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SINNER, THE WINNER – L’ASCESA DEL 19ENNE JANNIK SINNER, IL PIÙ GIOVANE ITALIANO DI SEMPRE A CONQUISTARE UN TORNEO ATP VICENDO A SOFIA CONTRO VASEK POSPISIL: “È STATA DURA, MA VINCERE 7-6 AL TERZO TI DÀ ANCHE PIÙ GUSTO CHE FARLO 6-1 6-1” - DA DOMANI SARÀ NUMERO 37 DEL MONDO, MA PER PANATTA ARRIVERÀ IN ALTO: “L'ANNO PROSSIMO SARÀ FRA I PRIMI 10 DEL MONDO. ADESSO PERÒ, DIAMOGLI TEMPO DI CRESCERE…”

Stefano Semeraro per “La Stampa”

 

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Il ragazzo che non ha paura di vincere ieri si è preso il suo primo torneo: a Sofia, battendo in una brutta finale Vasek Pospisil, un avversario «con un nome da pomata», come dice Adriano Panatta, ma questi sono solo dettagli che citeranno i futuri biografi quando, fra qualche decennio, scriveranno di un campione. Ce l'ha fatta a 19 anni e 3 mesi, rubando il record italiano di precocità a Claudio Pistolesi, che lo possedeva dal 1987 e fregando per tre mesi Roger Federer, che ci riuscì con tre mesi di più addosso, nel 2001, a Milano. Dettagli, anche questi.

 

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Successo da favorito La prima cosa che conta è che Sofia è solo una tappa di un viaggio iniziato esattamente un anno fa, nella stessa settimana, con il lampo alle Next Gen Finals - un torneo-esibizione, viste le regole diverse con cui si gioca - e che si srotola libero nel futuro. Perché Sinner, già adesso, non ha limiti visibili, confini definiti, destini segnati. Anche il fatto che l'anno prossimo le Finals, quelle vere, il vecchio Masters, si sposteranno a Torino non è solo una suggestione, ma anche un traguardo lungo 5 anni che infiammerebbe il tennis italiano.

 

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«Sinner è un giocatore impressionante, sicuramente può diventare un numero uno», dice Pospisil, e non è il solo. Della stessa idea, tanto per dire, è anche John McEnroe. L'altra cosa che conta è come Sinner ha vinto il 250 di Sofia: da favorito di tutti - anche se non era testa di serie - lottando contro le vesciche, il diritto che si inceppava, le trappole nascoste in un tabellone farcito di vecchi e nuovi volponi. In finale per sbrigare la pratica ha usato tre brutti set e un tie-break fantastico, perché è sempre quando il gioco si fa duro che i duri iniziano a giocare (bene).

 

jannik sinner

Anche se hanno solo 19 anni. «Può arrivare in cima» «Jannik si arrabbia quando gli dico che la partita più importante di quest' anno è stata la sconfitta con Djere a Kitzbühel», sorride il suo coach Riccardo Piatti, che non era a Sofia, dove la Freccia Rossa era accompagnato da Cristian Brandi e Claudio Zimaglia, e il match se l'è visto solo registrato in serata. «Il salto vero l'ha fatto battendo Tsitsipas a Roma. Vincere a Sofia è importante, ma è solo una tappa di un progetto iniziato quando aveva 13 anni, come lo è stato arrivare nei quarti al Roland Garros (dopo aver superato un altro top-10 come Zverev, ndr).

 

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È il suo primo titolo, non sarà l'ultimo. È il frutto del lavoro che abbiamo fatto durante la sosta, quando gli ho spiegato che non era questione di giocare bene o male, perché il livello ormai ce l'ha; ma di capire quali sono i momenti importanti della partita». Quelli dove ieri improvvisamente il diritto ha funzionato, la prima palla è entrata, il passante ha leccato la riga. E la mente di Pospisil ha iniziato a urlare.

 

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«Oggi è stata dura - dice Jan - ma vincere 7-6 al terzo ti dà anche più gusto che farlo 6-1 6-1». Sofia è un rito di passaggio, prima o poi doveva attraversarlo. Da domani sarà numero 37 del mondo nel ranking congelato dal Covid, ma sarebbe già numero 20 sommando solo i punti del 2020. «Dove può arrivare?», dice Piatti. «Per me è chiaro, in cima alla scala. Vale già i primi 15, ma ha bisogno ancora di due anni. Deve studiare il circuito, accumulare esperienza». Non avere fretta di diventare se stesso.

adriano panatta

 

Adriano Panatta per “La Stampa”

 

La prima vittoria di Jannik Sinner a soli 19 anni non mi stupisce. Jannik è bravo, bravissimo, già oggi se la gioca con i migliori e non faccio fatica a sbilanciarmi: secondo me l'anno prossimo sarà fra i primi 10 del mondo. Adesso però, per favore, lasciamolo in pace. Diamogli tempo di crescere. Basta guardarlo per capire che il suo è un fisico ancora quasi da ragazzo, con pochi muscoli. Riccardo Piatti. Il suo coach, dice che sarà pronto fra un paio di anni, e io sono d'accordo, è il tempo giusto. Quello che mi piace di Jannik oggi, a parte il talento, è l'attitudine con cui si muove in campo.

 

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Non sembra un teenager, ma già un giocatore vero, di 25-26 anni. Un venticinquenne buono, però, di quelli che sanno come si fa a vincere, perché l'età da sola non basta. Tecnicamente sa fare bene quasi tutto. Il suo è un tennis giocato soprattutto da fondocampo, impostato su diritto e rovescio. A rete può migliorare, è vero, ma non è che che ci venga tanto: spesso chiude con il colpo precedente. Lo vedo bene poi su tutte le superfici: sulla terra ha raggiunto i quarti a Parigi, indoor ha vinto il suo primo torneo, sul cemento sa destreggiarsi benissimo, e sono curioso di vedere cosa potrà fare sull'erba.

 

Di consigli non gliene do, perché non ne ha bisogno. È seguito da un ottimo staff, e mi sembra un ragazzo molto equilibrato. Ha solo bisogno di giocare tante partite, e spero davvero che nel 2021 sia possibile ritrovare una normalità, pandemia permettendo. Può vincere un torneo dello Slam? Sì, magari anche più di uno. Ma quello è un gradino successivo, che viene dopo l'ingresso fra i top 10. Di tempo ne ha, lasciamolo crescere. Sinner non ci deluderà.

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