livio berruti

LIVIO BERRUTI AL TRAGUARDO DEGLI 80! IL CAMPIONE OLIMPICO SUI 200 METRI A ROMA 1960 SI RACCONTA: “AMAVO IL TENNIS, DIVENNI SPRINTER INSEGUENDO I GATTI: LI SPINGEVO IN UN VICOLO CIECO E CERCAVO DI PRENDERLI. SENZA RIUSCIRCI” – IL FLIRT CON WILMA RUDOLPH, LE SCINTILLE CON MENNEA, LA PASSIONE PER LE AUTO, LE PAROLE ALATE DI GIANNI BRERA: “L’APPARIZIONE DI BERRUTI FU ANGELICA E FOLGORANTE INSIEME...” -  E QUEL BAMBINO DI 11 ANNI CHE GLI CHIESE: ‘SCUSI, MA A CHE ETÀ CI SI DOPA?’. QUEL GIORNO…” – VIDEO

 

 

BERRUTI

https://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/ldquo-mennea-me-si-comporto-rsquo-pessimo-uomo-rdquo-vi-racconto-191275.htm

 

 

 

LE ALI DI LIVIO BERRUTI

Marco Pastonesi per www.ilfoglio.it

 

livio berruti

Temperatura 24,5 gradi, umidità 69,9 per cento, pressione 762,7. Corsia numero 5. Dorsale numero 596. Maglia azzurra. Davanti, 200 metri. Dietro, i suoi 21 anni e un centinaio di giorni. Accanto, cinque colleghi, avversari, rivali, sfidanti, campioni. Intorno, a occhio, 80 mila spettatori e, in tv, il pianeta. Roma, Stadio Olimpico, finale dei 200 metri. Pronti-via: 57 passi per uscire dalla curva, altri 35 per arrivare al filo di lana, totale 20”5, record del mondo uguagliato.

 

Primo. Campione olimpico. E da quel 3 settembre 1960, ore 18, non c’è stato giorno in cui Livio Berruti non sia stato, e forse non si sia sentito, un uomo alato. L’uomo alato compie, domani, 80 anni. Da vecchio velocista, può finalmente ricordare con la dovuta lentezza. I primi sprint dietro i gatti: “Li spingevo in un vicolo cieco e cercavo di prenderli. Senza riuscirci”.

 

livio berruti wilma rudolph

E poi gli sprint sul greto dei torrenti (“A Stroppiana, nel Vercellese, zampettando fra un sasso e l’altro”) o all’oratorio (“Una discesa, velocissima, poi mi fermavo, scoppiato”). Gli sprint che faceva giocando a calcio e a tennis, pattinando sulle rotelle o sul ghiaccio, pedalando, perfino camminando in montagna (“Magro come un chiodo, miope fino a quattro diottrie e mezzo, pochi soldi in tasca e neanche l’idea di poter guadagnare con lo sport”). Tant’è che cominciò per caso: “A scuola, nel 1955. ‘Con quel fisico lì, devi fare salto in alto e in lungo’, mi dissero al liceo Cavour, a Torino. Un giorno, siccome mancava l’insegnante, ci unirono a un’altra classe, c’era il più veloce della scuola, allestirono una sfida nel cortile, vinsi con disinvoltura”.

 

 

livio berruti

Disinvoltura ed eleganza lo accompagnarono sempre. Lo sosteneva Gianni Brera: “L’apparizione di Berruti fu angelica e folgorante insieme. Un ragazzino costretto da qualche iddio a compiere gesti di superiore coordinazione, dunque di naturale eleganza”. Lo ammette lui stesso: “Avevo paura di perdere e fare brutte figure, anche verso di me. Mi piaceva rispettare i canoni agonistici ed estetici, far vedere qualcosa di bello.

 

Quando ci riuscivo, mi sentivo a posto con la coscienza. Forse ero egoista”. Era istintivo, naturale, puro. “Mi allenavo due volte la settimana se domenica c’era la gara. Altrimenti tre volte. Un po’ per pigrizia, mia, un po’ per paura, dell’allenatore. Erano allenamenti tragicomici: 10-20 minuti intorno alla pista, piano, poi sei-sette allunghi di 80 metri, due volte i 150, doccia e via. L’importante era non stancarsi. Resistenza, zero. Pesi, neanche a parlarne. Il giorno della gara non facevo riscaldamento, arrivavo in pista 20 minuti dopo gli altri, poi li battevo”.

 

 

livio berruti

Altri tempi, altre categorie. Il suo “alter ego” era Sergio Ottolina, lombardo dall’insostenibile leggerezza dell’essere: “Un giorno, a Formia, nel mio letto, notai un rigonfiamento. C’erano due teschi e ossa incrociate. Ottolina li aveva presi in un cimitero, lavati accuratamente e sistemati sotto le lenzuola. Feci finta di niente e non gli detti alcuna soddisfazione”. La sua passione erano le macchine: “Premio olimpico fu una Fiat 500, nemmeno ritirata, pagai la differenza e presi una 1100, che girai a mio padre. Poi con le 800 mila lire della vittoria e le 400 mila del record del mondo, più altre 600 mila di tasca mia, comprai la Giulietta sprint.

 

Costava 2 milioni, ma l’Alfa mi fece lo sconto del 10 per cento. Che affare, pensai. Un mese dopo l’Alfa ridusse i prezzi, immaginarsi, del 10 per cento”. La sua attività, fino a poco fa, era andare nelle scuole e descrivere, raccontare, spiegare: “Un bambino di 11 anni mi domandò: ‘Scusi, ma a che età ci si dopa?’. Quel giorno rimasi senza parole”.

livio berrutilivio berrutiLIVIO BERRUTI VINCE ALLE OLIMPIADI DI RIO FOTO ANSA livio berruti wilma rudolphlivio berruti

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?