garrincha allegri

UN PALLONE TRA LE RIGHE: LA BANALITA’ DI ALLEGRI E IL ROMANTICISMO DI GARRINCHA – CHESSA STRONCA IL LIBRO DI MAX: "LA FILOSOFIA DEL 'CAZZEGGIO CREATIVO' FACEVA BEN SPERARE IN UN ESITO LETTERARIO IN SINTONIA CON LO SPIRITO DI “AMICI MIEI”. NIENTE DI NIENTE" – L’ODE A GARRINCHA, “CALCIATORE DIONISIACO”, CON CITAZIONE DI NIETZSCHE: “FORSE, ANCHE LA LEGGEREZZA DEI PIEDI FA PARTE DEL CONCETTO DI DIO”- VIDEO

allegri

 

Pasquale Chessa per “il Messaggero”

 

Cominciamo dalla fine, dal giudizio, dal voto: basso! Delude infatti la lettura ravvicinata del libro di Massimiliano Allegri, È molto semplice: quante frasi fatte («fare sport in prima linea»), corrivi neologismi (« monoidea allegriade »), scontate metafore guerresche («vivere al fronte»), luoghi comuni («la semplicità è la cosa più difficile»), parole abusate (« mister ragazzi negatività »).

 

I CODICI

Dalle prime frasi dell' introduzione, prometteva molto di più il richiamo di un «toscano orgoglioso» alla «nostra lingua ricchissima e musicale», al pari del «cazzeggio creativo», personale filosofia portatile che faceva ben sperare in un esito letterario del livornese Allegri in sintonia con lo spirito anarchico di Amici miei.

 

garrincha guez

Niente di niente: come tutta la pallida aneddotica sciorinata lungo i 32 capitoli, non senza presunzione chiamati «regole», anche quando si propone di spiegare l' essenza antropologica del capolavoro di Mario Monicelli, il racconto di Allegri, invece che intelligenti risate riverbera noia piatta. Sia quindi che si parli di calcio vissuto, di Arrigo Sacchi o del modello Barcellona, oppure delle sue frequentazioni culturali, da Giorgio Gaber a Vasco Rossi, tutto è immerso nei colori della nebbia.

allegri

 

Nemmeno l' ultimo capitolo, dedicato a Ronaldo, riesce a introdurre nella sua prosa un guizzo di poesia. Materia che sgorga invece allo stato nascente dalla biografia di Manoel Francisco dos Santos conosciuto come Mané Garrincha, sommo artista del futebol arte, «l' angelo dalle gambe storte» del poeta della bossa nova, Vinícius de Moraes. «Calciatore dionisiaco» dice lo scrittore francese Olivier Guez nel libro che gli ha dedicato, Elogio della finta.

 

IL BRASILIANO

garrincha

Il paragone con Allegri sarebbe squilibrato, va detto, ma è proprio seguendo gli indefiniti arabeschi disegnati dal campione brasiliano che si capisce quanto nel calcio non ci sia niente di semplice. Si tratti di un chapéu, scavalcamento aereo dell' avversario, o di una pedalada, «serie di doppi passi intorno e al di sopra della palla, ferma » la finta brasiliana porta le riflessioni sul gioco del pallone nei territori della filosofia e dell' antropologia culturale.

 

«Quest' arte di dissociare il corpo, i gesti e la guida della palla, in poche frazioni di secondo», secondo la descrizione che ne ha fatto un antropologo di Rio de Janeiro, Roberto De Matta, insigne allievo di Claude Lévi-Strauss, la finta ha a che fare con la cultura estetica di un intero popolo. Nel Brasile multirazziale dominato dai bianchi, i negri per giocare dovevano sbiancarsi con la cipria.

ALLEGRI

 

Nasce da lì la filosofia esistenziale della finta: per evitare di essere massacrati sul campo con la complicità degli arbitri, ai negri non rimaneva che sgusciare leggeri ondeggiando felici con destrezza verso la porta avversaria. La finta insomma, sublime sineddoche del calcio, sublima il peccato originale della schiavitù su cui si è costruita l' identità storica dell' intera nazione fino al 1888 e la riscatta dalle colpe della storia.

 

GARRINCHA

garrincha

È grazie alla finta, biografia antropologica di una nazione, che vincendo la prima delle sue cinque coppe, che il Brasile si impone all' attenzione del mondo.

Garrincha muore in coma etilico all' alba del 20 gennaio 1983, aveva 49 anni, 13 figli, tante mogli, dopo aver dissipato affetti e denari. E una vita! Sapeva solo usare i piedi, Garrincha. Come si legge in un aforisma di Friedrich Nietzsche, ben citato da Guez in epigrafe, «forse, anche la leggerezza dei piedi fa parte del concetto di Dio»

GARRINCHA E PELEguezGARRINCHA bruno manfellotto pasquale chessaLA TOMBA DI GARRINCHA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…