partita narcos messico

MACELLERIA MESSICANA – UN ANNO FA L’AMICHEVOLE ORGANIZZATA DAI NARCOS IN CARCERE CON 16 MORTI SUL CAMPO. NESSUN REGOLAMENTO DI CONTI, TUTTO È STATO ORGANIZZATO PER FAR EVADERE I BOSS DEI CARTELLI DELLA DROGA CON LA COMPLICITÀ DEI PARENTI. IL PALLONE SOLO UN PRETESTO -COME SIANO ENTRATE PISTOLE E COLTELLI NEL PENITENZIARIO PERQUISITO SOLO IL GIORNO PRIMA, IL DIRETTORE DEL CARCERE SOSPETTA LA COMPLICITÀ DI…

Claudio De Carli per il Giornale

 

messico amichevole narcos 11

I detenuti ne parlavano da tempo e la davano per certa, già tutto organizzato. Nei primi giorni di ottobre iniziano ad arrivare sulla scrivania dell' ufficio del direttore del penitenziario messicano di massima sicurezza e reinserimento sociale di Cieneguillas nello Stato di Zacatecas, decine di lettere accorate di famigliari che chiedono il lasciapassare per poter assistere all' evento, una innocua partita di calcio per celebrare l' arrivo dell' anno nuovo, una festa per stare vicino ai cari detenuti e alleviare loro la pena. Una pretesa quasi lodevole in occasione delle feste natalizie gettata lì per spezzare il cuore anche al più duro dei direttori carcerari.

 

A Cieneguillas la situazione è più che delicata, carcere sovraffollato, quindici detenuti per cella con la presenza di numerosi condannati a pene definitive dei due cartelli rivali più potenti del Paese che regolano la quotidianità nel carcere.

messico amichevole narcos 3

 

Da una parte i narcos del Golfo del sanguinario Osiel Cardenas Guillen, cocaina, anfetamine, traffico delle armi verso gli Stati Uniti, dall' altra i Los Zetas, ex membri delle forze armate speciali messicane, narcotici, sicari assoldati per regolare i sospesi con chi alza la cresta. Un' amichevole fra gente di malaffare e il pallone nel percorso di redenzione della malavita organizzata. In altre carceri messicane hanno organizzato partite con la partecipazione di Higuita e Maradona e non è successo niente. Qual è il problema?

 

Il direttore s' informa, la sfida è proprio fra le formazioni dei narcos del Golfo e quelli dei Los Zetas, solo un' opportunità per alleggerire le tensioni nel penitenziario, e prende le sue precauzioni. Chiama il responsabile dell' SSP, il ministero della Pubblica Sicurezza e chiede direttive.

 

Ismael Camberos Hernández risponde che nessuno meglio di lui può gestire un simile evento, conosce le criticità del carcere e i suoi angoli più cimiciosi, è responsabile delle relazioni con l' esterno e con gli operatori preposti, gli raccomanda solo di muoversi nella massima sicurezza e in definitiva se ne lava le mani.

PARTITA NARCOS MESSICO

 

La prima mossa è una accurata perquisizione delle celle dove vengono rinvenute pistole, coltelli, droga e cellulari. Poi fissa un numero preciso di famigliari che vi potranno assistere. Sembra tutto in ordine, dispone una quantità massiccia di guardie attorno al campo di calcio, chiede un piccolo contingente di agenti antisommossa che non gli viene assegnato e si prende qualche giorno per riordinare le idee.

 

La data fissata è la vigilia dell' anno nuovo, ci sono le squadre, l' arbitro, le porte, il campo di calcio con le righe tracciate col trabiccolo e la doppia rete che separa i famigliari mischiati ad agenti in borghese pronti a ogni evenienza. E poi dai, è un' amichevole! Il direttore realizza che sarebbe più pericoloso e controproducente negarla, rischia una rivolta con conseguenze inimmaginabili e con mano quasi sconosciuta firma l' autorizzazione. Il mattino della partita iniziano ad arrivare i parenti che si piazzano a ridosso della doppia rete di protezione, nell' altro lato i detenuti che non partecipano alla sfida, una moltitudine rabbrividente.

PARTITA NARCOS MESSICO

 

Quanto accade è riportato sui quotidiani de La Jornada, La Republica e El Proceso, ognuno con il proprio inviato a bordo campo in zona protetta. La partita inizia ufficialmente alle due pomeridiane, cielo coperto, ventilazione accettabile, annunciate al megafono le formazioni dei detenuti, vietate le scarpe con i tacchetti per ragioni di comprensibile sicurezza, c' è il pallone.

 

Tensione come in ogni più stracciata partita di calcio, tutto fila liscio fino al quarto d' ora di gioco, più o meno, quando un duro contrasto al limite dell' area di rigore, o forse dentro, scatena una rissa esagerata. Come per magia saltano fuori coltelli e pistole. La rissa si trasforma subito in un conflitto a fuoco, fra urla in campo, dalla zona degli altri detenuti e dal recinto dei famigliari. Tutti sparano e tutti hanno un coltello in mano, un detenuto imbraccia perfino un fucile automatico, leoni e gladiatori dei dilettanti, mai vista una cosa del genere su un campo di calcio, anche se ormai è tutto tranne un campo di calcio.

 

PARTITA NARCOS MESSICO

Uno sterminio di due ore e mezza, dalle 14,30 alle 17, non registrato dagli inviati che riparano dietro a protezioni di fortuna per schivare le pallottole, elicotteri della Guardia Nacional che sorvolano la zona e 150 agenti antisommossa sdoganati d' urgenza che manganellano e sparano con un occhio al recinto dei parenti che stanno brigando per far evadere i congiunti. Nessun regolamento di conti, tutto è stato organizzato per un' evasione col sacrificio di ventidue sottoposti vestiti da calciatori destinati a lasciarci la pelle pur di creare il caos necessario per la fuga dei loro boss con la complicità dei parenti. Il pallone solo un pretesto. Vergogna.

 

Scattano le indagini, innanzitutto come siano entrate pistole e coltelli nel penitenziario perquisito solo il giorno prima, il direttore del carcere sospetta la complicità di diverse guardie carcerarie e del personale in servizio, tutti sotto inchiesta. La Voceria de Seguiridad Publica del Gobierno informa che in quel pomeriggio del 31 dicembre del 2019 restano sul campo del penitenziario di Cieneguillas 16 detenuti fra sparati e pugnalati, praticamente una squadra e mezzo, e sei feriti gravi. Il pallone si vendica sempre da chi lo ammorba.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”