IL "VAFFA" DEL CIO A SPADAFORA: PRONTO IL DOCUMENTO DI SOSPENSIONE DEL CONI - UN ATTO CHE IMPEDIREBBE AGLI ATLETI AZZURRI DI GAREGGIARE ALLE OLIMPIADI DI TOKYO SOTTO LA BANDIERA ITALIANA E CHE BLOCCHEREBBE I FINANZIAMENTI A MILANO-CORTINA 2026 - PERCHE’ QUESTA UMILIAZIONE? LA RIFORMA DELLO SPORT NATA SOTTO IL GOVERNO LEGA-M5S HA CREATO UN VULNUS CHE LA CONTRORIFORMA SPADAFORA NON HA SANATO. CONTE PUO' EVITARE LA FIGURACCIA. ECCO COME

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Matteo Pinci per “la Repubblica”

 

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La campana suonerà alle 17.30 di mercoledì, ma la decisione è stata presa. Il Comitato Olimpico internazionale ha pronto il documento di sospensione del Coni: un atto che per l' Italia non ha precedenti e che impedirebbe agli atleti azzurri di gareggiare alle Olimpiadi di Tokyo al via il 23 luglio sotto la bandiera del nostro paese. Non l' unica conseguenza, certo la più umiliante, che equipara l' Italia a paesi come la Bielorussia di Lukashenko e la Russia degli scandali doping.

 

Senza un intervento del governo, Federica Pellegrini o Gregorio Paltrinieri potrebbero concorrere soltanto come atleti indipendenti. E non solo. Perché la sospensione del Coni, rischierebbe di avere pesanti ripercussioni anche su Milano-Cortina, i Giochi invernali che l' Italia ospiterà nel 2026. La sospensione del Coni bloccherebbe anche i finanziamenti del Cio, che ovviamente arrivano tramite i Comitati Olimpici.

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Ma da dove nasce la scelta di sospendere il Coni? La riforma dello sport nata due anni e tre mesi fa sotto il governo Lega-M5s ha creato un vulnus che la contro riforma Spadafora non ha sanato. Un aspetto tutt' altro che trascurabile, per i vertici dello sport mondiale: il Coni ha perso la sua autonomia. Almeno secondo la Carta Olimpica, come ha ricordato il presidente del Cio, Thomas Bach in due lettere inviate al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e rimaste senza risposta.

 

Lettere partite da Losanna il 14 ottobre e il 2 dicembre. Un incipit formale, che anticipava però frasi forti.

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A causa della riforma infatti, "sfortunatamente, al Coni non è consentito di rispondere in pieno del suo ruolo di Comitato olimpico e di operare in accordo con la Carta Olimpica". La lettera sollevava "serie preoccupazioni", e invocava "un intervento urgente nell' interesse dello sport italiano". Meno di due mesi dopo, la seconda ricordava le questioni "ancora pendenti". Ma il governo aveva pensieri più urgenti. Così anche la mediazione di Malagò, che del Coni è presidente dal 2013 e oggi candidato al terzo mandato, è stata inutile.

 

 

L' esecutivo del Cio si riunirà mercoledì: l' attenzione del mondo sarà concentrata su Losanna dopo le smentite circa l' annullamento dei Giochi, ma la vera notizia sarà proprio la sospensione del nostro Comitato olimpico. Eppure il premier Conte può ancora evitare, seppur in extremis, la figuraccia globale. Come? Convocando entro domani un Consiglio dei ministri, che approvi un decreto per risolvere la questione dell' autonomia del Coni.

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A dirla tutta, un decreto esiste già: è stato scritto in accordo tra gli uffici del ministero dello Sport e quelli del Mef, e in poche righe determina garanzie per l' autonomia funzionale e gestionale del Coni trasferendogli la pianta organica dei dipendenti che ha in uso da Sport e Salute. Ma il decreto giace in un cassetto, bloccato da ostruzioni politiche.

 

L' ufficio sport sta provando a portare il decreto in approvazione in tempo. Ma basterebbe approvarlo prima dei Giochi, per permettere al Cio di ritirare la sospensione in tempo: bastano 24 ore.

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Certo, resterebbe la figura oscena. Nel dubbio, finora a nessuno al Coni è venuto in mente di scegliere un portabandiera.

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