Estratto dell'articolo di Paolo Tomaselli per il "Corriere della Sera"
Nell’oasi dove si ricarica Simone Inzaghi, nell’attico a due passi da Corso Garibaldi nel cuore di Milano, […] dove Simone vive con la moglie Gaia e i due figli, il deserto sembra improvvisamente scomparso e forse è un miraggio, forse no: spuntano anche i funghi, portati da mamma Marina e papà Giancarlo, […] con i loro consigli e con quell’educazione inculcata ai figli, che «spesso nel calcio viene confusa per un difetto» come ha chiosato l’allenatore dell’Inter in uno dei momenti di crisi.
Perché Inzaghi parla poco, molto spesso non tiene la conferenza stampa pre partita, ma quando parla lancia dei messaggi in bottiglia: dalla frase di fine settembre su trofei e fatturati («Dove alleno io arrivano i primi e aumentano i secondi») all’ultima sulle critiche «suggerite», la parola d’ordine di Simone — resilienza — si è ormai trasformata in resistenza. Dura e pura. Perché quando il tecnico ha sentito il terreno mancargli sotto i piedi dopo le sconfitte in campionato e prima delle grandi notti da dentro o fuori, la squadra ha sempre rimesso il mantello con la «S» maiuscola, superando le difficoltà.
E dimostrando che l’altra parola chiave («Insieme») sventolata come un manifesto dal tecnico nella pancia dell’immenso Da Luz di Lisbona, non è andata dispersa […]. Dopo la seconda finale di Coppa Italia di fila (all’Inter non accadeva dal 2011) che fa il paio con la semifinale di Champions contro il Milan, Inzaghi si sente un po’ meno solo, perché ha il conforto della famiglia, dello staff e della squadra. E anche il patto con la dirigenza, sempre molto presente, è consolidato in vista della volata e su tre fronti.
Ma da qui a dire che Simone sarà l’allenatore nerazzurro anche l’anno prossimo […] il passo non sembra breve. Perché l’Inter è ancora in ritardo in A e ha un calendario tosto per entrare nelle prime quattro e salvare il prestigio e il bilancio […] con una rosa giudicata da scudetto: la grandine di 11 sconfitte in 32 partite l’ha messa a dura prova, ma Inzaghi sa come farla rifiorire nelle grandi notti, quando non c’è una seconda opportunità.
Lui, dopo lo scudetto gettato al vento un anno fa, la seconda chance l’ha avuta e in campionato non l’ha sfruttata, alimentando i dubbi sulla sua capacità di tenere sul pezzo il gruppo quando il calendario si intensifica. I 3 trofei vinti potrebbero però diventare 4, a Roma il 24 maggio. Forse anche 5, il 10 giugno a Istanbul. […] Se arriverà a giocarsela, la sua oasi potrà restare nel cuore di Milano. Senza più l’ombra di un deserto attorno.