alex schwazer

LA LUNGA MARCIA DI ALEX SCHWAZER: “IL MOMENTO PIU’ DURO? PRIMA DEI GIOCHI DI LONDRA. ERO ENTRATO IN UNO STATO DEPRESSIVO CHE POI SI È MANIFESTATO CON LA POSITIVITÀ AL DOPING, NON STAVO PIÙ BENE, NON ERO IO. HO SOFFERTO TANTO I MEDIA. CI SONO ATLETI CHE CERCANO LA POPOLARITÀ, IO HO SEMPRE AMATO LO SPORT E L’ALLENAMENTO, MA ANCHE LO STARE DA SOLO - ANDREA IANNONE? IL SISTEMA NON È FATTO PER PUNIRE CHI SI DOPA..."

Da mowmag.com

 

 

alex schwazer e sandro donati

“Sto correndo. Sono le sei del mattino, il paese dorme ancora. Il termometro segna meno tredici gradi. Quando avrò finito dovrò farmi una doccia e filare a scuola. Poi andare al palaghiaccio per l’allenamento di hockey”. Comincia così Dopo il traguardo, libro autobiografico di Alex Schwazer.

 

Un racconto che, senza retorica o giri di parole, affronta in pieno lo scandalo di doping che lo ha travolto nel 2012, ricordandoci però che l'uomo non è un episodio. Guardi la copertina e vedi un uomo in bilico tra l'esultanza e la crocifissione. Leggi il libro e pensi che non sei nato per fare l’atleta o, quantomeno, ti è chiaro in un attimo che lui poteva fare solo quello. Schwazer racconta lo sport come un qualcosa tra ossessione e necessità, l’unico modo di esistere: allenarsi, guardare avanti, migliorare. Al punto che la vita, quella fuori dalle competizioni, ha cominciato a viverla soltanto dopo lo scandalo di Londra. Lo abbiamo intervistato mentre, in macchina, stava raggiungendo il Passaggi Festival di Fano. È rilassato, dice di non avere fretta.

il libro di alex schwazer

 

Ciao Alex. Com’è raccontarsi in un libro?

“Non mi fa grande effetto. La mia storia è stata raccontata già piuttosto ampiamente, nel bene e nel male, dai media. Qui ho deciso di dire tutto, anche le cose brutte. A me ha fatto piacere dire qualcosa di inedito, anche i miei inizi. Perché sai, dietro a qualsiasi sportivo c’è una storia, non si parte dal successo e non ci si limita al fallimento”.

 

In mezzo c’è il cammino.

“Si, e l’equilibrio. Nel bene o nel male uno dà sempre il massimo. Poi non è sempre una tragedia o il trionfo, come viene raccontato. Io credo di aver detto le cose in maniera reale”.

 

Che commenti hai ricevuto da chi l’ha letto?

“Sai cosa? Molti riscontri mi arrivano da atleti giovani. Venivo da un periodo in cui stavo quasi per smettere e in qualche maniera ho tenuto duro, sono anche stato fortunato. Ma ci sono tantissimi atleti che quando arrivano a 17, 18 anni devono decidere che fare della propria vita. In molti pensano che gli atleti più bravi queste domande non se le facciano, ma non è così. Sono passaggi obbligati, devi pensarci molto. E tanti ragazzi giovani mi hanno detto di essersi identificati molto in quel periodo della mia vita”.

 

alex schwazer 9

Quando ti hanno mandato a fare il ciclista?

“Esatto. E molti ragazzi mi dicono di aver trovato nuova forza per andare avanti. Questo, ovviamente, mi fa molto piacere”.

 

 

Parlando di momenti, quand’è che hai capito che potevi andare forte? Non forte come gli altri, più di loro. C’è stata una scintilla, una gara, in cui hai superato la soglia del dubbio?

“Quando sono diventato professionista mi sono subito cimentato nella distanza più lunga, i 50 chilometri. È stata una scelta inusuale, gli atleti giovani magari partono dai 20 chilometri e quando si sentono pronti salgono di categoria. Quasi tutti i miei avversari avevano 10 anni in più, perché tutti sono convinti che sia una distanza in cui si migliora con l’allenamento e l’esperienza. Lì è successo: ho pensato che avevo vent’anni, qualcosa come trentamila chilometri in meno di loro e che stavo lottando. Guardandomi intorno capivo di essere l’unico della mia età, con dieci anni in meno. E ho capito che potevo andare lontano”.

