‘RE ROGER’, IL BEETHOVEN DEL TENNIS - A QUASI 38 ANNI FEDERER VUOLE SUONARE LA 'NONA' A WIMBLEDON - A PARIGI, DOVE TUTTI LO DAVANO PER SPACCIATO, È ARRIVATO IN SEMIFINALE, SCONFITTO SOLO DA UN NADAL MONSTRE. QUI LE SUE CHANCE DI TENERE A BADA RAFA E IL CAMPIONE IN CARICA DJOKOVIC DIPENDERANNO DALLE ENERGIE RISPARMIATE NELLA PRIMA SETTIMANA – LE DIFFERENZE CON SAMPRAS, McENROE E BECKER

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Stefano Semeraro per “la Stampa”

 

Mr. Grass, il Signor Erba, oggi ha l' allure dell' uomo di mondo, molto smart casual, giacca bianca e polo blu scuro, un metro e 85 di charme e autocontrollo. Ma 30 anni fa le partite le guardava in tv, rotolandosi sul pavimento o sul tappeto «perché ero troppo nervoso per stare seduto sul divano. Becker ed Edberg hanno fatto la storia qui a Wimbledon, io giocavo con la fantasia immaginando che un giorno sarei stato come loro, campione di Wimbledon. All' inizio il mio idolo era Boris. Poi un amico mi chiese: "perché Becker? Edberg è più cool". Okay, mi dissi, allora io sarò Edberg».

 

Tre decenni dopo il dubbio è archiviato, dimenticato.

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Estinto. Roger Federer, basta l' anagrafe, è solamente se stesso il più grande tennista da erba di sempre, a quasi 38 anni ancora impegnato a sottrarre alla concorrenza i pochi brandelli di record che ancora non gli appartengono.

 

Il suo gioco è una danza Due anni fa ha sublimato un ritorno leggendario con l' ottavo titolo a Wimbledon, l' Everest verde mai scalato da nessuno, nemmeno dall' avo Renshaw o dal fratello maggiore Sampras, mentre gli idoli di un tempo, Becker ed Edberg, in due ne mettono insieme appena (appena) cinque. Da questa settimana Roger a Church Road cerca la Nona, per diventare il Beethoven del tennis. Il campione più musicale già lo è, più che colpire arpeggia, emette armonici con le corde.

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Persino le sue statistiche cantano. Più titoli di singolare ai Championships, nove appunto, li ha vinti solo una donna, Martina Navratilova; e solo Jimmy Connors nella storia ha portato a casa più match su prati: 185, contro i 181 di Federer che però ha in bacheca il record di trofei erbosi (19) e la miglior percentuale di vittorie (87,4) dell' era Open. Oltre che una terrificante striscia vincente, 65 partite filate fra 2003 e 2008. Borg, tanto per dire, si era fermato a 41.

 

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Altri paragoni? Il grande Bill Tilden, che sull' erba di Slam ne ha vinti 10, ma ai suoi tempi, fra gli Anni '20 e '30, e fino al 1974, tre major su quattro si giocavano sul verde. Rod Laver, a cavallo di due ere; oppure il fenomenale Borg dei cinque centri consecutivi, che giardiniere sapeva diventarlo adattando alle radici, come uno sciamano nordico, il suo argilloso. Sampras, McEnroe e Becker sono stati - tecnicamente parlando, fra tuffi, tagli e serve&volley - più erbivori di Federer, che resta un giocatore a tutto campo. Un classico, in tutti i sensi. Il suo tennis, come la danza, inizia nel punto in cui si spengono le parole che vorrebbero descriverlo.

 

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A Parigi, dove tutti lo davano per spacciato dopo i due anni sabbatici, è arrivato in semifinale, sconfitto solo da un Nadal monstre. Qui le sue chance di tenere a bada Rafa e il defending champion Djokovic dipenderanno dalle energie risparmiate nella prima settimana. «All' inizio i campi sono soffici - spiega il diretto interessato - ed è difficile muoversi, nella seconda settimana sono più simili al cemento. Ma alla fine il tennis su erba rimane diverso da tutto il resto». Come il suo padrone.

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