra due settimane inizia il Campionato.

 

diritti tv serie a

E a me come a molti altri della mia generazione sale una sorta di disgusto. Cosa singolare perché la mia generazione, diciamo quelli che erano ragazzi negli anni 50 e nei primi 60, aveva solo il calcio, il grande sport nazionalpopolare insieme al ciclismo. Il tennis era roba da ricchi, lo sci lo conoscevano solo quelli che abitavano in montagna, il basket apparteneva, insieme al baseball, alla cultura americana e quel gioco non era ancora entrato nella nostra mentalità e nel nostro costume, a differenza della pur mediocre letteratura yankee dell' epoca, introdotta in Italia da Elio Vittorini con Americana (Steinbeck, Irwin Shaw e l' indigeribile Saroyan).

 

Il calcio lo abbiamo giocato tutti, ognuno al suo livello, nei cortili, in strada, a Milano nei terrain vagues lasciatici graziosamente in dono dai bombardamenti americani e poi, diventati un po' più grandi, nei campi regolari di qualche società minore. Ma negli ultimi decenni economia e tecnologia (vale a dire la tv) hanno via via distrutto i motivi rituali, mitici, simbolici, identitari, comunitari, che per un secolo e passa hanno fatto la fortuna di questo gioco.

 

diritti tv

Oggi le squadre, non solo di A, ma di B e anche di C, sono zeppe di stranieri e a volte in partite di cartello del nostro Campionato non vedi in campo un solo giocatore italiano. I giocatori cambiano squadra ogni anno e, grazie al calciomercato di gennaio, all' interno della stessa stagione, con tanti saluti alla regolarità del Campionato. Le maglie, per esigenze degli sponsor, vengono cambiate quando la squadra gioca in trasferta.

 

Come si fa a identificarsi? Con la politica degli abbonamenti (denaro che entra in anticipo) è saltato anche l' elemento comunitario e interclassista, la suburra va dietro le porte, gli altri, a seconda del loro status, nelle diverse tribune. Un tempo il piccolo imprenditore sedeva accanto al suo operaio, gli spettatori si diluivano per estrazione sociale ed età nell' intero stadio, se si cacciano tutti i ragazzotti nelle curve come si può poi pretendere che non facciano casino?

serie a cinema teatro

 

Le pay tv e le pay per view hanno introdotto un altro elemento di discriminazione sociale. Per esigenze televisive si gioca ogni giorno e a ogni ora: venerdì c' è un anticipo di B, il sabato la B e due anticipi di A, a mezzogiorno di domenica c' è una partita di cartello, alle tre del pomeriggio giocano le squadre meno interessanti, alle 18.30 altra partita, la sera il match più importante, il lunedì il posticipo di A, il martedì e il mercoledì c' è la Champions, il giovedì quella competizione comica che è l' Europa League e la danza infernale ricomincia.

 

Anche i più importanti campionati stranieri, Premier League, Liga spagnola, Bundesliga, sempre per esigenze televisive sono tarati in modo da non collidere fra di loro. A tutto questo si è aggiunto il Var. Una squadra segna ma i giocatori e gli spettatori trattengono il fiato. C'è il Var. Si crea una sorta di comica assemblea fra arbitro, tre ometti in tenuta da gioco che stanno nelle catacombe dello stadio e fra poco, per non essere influenzati, in un punto imprecisato dello spazio, i guardalinee, il "quarto uomo".

DIRITTI TV SERIE A

 

Solo quando l'arbitro indica il cerchio di centro campo o il punto da cui deve essere battuta la punizione per un presunto fuori gioco si può esultare o piangere. Ma in quel momento sul campo non sta succedendo nulla. Una situazione surreale. Il calcio andrà a morire per overdose, come tutta la nostra società. Ce lo saremo meritati.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”