italia camerun

MUNDIALGATE! – QUELLE OMBRE SU ITALIA-CAMERUN DEL 1982 – IN UN'INCHIESTA SU "EPOCA" OLIVIERO BEHA E ROBERTO CHIODI PARLARONO DI UNA PRESUNTA COMBINE PER FAVORIRE IL PASSAGGIO DELLA NAZIONALE AL SECONDO TURNO DEI MONDIALI CHE POI L'ITALIA VINSE - SI NARRA DI SERVIZI SEGRETI, VALIGETTE CON 400.000 DOLLARI PER AMMORBIDIRE I LEONI D'AFRICA, CAMORRISTI, SCOMMESSE CLANDESTINE. IL LIBRO, COMMISSIONATO DA FELTRINELLI, CHE PERÒ POI FECE MARCIA INDIETRO, USCÌ PER PIRONTI, MA… - VIDEO

Furio Zara per “Avvenire”

 

ITALIA CAMERUN

Il Mondiale del 1982 è il primo allargato a 24 squadre. Tra gli imbucati alla festa spagnola - Honduras, El Salvador, Algeria, Nuova Zelanda, Kuwait - c'è anche il Camerun, alla prima partecipazione, accompagnato dall'inevitabile folclore e avvolto da un alone di mistero. È finito nel Girone A, quello dell'Italia, l'ultima partita è proprio contro gli azzurri.

 

L'Italia di Bearzot viene da due pareggi, 0-0 con la Polonia, 1-1 con il Perù: la delusione è grande. I "negri" come li chiamano gli inviati italiani alla faccia del politically correct (che ancora non esiste), hanno imposto due volte lo 0-0, prima al Perù e poi alla Polonia, che è già qualificata. È il 23 giugno, si gioca allo stadio Balaidos di Vigo. Le stelle dei "Leoni Indomabili" sono il portiere Thomas N'Kono e il vecchio centravanti Roger Milla, che ha militato in Francia e ora sverna in Corsica, nel Bastia. N'Kono gioca con la calzamaglia nera, nonostante ci siano 35° di media. Non ha mai giocato a gambe nude in vita sua.

Helenio Herrera, il Mago della Grande Inter, dal suo osservatorio fa tremare gli azzurri: «N'Kono vale lo Zoff dei tempi migliori».

ITALIA CAMERUN

 

Milla è figlio di un ferroviere di Yaoundé, la capitale del Camerun. È un centravanti dalle movenze felpate, con un eccellente fiuto per il gol. Nelle cronache e nelle vignette satiriche dell'epoca i giocatori del Camerun vengono raffigurati con il forchettone in mano e il pentolone d'acqua bollente. L'allusione è chiara: saremo noi italiani quelli destinati a finirci dentro. Il ct è il francese Jean Vincent: si è seduto in panchina all'ultimo momento, al posto dello slavo Branko Zutic. Lo stopper si chiama René N'Djeya, è reduce da un principio di malaria.

 

Toccherà a lui occuparsi di Paolo Rossi. È spavaldo, N'Djeya: «Ho visto la morte in faccia, ora non temo nessuno». In Camerun le partite si giocano sempre di pomeriggio, perché nessun impianto sportivo è illuminato. Il campionato di calcio esiste da una ventina d'anni, ma non ha quasi mai uno svolgimento regolare.

 

ITALIA CAMERUN 44

I giocatori sono quasi tutti dilettanti. René N'Djeya è impiegato in una società marittima, la Camatranas. Theophile Abega, centrocampista dal fisico scultoreo, lavora invece alla Camerun Airline, la compagnia aerea di bandiera del Paese. Emmanuel Kunde è stato assunto dalla Snec, la società delle acque. Il 35enne Jean Pierre Tokoto gioca invece nel campionato indoor degli Stati Uniti ed è uno dei pochi a guadagnare soldi veri: 100.000 dollari a stagione. Alla qualificazione ai Mondiali, la prima in assoluto, sono seguiti tre giorni di festeggiamenti. Ora che al Mondiale ci sono arrivati, il più è fatto.

 

Nell'albergo dove i "Leoni Indomabili" sono in ritiro ci sono i televisori a colori. È una novità assoluta. In Camerun nessuno ha la televisione. Così i giocatori si incollano davanti alla tivù e non si staccano più. Gli pare di stare in vacanza. Turisti per caso al Mondiale. E come tali vengono considerati. Nessuno dà credito al Camerun.

 

ITALIA CAMERUN 3

Persino i bookmakers se ne fanno beffe. Li quotano 2000 a uno. Se punti mille lire ti porti a casa due milioni. E no, non hanno lo stregone esperto in macumbe al seguito, c'è invece uno psicologo. Per affrontare gli azzurri hanno anche cambiato dieta. Dalla carne di montone, gli africani sono passati ad un più salutare merluzzo alla "gallega".

 

Se passeranno il turno, la Federazione regalerà a ciascuno una piccola piantagione di cacao. Roger Milla promette tre giri di campo se farà gol a Dino Zoff. Invece sarà Grégoire M' Bida a segnare. È il gol del pareggio, un attimo prima ha segnato Ciccio Graziani, di testa, con N'Kono che è scivolato e si è fatto superare dalla palombella. La cronaca di Italia-Camerun è concentrata in un paio di minuti: botta e risposta, la partita finisce lì.

ITALIA CAMERUN

 

Qualcuno adombra un sospetto. Due anni dopo i giornalisti Oliviero Beha di "Repubblica" e Roberto Chiodi di "Epoca" scrivono un libro-inchiesta, Mundialgate, su una presunta combine. Vi si narra di servizi segreti, intermediari equivoci, valigette che passano da una mano all'altra, 400.000 dollari per ammorbidire i Leoni d'Africa, camorristi, scommesse clandestine, testimonianze e strane ritrattazioni.

 

Il libro è stato commissionato da Feltrinelli, che però all'ultimo momento fa marcia indietro. Esce per Pironti, ma non ha successo. La critica non lo recensisce, la gente ne ignora l'esistenza. L'Italia Mundial fa ancora battere il cuore, troppo fresco è il ricordo di un'estate che rimarrà nella memoria di tutti. Non si interrompe così un'emozione. Comunque sia andata, la qualificazione è stata ottenuta, seppure per differenza reti: abbiamo segnato un gol in più degli africani. Un calvario, ma l'Italia è passata. Il Camerun esce dal Mondiale senza mai aver perso.

 

OLIVIERO BEHA

Tutti d'accordo: campioni morali sono loro. Molti di quei ragazzi a fine torneo trovano un ingaggio in Europa. Milla a 38 anni giocherà anche il Mondiale del 1990 e - approfittando della cialtronaggine del portiere della Colombia René Higuita - segnerà una doppietta storica, che porterà il Camerun fino ai quarti di finale, risultato mai più raggiunto. In quell'edizione i "Leoni Indomabili" usciranno ai supplementari, per mano dell'Inghilterra.

 

Noi italiani l'abbiamo sfangata, ma la sensazione è quella di avere la testa sotto la ghigliottina. Siamo finiti nel girone della morte, con Argentina e Brasile. Quella azzurra è una nazionale in attesa di giudizio. Ci attende la gloria, ma ancora non lo sappiamo.

ITALIA CAMERUN 1982

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”