rossi simoncelli

“BATTAGLIERO, UNO SGUARDO ARDITO E FIERO, CHE RINCORRE L’ALDILÀ” – VITA, SGASATE, SORPASSI DI MARCO SIMONCELLI - CIRIELLO: "AVEVA UNA GUIDA DA SANDOKAN. AGGRESSIVA, IMPONENTE, CHE NON AVEVA DEFERENZE, NEMMENO PER IL FRATELLO MAGGIORE E VENERATO MAESTRO VALENTINO ROSSI. “IN PISTA SE C’È DA LEGNARE, SI LEGNA”. IL SUO TEPPISMO ERA LA SUA BELLEZZA. CI VUOLE GIOVANNI LINDO FERRETTI PER TROVARGLI UN VERSO CHE LO RACCONTI… - LIBRO+VIDEO

 

 

 
 

Da https://mexicanjournalist.wordpress.com/ di Marco Ciriello

 

rossi simoncelli

Era l’altro, che pure si divertiva. Sic. Arrivato facendosi largo a spintoni, preceduto dalla caciara. Le manone, i piedoni, venti-trenta centimetri d’altezza in più degli altri, sembrava davvero Pippo, ma quello disegnato da Andrea Pazienza: allucinato, hippy e con un vaso di fiori in testa. «Diobò, ho fatto la pole». Dichiarava di voler correre in moto e vincere già prima di montarci, quando era appena sceso dal passeggino. «Quei sogni che se smetti di sognare tanto vale che resti a casa a leggere Topolino».

 

Niente era a disposizione della riuscita del suo sogno: il peso, l’altezza, la situazione economica dei suoi, ma lui ha insistito, tenuto duro, sfasciato motorini, scooter, moto e auto: come se volesse in ogni modo rubare quel destino, appartenere alla velocità. Era così grosso che nella 125 correva con ai piedi gli stivali di due numeri in meno, per essere un po’ più aerodinamico. Le moto in mano a lui sembravano piccole.

 

simoncelli rossi

Mentre si affermavano sempre più i nani spagnoli, lui si presentava grosso al traguardo, e poi pesante in pista, faceva sentire la sua forza, appoggiava la moto, e questo gli causava molti problemi. Aveva una guida da Sandokan: aggressiva, imponente, che non cedeva il passo agli altri, che non aveva remore, né deferenze, nemmeno per il fratello maggiore e venerato maestro: Valentino. «In pista se c’è da legnare, si legna». Era difficile superarlo ed era difficile contrastarlo nei corpo a corpo, Sic era roba da C.S.I., non perché salmodiante ma perché combattente, ci vuole Giovanni Lindo Ferretti per trovargli un verso che lo racconti: «Battagliero/Uno sguardo ardito e fiero/Che rincorre l’aldilà».

 

simoncelli

Feroce in pista, docile fuori, quasi annoiato. Fuori è uno da «Certe notti» di Ligabue, che vaga in autostrada, che va a prendere cappuccio e brioche all’alba al bar con gli amici cantando nella notte della Riviera, fermandosi alle pompe di benzina dopo corse sfrenate e sorpassi a mille, va veloce perché non vuole che finisca la notte perché non gli va di ritirarsi. È un buono, e in quanto buono è estremo in una cosa sola: la pista. Il padre Paolo e la mamma Rossella lo avevano chiamato Marco per via di Lucio Dalla: «Marco grosse scarpe e poca carne/Marco cuore in allarme». È vispo, eclettico, sfuggente.

 

Il padre lo allena nel parcheggio d’un supermercato, poi lo porta in pista. Ha paura dei sorpassi, all’inizio, come tutti i latin lover è un timido in adolescenza che poi recupera tutte le occasioni perdute. Alla discoteca preferisce il carburatore, stare a capire come funzionano i motori è la sua libidine, vuole acquisire una coscienza motoristica, e ci riesce: tanto che poi Aligi Deganello, il suo meccanico silenzioso, dirà: «Sentiva le virgole», si accorgeva di tutto quello che facevano alle sue moto, «gli bastava un giro per tornare e dirti cosa avevi fatto e cosa andava bene e cosa no».

simoncelli

 

Le corse erano il chiasso tra due paci. Arrivato alla Honda chiese ai meccanici di mangiare tutti insieme, e se qualcuno tardava lo aspettava. Aveva bisogno di sentire tranquillità intorno, perché poi a fare casini ci pensava lui. Aveva il padre come ombra nel camper e nel paddock – e ci giocava a carte – e la fidanzata Kate come ombrellina e quindi l’ultimo sguardo prima di abbassare la visiera. Un triangolo. Era la sua visione del mondo. Ogni cosa al suo posto. E lui stava bene in pista. Un passionale, autentico, capace di buttare fuori pista col kart la fidanzata perché gli stava rovinando il tempo del giro migliore e non lo avrebbe lasciato vincere. Molto competitivo. Anche se ha avuto bisogno di un po’ di tempo per indirizzare bene la sua enorme capacità di correre, e quella dritta gliel’ha data Valentino Rossi.

