È TORNATA LA JUVE! DA COSA SI CAPISCE? DAL RIGORE NON DATO AL VERONA PER TOCCO DI MANO DI DANILO -  GIANCARLO PADOVAN: "HANNO SBAGLIATO IN DUE: L’ARBITRO DI BELLO CHE NON HA VISTO E QUELLO AL VAR, GUIDA, CHE NON È INTERVENUTO. IL BRACCO DI DANILO AUMENTAVA IL VOLUME DEL CORPO E PERCIÒ ANDAVA PUNITO…"

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Giancarlo Padovan per www.calciomercato.com

 

bonucci danilo verona juve bonucci danilo verona juve

Non è giusto, ma è Juve. Da Verona con tre punti (gol di Kean) e due rigori non dati. Uno ignorato dall’arbitro Di Bello (braccio largo di Danilo dopo tiro rimpallato di Veloso), l’altro cassato dal Var Guida (intervento di Bonucci sul pallone prima di incocciare il piede di Verdi).

 

Se sul secondo bisogna convenire (Di Bello non poteva cogliere la frazione di secondo nella quale Bonucci anticipa Verdi), sul primo hanno sbagliato in due: l’arbitro che non ha visto e Guida che non è intervenuto. Dice l’azzeccagarbugli: ma il pallone ha incocciato il braccio di Danilo dopo una deviazione e, per di più, ravvicinata. Replica regolamentare: il bracco di Danilo aumentava il volume del corpo e perciò andava punito.

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Personalmente sono per la seconda interpretazione che, forse, avrebbe impedito alla Juve di vincere e al Verona di conquistare il primo, meritatissimo punto, della gestione Bocchetti, un allenatore promettente destinato ad essere sostituito dopo la prossima partita se non altro perché gli scade la deroga.

 

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I due episodi si sono situati tra il 75’ (rigore negato) e l’84’ (rigore abolito) seguiti (91’) dall’ineccepibile espulsione di Alex Sandro per doppia ammonizione. La seconda, il difensore (subentrato a Cuadrado al 79’) l’ha spesa opportunamente, nel momento in cui ha dovuto scegliere se atterrare Lasagna (per sua fortuna a pochi centimetri dall’area di rigore) o lasciarlo tirare a botta presumibilmente sicura. Il brasiliano l’ha messo giù concedendo, però, a Verdi la possibilità di trasformare una delle sue micidiali punizioni: il tiro è finito alto e la partita - eravamo già nel recupero - è finita lì.

 

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Le telecamere si sono incaricate di mostrare, al replay, tutta la sofferenza di Allegri che, al momento della battuta di Verdi, ha dato le spalle al campo. L’allenatore, accosciato, era in posizione di preghiera, prostato dalla tensione e frustrato dai cambi che lui stesso aveva ordinato.

Per una volta devo dire che non aveva sbagliato: avanti di un gol (60’), ha pensato, per me opportunamente, sia di mettere gente fresca (Paredes a fare l’incontrista e Miretti la mezz’ala), sia di risparmiare gli spremutissimi Locatelli e Fagioli.

 

mano di danilo verona juve mano di danilo verona juve

E, prima del 70’, ha avvicendato Kean con Di Maria nella speranza che l’argentino gli tenesse palla con la sua qualità. Invece tutti e tre hanno giocato al piccolo trotto, hanno perso più palloni di quanti non ne abbiano recuperati e, soprattutto Miretti, è uscito a vuoto nell’azione che ha costretto Alex Sandro a commettere fallo da espulsione. Per almeno due su tre conta che fra una settimana comincia il Mondiale, per il terzo che non è stato all’altezza delle aspettative.

 

Meglio con i cambi, e non solo, è andato Bocchetti. Sia Lazovic per Doig che Veloso per Sulemana hanno alzato il ritmo, ma è stato Verdi (al posto di Kallon) a propiziare le situazioni più pericolose.

Per tutto questo, preferibile il Verona dell’ultima mezz’ora di partita. Se ha perso, oltre che per il rigore negato per il braccio di Danilo, è perché la Juve è tornata ad essere cinica e discretamente fortunata. Rabiot, autore della ormai solita buona partita, ha prodotto due incursioni in combinazione con il ruvido Kean.

 

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Sulla prima, cross basso da destra, l’attaccante azzurro non ci è arrivato (57’). Sulla seconda (60’) Kean si è mosso bene sul taglio, ha ricevuto palla dal francese, si è inserito in area e ha battuto sul l’uscita di Montipò. Va detto che il tiro è stato “sporcato” da Dawidowicz e toccato dal portiere, prima di insaccarsi un po’ beffardamente. Va detto, per completezza e onestà di informazione che l’azione della Juventus, tutta in verticale, è stata da manuale.

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Per il resto, se si eccettua un tiro al volo di Di Maria (fuori di poco), la Juve ha subìto a lungo, abbassando spesso la propria linea difensiva. Ed è un fatto che, fino all’ora di gioco, la partita non  fosse stata molto diversa. A tirare di più (Sulemana e Lasagna) e prima era stato il Verona che ha spesso messo in difficoltà la catena di destra formata da Cuadrado e Fagioli. Primo tiro in porta dei bianconeri: Milik al 21’, mentre poco dopo Danilo ha salvato su Djuric.

 

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Sempre da lontano ci aveva provato Locatelli (Montipò con i pugni), mentre Sulemana sprecava un gol fatto, a pochi secondi dall’intervallo. Ma la posizione del calciatore del Verona era di fuorigioco.

 

In complesso, la Juve, che ha schierato la stessa formazione di domenica contro l’Inter, tranne che per Perin, Bonucci e Kean, è stata lenta e involuta, pavida e cauta. Unica differenza rispetto al passato recente? Ha vinto, oltre che con l’aiutino dell’arbitro, anche con un’azione vera. Non una rivoluzione, ma un segnale.

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