allegri pirlo chiellini

PIRLO ALLA ALLEGRI? SI SCATENA IL DIBATTITO SULLA NUOVA JUVE PIU’ "CONSERVATIVA". ADANI: "IN EUROPA NON BASTA UNA DIFESA SOLIDA E RONALDO IN ATTACCO”. CASSANO: "IN ITALIA I BIANCONERI VINCONO TUTTE LE PARTITE PERCHÉ S’È ABBASSATO IL LIVELLO" - PAOLO CONDO’: "SULLO SFONDO, IL GRANDE TEMA RONALDO CHE HA 36 ANNI E ANCORA UNA STAGIONE DI CONTRATTO. SE LA JUVE È INTENZIONATA A PROLUNGARLO, DOVRÀ PARLARNE CON MENDES..."

Paolo Condò per “la Repubblica”

 

andrea pirlo foto mezzelani gmt 027

Ogni risposta di Andrea Pirlo alle domande che gli vengono poste inizia allo stesso modo. «Sì no...» premette il tecnico della Juventus, prigioniero di un tic verbale come altri suoi colleghi, per i quali qualsiasi avvenimento - anche straordinario - va esorcizzato da un «è normale che...», oppure da un «sapevamo » che esclude in linea di principio la possibilità di venire sorpresi.

 

Il «sì no...» di Pirlo fa pensare a un riflesso di educazione seguito da uno slancio di sincerità, «sì, mi hai posto una domanda sensata / no, in realtà questo non è un vero problema», ma la sua esperienza di parlatore seriale - dopo una carriera da campione silenzioso - è ancora così fresca da necessitare, come per i vaccini, di una sperimentazione più lunga. Pirlo ha aperto con un «sì no...» anche sabato scorso, quando gli è stato chiesto se il tipo di gara impostata contro la Roma richiamasse in qualche modo la Juve di Allegri; guadagnato così il breve tempo necessario per consolidare una risposta, è tornato con decisione verso il sì.

 

Perché non c' è nulla di cui vergognarsi nel riproporre uno stile di gioco che ha prodotto cinque scudetti e due finali di Champions - quello protetto e verticale di Max Allegri - e perché gli allenatori che da giocatori hanno vinto tanto rispettano i risultati come parametro di valutazione. Ne hanno goduto nella prima vita, se ne ricordano.

gattuso pirlo

 

La partita difensiva contro la Roma, seguita tre giorni dopo da una scelta simile contro l' Inter nel ritorno di Coppa Italia - partendo da una situazione di vantaggio, particolare importante - è andata però in sostanziale controtendenza rispetto al tipo di gioco sviluppato da Pirlo nella prima metà della stagione, più vicino alle idee di Maurizio Sarri che a quelle di Allegri.

 

cristiano ronaldo andrea pirlo

Un calcio orientato al controllo della palla, e al suo recupero rapido una volta perduto, correndo in avanti; un calcio che ha in De Ligt il totem arretrato per la sua capacità di difendere il "campo grande" - come lo chiama Guardiola - ovvero la propria metà campo trasformata in prateria perché la linea difensiva è salita fino a centrocampo. Un aiuto enorme al pressing, perché riduce gli spazi aumentando gli uomini in caccia, ma anche un rischio, perché basta un buon innesco per catapultare un contropiedista verso Szczesny (pensate al gol di Vlahovic in Juve-Fiorentina).

 

Occorrono difensori con l' occhio per anticipare il lancio avversario e arretrare, e la velocità per rincorrere il fuggitivo: De Ligt è fra i migliori interpreti del ruolo al mondo perché oltre a queste doti possiede il fisico per marcare un Lukaku (anche un Haaland, al caso) sia in campo aperto che negli spazi stretti.

 

sarri allegri

La gara contro la Roma, giocata con una difesa così bassa da rinchiudersi spesso in area di rigore, ha visto invece la riscossa di Giorgio Chiellini, i cui inevitabili limiti atletici - ha quindici anni in più - non pesano se lo spazio viene ristretto e conta l' arte della marcatura. Senza campo da difendere alle spalle, Chiellini resta uno dei migliori; al di là dei gossip sul rapporto umano, la sua nota distanza dalle idee di Sarri si spiega anche così.

 

sarri allegri

Prima di celebrare il ritorno di Pirlo a un calcio più vicino alla tradizione italiana - pulsione irresistibile per tanti - gioverà però ricordare i motivi che due anni fa hanno innescato il periodo più tellurico per la panchina della Juve, perché esonerare in fila due tecnici capaci di vincere lo scudetto non può mai essere normale. La decisione di licenziare Allegri arrivò dopo l' uscita dai quarti di Champions a opera dell' Ajax, perché malgrado l'onerosa aggiunta di Cristiano Ronaldo - inappuntabile come nel turno precedente, quello dei tre gol all' Atletico - la Juve non era stata soltanto battuta, ma dominata: il ritornello di quei giorni era che senza un calcio offensivo in Europa non si andava lontano, ma alla motivazione tattica si legava anche un regolamento di conti fra tecnico e staff dirigenziale se è vero che il primo tentativo fu quello di riprendere Conte, specialista di scudetti e non di coppe. Saltato quello - martedì in Coppa Italia si è definitivamente capito perché - spazio a Sarri e alla rivoluzione del gioco: tecnicamente, una scelta opposta.