 

simoncelli incidente

Quando si presentò sconsolato a chiedere di potersi allenare con lui alla Cava – una vera cava estrattiva a pochi chilometri da casa, dove nei fine settimana era permesso a Rossi di allenarsi con una moto da cross per tenere viva la capacità di fare i traversi, la ricerca dell’equilibrio sullo sterrato era l’esercizio massimo e irrinunciabile che Graziano aveva passato a Valentino – Rossi ci pensò su, poi accettò. Lo accolse nella sua tribù, che correva con lui, ma ovviamente non erano piloti che poi si sarebbe ritrovato in pista. Marco Simoncelli fu l’eccezione. Gli prestò anche Carlo Casabianca, il preparatore atletico. Poi ogni sabato furono fango, sportellate, piadine e salame.

 

simoncelli e il padre

Marco era l’unico che riusciva a battere Valentino, trasformando il motocross in lotta greco-romana con i caschi. Nella terra prima e poi fuori: lui toccava, abbracciava, doveva sentire l’altra moto e l’altro corpo, misurarne forza e calore, si rapportava con carnalità e agonismo. Era quello che serviva al vecchio Rossi per uscire dalla routine, per riscaldare la solitudine dello stare davanti, e lui diede al ragazzo Sic il giusto equilibrio per cominciare a vincere. Resta in piedi, seppure di traverso e contro le leggi della fisica e corri, corri, corri.

 

Poi venne la vittoria mondiale nella 250. Il passaggio da Pippo a Sandokan. In Malesia, a Sepang, con Valentino ai box a festeggiare l’ex ragazzo sconsolato che era il nuovo campione e non più la grande promessa inquieta del motociclismo. Non cambiò nulla nemmeno dopo, quando Sic arrivò alla MotoGP, anzi. Valentino continuò a coccolarlo, ad ammonirlo. Quando si crearono delle frizioni con Pedrosa, Lorenzo, subito Vale – rivedendosi in quella barbara irruenza – gli disse di calmarsi.

simoncelli

 

Sic, come tutti i bambini, disse sì, e non smise, continuò ad attaccare. Vale rincarò la dose e lui si ammorbidì. Anche perché Sic – come Vale – in conferenza stampa diceva le cose come al bar, non aveva la compostezza degli spagnoli, il loro linguaggio politico intriso d’ipocrisia, le loro trame. No, Sic era uno da legnate e verità. La sua intonazione era il casino, per vincere. La sua guida era imperiosa, prepotente, maledettamente spericolata.

 

Se Valentino è Blues Brothers, Simoncelli è Animal House. E quindi. «Toga, toga, toga!». Sembrava protestasse in pista a nome della sua generazione, descritta solo come indolente. «Facciamola! Facciamola!». Voglio tutti i podi possibili, ora, adesso, subito, e se non ci riesco, riprovo. Voglio andare sempre più su. E nessuno me l’impedirà. «Toga, toga, toga!». Ecco quello che si legge guardando le sue gare. Si era faticato tutto, e lo rivendicava. Veniva da una strada laterale, aveva scavalcato per stare in mezzo alla pista e non aveva nessuna voglia di mollare: né una curva, né un centimetro, né una staccata. Non gli andava proprio di stare dietro.

jovanotti vale rossi simoncelli

 

«Corro perché provo una sensazione unica, non te lo so spiegare, ma è qualcosa di speciale, nascosto dentro di me». Voleva essere diverso, questo era anche il motivo dei capelli alla Angela Davis, nessuno li aveva così nel mondo delle moto, un segno di distinzione. Quando lo minacciarono di morte, prima del MotoGP della Catalogna, perché accusato di aver volontariamente fatto cadere Dani Pedrosa (non era così e fu accertato) si accorse che era facile individuarlo, prese coscienza del suo corpaccione e del male che poteva stargli intorno. Ma non tagliò i capelli e corse uguale, fece la pole, poi arrivò sesto.

 

simoncelli

Spesso la sua intransigenza in pista si trasformava in risultati non del tutto soddisfacenti, ma era giovane, aveva ventiquattro anni e ancora molto da sbagliare. Il limite era tirar fuori tutto quello che sa darti la tua moto, una ricerca continua, senza appellarsi a Dio, Sic, come Vale, non prega: prima delle gare si pensa solo alle gare. La sua elementarità era la sua forza.

 

ciriello cover

Il suo teppismo era la sua bellezza. Un pilota coraggioso, che doveva lottare contro la sua natura, che voleva essere ricordato per le emozioni che regalava: rubava spazio in pista per occupare memoria in chi lo seguiva. La sua era una proiezione che nascondeva la paura di non essere visto. Un pilota non ha paura di cadere, di morire non ci pensa, ma d’essere indifferente sì, è quello il suo grande timore: finire annegato nel rumore degli altri, che la sua corsa scompaia. Non è successo, non succederà.

dj ringo marco simoncelli

 

[tratto da “Valentino Rossi, il tiranno gentile, 66thand2nd]

simoncelli sepangguanti simoncelliROSSI SIMONCELLIROSSI SIMONCELLI INCIDENTEsimoncelli indossa il guanto ritrovato

Ultimi Dagoreport

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?