 

alex schwazer 8

Però nel libro racconti anche di aver vissuto il professionismo da troppo giovane. Per l’intensità degli allenamenti, i ritiri con la squadra e anche il successo...

“Ero troppo giovane a livello personale. Nel mio sport mi sono sempre trovato bene, però non ero pronto a tutto quello che ti trovi attorno quando vinci. Poi sai, quando vinci, il giorno dopo non è lo stesso. Devi farti delle domande”.

 

A complicarti la vita è stata più la vittoria - pensiamo ad esempio a Pechino 2008 - o il successo? È la medaglia a pesare o la gente che la vuole vederla?

“Probabilmente stavo meglio prima di aver vinto le olimpiadi. Sono sempre stato abituato a stare nel mio piccolo, le persone che lavorano con me sono sempre state poche. Ci sono atleti che cercano la popolarità, io ho sempre amato lo sport e l’allenamento, ma anche lo stare da solo. A vent’anni fai tanti chilometri in solitudine e poi ti trovi a vincere circondato da persone che non sanno nemmeno quello che fai. Ho sofferto tanto i media”.

alex schwazer 7

 

Qual è stato il momento più duro? Londra, Rio, Tokyo… anche se a dirla così sembra una puntata della Casa de Papel.

“Sicuramente prima di Londra. Ero entrato in uno stato depressivo che poi si è manifestato con la positività al doping, ma non stavo più bene, non ero io. Ero depresso però non lo sapevo.

 

E chi soffre di depressione lo sa, ogni giorno è una sofferenza. A livello personale tutti i mesi prima di Londra sono stati molto tosti. Poi mi sono ripreso a livello umano, dovevo affrontare i miei problemi e non ho più pensato al passato. Avevo sbagliato e dovevo pagare accettando le conseguenze delle mie azioni. Da Rio è stata dura, forse però meno: dovevo combattere contro un’ingiustizia e, invece di correre e raccogliere quello che meritavo, sono finito a lottare contro una cosa più grande di me. Tante volte finisce per logorarti, ti chiedi 'perché è successo a me'”.

 

alex schwazer 6

La positività al doping ti ha salvato dalla depressione?

“A livello umano sicuramente. Sono stato costretto a capire le mie scelte dopo Pechino. Non mi facevo domande, pensavo solo ad allenarmi. Uno sportivo di alto livello deve convivere con una certa stanchezza, con periodi molto duri, così quando ho cominciato a stare male ho pensato che fosse colpa degli allenamenti. Ma dopo Londra questi ragionamenti non potevo più farli”.

 

Fai uno sport di resistenza. Ti ha aiutato mentalmente, a livello umano, quando la tua maratona è diventata legale?

“Sicuramente si, ma in generale gli sportivi sono avvantaggiati: Per raggiungere un obiettivo c’è da sudare tanto e spesso le cose non vanno come volevi. Affronti percorsi lunghi, anche di anni, e sei abituato a pensare a lungo termine. Questo a livello giudiziario mi ha aiutato. E sono stati cinque anni, che non sono pochi”.

 

Sei superstizioso?

alex schwazer 5

“Poco, quasi per niente. Sono convinto che se dai sempre il massimo la ruota gira. Però non cerco sempre spiegazioni, a volte semplicemente non ci sono. Ho fatto gare per le quali mi ero allenato benissimo, perdendole. Altre le ho vinte mentre stavo male. Certe cose succedono, non abbiamo in mano sempre tutto”.

 

Credi in Dio?

“Sono religioso, ma non credente. Non chiedo a Dio di aiutarmi, secondo me ti devi aiutare da solo e avere le persone giuste attorno. Non puoi stare immobile e sperare nel miracolo”.

 

Hai seguito la vicenda di Andrea Iannone?

“Si, conosco il pilota e il suo caso, ma non i dettagli”.

 

L’impressione è che abbia pagato una leggerezza in maniera esagerata: una squalifica di quattro anni per un pilota della MotoGP spesso e volentieri significa la fide della carriera

“Il sistema dei controlli anti-doping non è fatto per colpire chi si dopa. Spesso gli atleti vengono fermati senza che le sostanze assunte influiscano sulla prestazione. Ma ogni anno devono giustificare la loro presenza, i soldi che prendono. Nel caso di Andrea Iannone penso che gli abbiano trovato una sostanza (il drostanolone, ndr.) che non influisce minimamente sul rendimento del pilota. E devi sempre spiegare tu come è finita nel tuo fisico, non sono loro a doverlo dimostrare. Cosa che, spesso, è impossibile. A livello penale non funziona così, è il contrario. E se sono dopato devi dimostrarmi anche che ne ho ricavato un vantaggio. Se il sistema sportivo ragionasse come quello penale avrebbero pochissimi casi di doping reali. A volte trovano uno che si è fatto una canna con gli amici e gli danno sei mesi. Ma non parliamo di doping per aumentare la performance”.

alex schwazer 4

 

Quale potrebbe essere la soluzione?