 

Sulla stagione dell' allenatore tosco- napoletano è in corso una damnatio memoriae in perfetto stile italiano. Intendiamoci: il suo ingaggio fu un errore perché nel bagaglio portava un vissuto troppo polemico, cosa che né lo spogliatoio né i tifosi gli hanno mai perdonato.

andrea pirlo foto mezzelani gmt 025

 

Malgrado gli evidenti problemi ambientali, accentuati da un mercato orientato alle sue esigenze soltanto in De Ligt, Sarri ha comunque portato a casa lo scudetto, e nella battuta che fece stappando lo champagne («se l' avete vinto anche con me in panchina vuol dire che siete proprio forti») c' era più amarezza di quanto si colse sul momento. Sapeva che di lì a poco qualcuno avrebbe premuto il pulsante out, nemmeno la Champions - carta giocata malissimo, peraltro - avrebbe potuto salvarlo.

 

Ciò non toglie che Sarri abbia posto alcune basi di gioco posizionale molto utili al progetto che Pirlo, generosamente dotato di uomini adatti, sta sviluppando: Arthur, Chiesa, Kulusevski, Morata, lo stesso McKennie sarebbero stati elementi perfetti per le dinamiche sarriane e Pirlo, programmaticamente vicino a quelle idee, non se l' è fatto spiegare due volte.

paolo condò

 

Fino alla scorsa settimana la sua Juve ha sempre avuto l' ambizione di dominare il gioco. A volte non c' è riuscita e si è presa degli schiaffoni (il Barcellona dell' andata, l' Inter in campionato), ma questo fa parte della logica delle cose. È normale che...

 

Il ritorno della Champions, un terreno sul quale il calcio conservativo non tocca palla dal 2012 - vittoria di un Chelsea ultra-difensivo ai rigori sul Bayern - , fa pensare a una nuova oscillazione del pendolo di Pirlo verso controllo e recupero alto.

 

Mercoledì a Oporto vedremo, ma già stasera a Napoli sarà interessante capire la tendenza, perché Gattuso è nella situazione che è, e un tipo come lui chiuso all' angolo può reagire in modi inaspettati. Il che suggerirebbe altra prudenza a Pirlo. Sullo sfondo, il grande tema che presto verrà alla luce: Ronaldo, che fino a un certo punto è il supremo correttore di ogni errore o pigrizia tattica, ha 36 anni e ancora una stagione di contratto.

Se la Juve è intenzionata a prolungarlo, a primavera dovrà parlarne con Mendes.

 

PIRLO ALLA ALLEGRI?

Da sport.virgilio.it

 

 

pirlo

Si scatena il dibattito intorno alla “nuova” Juventus di Andrea Pirlo. E’ stato lo stesso tecnico bianconero, dopo il pass per la finale di Coppa Italia conquistato a spese dell’Inter, a confermare con ironia l’evoluzione “allegriana” dei campioni d’Italia, molto più attenti alla difesa (appena un gol subito nelle ultime sette partite) e cinici in attacco: “Ricorda la squadra di Allegri? Se serve a vincere quanto ha vinto lui, allora chiamatemi tranquillamente ‘allegriano’…”.

 

Sulla questione non sono però tutti d’accordo: Lele Adani, da sempre critico nei confronti del mister toscano, in un intervento alla Bobo Tv ha bocciato la Juve meno spettacolare ma molto più compatta proposta da Pirlo: “Dopo aver perso contro l’Inter in campionato, la Juve ha fatto 16 gol e ne ha subito uno. Questo può bastare in Italia, ma non in Europa. Bisogna analizzare le prestazioni, ritmo, intensità. E bisogna analizzare la prova dei difensori, un’analisi che non può basarsi solo sul salvataggio sulla linea di porta”.

LELE ADANI

 

“Certo che questo atteggiamento in Italia basta, ma se Insigne segna su rigore, senza Sanchez all’andata o Sensi ieri, che succede? Questo tipo di calcio certo che ti dà certezze, ma non aumenti la visione, non ti allinei con le grandi. La Juve può fare questo perché c’è Ronaldo, a patto che non diventi un alibi.

 

Ronaldo dopo i 30 anni ha realizzato 300 gol in 326 partite. E la Juventus con un calciatore come lui parte sul’1-0. Ma la domanda è: cosa ha fatto la Juve con lui in Champions? E’ uscita ai quarti e agli ottavi. Questo ti fa capire che non ti basta RonaldoIn Europa si parla un altro linguaggio, lì sei rivelato. Non basta una difesa solida e Ronaldo in attacco”.

 

“Io faccio il tifo perché anche in Italia si torni ad alzare la Champions, ma Ronaldo non può essere da solo in attacco nel deserto. Non è questione di chi allena, l’atteggiamento visto ultimamente dalla Juve va bene in Italia, non in Europa”.

 

CASSANO

A spalleggiare Adani anche Antonio Cassano: ”Se tu vai in Europa e pensi che col Porto fai una passeggiata di salute occhio che ti fai male, è una squadra che gioca a calcio. Non puoi fare queste partite sperando che Ronaldo ti risolva i problemi: magari qualche volta te li risolve, ma altre volte no. Non può fare sempre tre gol. In Italia va bene, vinci tutte le partite perché s’è abbassato il livello. 

 

Ma in Europa non vinciamo da undici anni, facciamo una fatica allucinante. Allegri è arrivato due volte in finale e poi finito, ha perso con Real Madrid e Barcellona. Quando poi arrivi a quel livello lì fai una fatica allucinante e ti mandano a casa. La Juve negli ultimi due anni è uscita agli ottavi e ai quarti, il livello in Europa è più alto“.

 

“La Juve sta provando a cambiare rotta, hanno sempre voluto vincere anche non giocando a calcio. Con Sarri ci hanno provato e non ci sono riusciti. Ci stanno provando ora con Pirlo, che vorrebbe fare qualcosa di diverso, ma è difficile. In Italia ti basta, ma in Europa è dura”.

CRISTIANO RONALDO E PIRLOCRISTIANO RONALDO E PIRLO

Ultimi Dagoreport

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…