IL “CHOLO” E’ SEMPRE PIU’ BLU - ECCO COME SIMEONE HA INCARTATO KLOPP: SQUADRA CORTISSIMA, SANO CATENACCIO E OBLAK PARATUTTO (“IL PORTIERE PIÙ FORTE DEL MONDO”, ''CHOLO" DIXIT) - LA FRUSTRAZIONE DI KLOPP: “NON CAPISCO PERCHÉ GIOCHINO IN MANIERA COSÌ DIFENSIVA, CON QUELLE DUE LINEE DA 4 COSÌ BARRICATE” (VOLEVA CHE GIOCASSERO CON UNA SBARAZZINA DIFESA A TRE COME FECE DI FRANCESCO CON LA ROMA?)

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ANTONELLO GUERRERA per repubblica.it

 

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Sì, la sconfitta del Liverpool contro l’Atletico Madrid per 2-3 è clamorosa, tanto più dopo che i padroni di casa sono stati in vantaggio per 2-0. Ma se proprio c’era una squadra che poteva macchiare l’imminente e storica vittoria della Premier League per i reds dopo tre lunghissimi decenni, quella potevano essere solo i “colchoneros” di Diego Simeone.

 

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Forte del velenoso 1-0 dell’andata in Spagna, il “cholo” ha preparato una partita perfetta, almeno nel primo tempo. Le devastanti sovrapposizioni e verticalizzazioni sulle fasce del Liverpool di Jürgen Klopp sono state neutralizzate nei primi 35 minuti da un tatticismo rognoso che solo Simeone sa preparare. Squadra cortissima, con le ali e almeno una delle due punte - i deludenti Diego Costa e la costosa (125 milioni) ma ancora inadeguata promessa Joao Felix - che raddoppiavano e triplicavano costantemente i tank laterali del Liverpool. Grazie a questa ragnatela tattica dell’allenatore argentino, Alexander-Arnold, Oxlade-Chamberlain e Salah da una parte e Robertson, Wijnaldum e Mané dall’altra erano sempre costretti ad allargarsi o a rinculare, mentre Firmino finiva intrappolato tra le chiusure degli attentissimi difensori centrali madridisti (Felipe e Savic) o nel traffico dei superlativi Koke e Thomas a centrocampo.

 

 

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A fine partita, Klopp si è lasciato andare alla frustrazione in conferenza stampa, irritato anche dalle tattiche para-calcistiche dei colchoneros di Simeone, quando si tratta di perdere tempo o simulare: “Con la qualità che ha l’Atletico, non capisco perché giochino in maniera così difensiva, con quelle due linee da 4 così barricate”, ha notato l’allenatore del Liverpool. “Ma è la loro strategia, hanno avuto la meglio e dobbiamo fargli i complimenti. Alla fine hanno meritato il turno”. Risponde Simeone: “Noi siamo venuti qui a giocarcela e a vincere con le nostre armi. Sappiamo quali sono e sapevamo quali erano i punti deboli del Liverpool. Questa nostra vittoria è leggendaria”.

 

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Al di là delle tattiche, gli episodi hanno deciso ovviamente la qualificazione. Nel secondo tempo, dopo l’1-0 di una mezz’ala paurosa e incredibilmente sottovalutata come Wijnaldum, il Liverpool ha messo la quinta e ha semplicemente devastato l’Atletico Madrid. Ma non ha segnato: Salah, tornato travolgente dagli spogliatoi, ha comunque mancato due occasioni fondamentali, così come Mané - che ci ha provato due volte in rovesciata, ma niente - mentre Firmino è stato poco incisivo e Robertson, dopo aver sprecato due colpi da ottima posizione, a metà secondo tempo è riuscito a stampare un gol fatto sulla traversa.

 

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Poi c’è il capitolo portieri. Oblak, “il portiere migliore al mondo” secondo il suo allenatore Simeone, ha murato la porta dell’Atletico con una prestazione mostruosa. Dall’altra parte, Adrian, il sostituto dell’infortunato Alisson, ha commesso un suicidio calcistico regalando dopo il 2-0 di Firmino (primo tempo supplementare) sconsideratamente la palla, insaccata da Llorente (non quello “italiano”) per il 2-1 per il Liverpool. Rete che ha stravolto la partita e la qualificazione. Con Alisson titolare, difficilmente tutto questo sarebbe successo. Invece, è tornata la maledizione di Karius e la scandalosa prestazione del portiere tedesco nella finale di Champions di due anni fa contro il Real Madrid.

 

liverpool atletico liverpool atletico

C’è poi un altro aspetto da considerare: il 2-2, sempre dell’incredibile Llorente, ha tagliato le gambe al Liverpool, al contrario del 2-0 di Firmino nei confronti dell’Atletico. È vero che i reds avrebbero avuto solo 20 minuti per segnare due gol e qualificarsi (4-2), mentre agli spagnoli sul 2-0 bastava uno. Ma è anche vero che gli imminenti campioni d’Inghilterra hanno dimostrato più volte negli ultimi  tempi di essere pienamente capaci di ribaltare qualsiasi risultato.

 

Il dubbio, ora, è che il Liverpool sia già malato della stessa sindrome del City di Pep Guardiola, causa dei suoi mali in Champions: una squadra devastante, ma che, proprio per la sua frequente supremazia, forse ha perso l’abitudine a soffrire, soprattutto in Champions. I venti punti abbondanti di vantaggio in Premier League hanno forse aggravato questo malanno dei “reds”. Per questo l’Atletico di Simeone era la squadra peggiore per Klopp, come ha ammesso lo stesso allenatore tedesco: non giocano a viso aperto come gli altri. E ti fanno soffrire, malamente.

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Infine. Curiosamente i tre gol dell’Atletico sono arrivati tutti da ex giocatori del Real Madrid: l’ex juventino Alvaro Morata e lo spagnolo Marcos Llorente, 25 anni, che non solo ha fatto le giovanili tra i “blancos” (come Morata) di cui è sempre stato tifoso, ma anche suo padre, suo nonno e suo prozio giocarono in passato nella “Casa Blanca”. Quest’anno Llorente è arrivato alla corte di Simeone per ben 35 milioni di euro dopo uno scarso utilizzo dei cugini e una comparsa all’Alavés. Anche quest’anno Llorente ha giocato e segnato poco, fino a stasera: due gol pressoché uguali - tiro basso alla sinistra del portiere - ma pesantissimi; assist ricambiato per il 3-2 definitivo di Morata. L’eroe giusto al momento giusto. Anche se per caso.

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