È molto semplice. La WADA viene finanziata dai governi, l’Italia è al quarto o quinto posto a livello mondiale. Ogni anno diamo un milione di dollari alla WADA. I governi dovrebbero incominciare a fare domande: perché un atleta lo controlli una volta e un altro cinque? Perché in alcuni paesi fai mille controlli e in altri zero? Dovrebbero essere più attenti, non limitarsi a pagare”.

 

Alex Schwazer ha partecipato, insieme a Bruno Fabbri, all'edizione 2022 di Pechino Express per Sky

Pensi mai a Parigi 2024?

alex schwazer 3

“No, la mia squalifica finisce ai primi di luglio e non ho tempo per qualificarmi. Ho altre priorità nella mia vita, il mio lavoro non è più come quello che avevo a venticinque anni, quando facevo l’atleta. Ho una famiglia, ho un lavoro. Mi alleno perché mi piace, ma va bene così”.

 

Proverai mai a qualificarti ancora? Nel libro lo spieghi bene: vincevi quando correvi per te stesso e le difficoltà sono arrivate correndo per gli altri, per il risultato.

 

“Se corri esclusivamente per te stesso non hai bisogno delle gare. Dico la verità, se penso al 2008 i miei ricordi più belli non sono alle Olimpiadi. Sono prima, quando magari facevo un allenamento bello, da solo, sotto la pioggia”.

 

Come vorresti che fosse ricordata dalla gente la tua storia?

 

“È una domanda che non mi sono mai fatto. Ormai con i social uno può dire di tutto, per me sono importanti le persone vicine, sarei contento se mi ricordassero come una persona che nel bene e nel male ha sempre dato tutto. Tutto. Io non ho mai fatto niente in vita mia senza dare tutto quello che ho. Sai come si dice, no? Chi non fa non sbaglia. (fa una lunga pausa, ndr.) Ma non può neanche avere successo”.

alex schwazer 2

 

Uno sportivo qualunque - vivo o meno - con cui andresti a cena?

 

“Non è uno sportivo, però mi piacerebbe parlare con Nelson Mandela. Non so se va bene come risposta, spero di sì. Io alla fine ho lottato per me e per le persone che mi sono vicine. Lui l’ha fatto per un popolo, per una nazione, per la libertà. Ed è stato in prigione, io sono libero. Anche se non posso fare le gare. E c’è una bella differenz

alex schwazer 13alex schwazer 12alex schwazer 14

Ultimi Dagoreport

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA… 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

DAGOREPORT – OCCHIO ELLY: TIRA UNA BRUTTA CORRENTE! A MILANO, LA FRONDA RIFORMISTA AFFILA LE LAME: SCARICA QUEL BUONO A NIENTE DI BONACCINI, FINITO APPESO AL NASO AD APRISCATOLE DELLA DUCETTA DEL NAZARENO – LA NUOVA CORRENTE RISPETTA IL TAFAZZISMO ETERNO DEL PD: LA SCELTA DI LORENZO GUERINI A CAPO DEL NUOVO CONTENITORE NON È STATA UNANIME (TRA I CONTRARI, PINA PICIERNO). MENTRE SALE DI TONO GIORGIO GORI, SOSTENUTO ANCHE DA BEPPE SALA – LA RESA DEI CONTI CON LA SINISTRATA ELLY UN ARRIVERÀ DOPO IL VOTO DELLE ULTIME TRE REGIONI, CHE IN CAMPANIA SI ANNUNCIA CRUCIALE DOPO CHE LA SCHLEIN HA CEDUTO A CONTE LA CANDIDATURA DI QUEL SENZAVOTI DI ROBERTO FICO - AD ALLARMARE SCHLEIN SI AGGIUNGE ANCHE UN SONDAGGIO INTERNO SECONDO CUI, IN CASO DI PRIMARIE PER IL CANDIDATO PREMIER, CONTE AVREBBE LA MEGLIO…

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…