bartali pio x

VADE RETRO, BICICLETTA! QUANDO PAPA PIO X VIETÒ IL “VELOCIPEDE” AGLI ECCLESIASTICI (ECCO IL MOTIVO) – “ATTRAVERSO LE VITI DI UNA BICI SI PUÒ ANCHE SCRIVERE LA STORIA D'ITALIA”, SCRISSE UN GIORNO GIANNI BRERA – DA LUIGI MASETTI, “L'ANARCHICO DELLE DUE RUOTE” CHE DA MILANO ARRIVÒ A CHICAGO IN BICICLETTA, ALLA RESISTENZA CON GINO BARTALI E DON PRIMO MAZZOLARI. PRETE SÌ MA COSÌ LEGATO ALLA SUA BICICLETTA CHE L' AVEVA PURE BATTEZZATA: GIANNINA – IL LIBRO

pio X

Gian Antonio Stella per il “Corriere della sera”

 

«L'Esperto è venuto a casa con me per insegnarmi. Abbiamo scelto il cortile posteriore, per la privacy, e ci siamo messi all' opera. La mia non era una bicicletta adulta, ma solo una puledra, da un metro e venticinque, con pedali accorciati a un metro e venti, e ombrosa, come tutti i puledri.

 

L' Esperto ha spiegato in breve i punti principali della questione, quindi è salito in sella ed ha pedalato un po' in giro, per mostrarmi quanto era facile. Ha detto che scendere era forse la cosa più difficile da imparare, e che quindi l' avremmo lasciata per ultima. Ma su questo si sbagliava. Si è accorto, con sorpresa e gioia, che tutto quello che doveva fare era di mettermi sulla macchina e togliersi da davanti: ce la facevo da solo a scendere. Pur essendo del tutto inesperto, sono sceso a tempo di record. Lui era da una parte, e spingeva la bicicletta, siamo andati tutti giù con uno schianto, lui sotto, poi io e la bicicletta sopra tutti».

pivato cover

 

Solo quel genio spiritoso di Mark Twain poteva descrivere, nel racconto Domare la bicicletta del 1884, la prima esperienza su un velocipede. Esperienza che traumatizzò, al contrario, lo statista Sidney Sonnino che alla seconda lezione non si presentò dicendo che non osava insistere perché «gli causava palpitazioni». E forse solo Stefano Pivato, lo storico già rettore a Urbino e autore di molti libri dedicati a temi apparentemente minori come I terzini della borghesia , Bella ciao. Canto e politica nella storia d' Italia , Il secolo del rumore. Il paesaggio sonoro nel Novecento o I comunisti mangiano i bambini. Storia di una leggenda , poteva mettere insieme un mosaico di personaggi, panorami sociologici, avventure, curiosità, approfondimenti e aneddoti spassosi come in Storia sociale della bicicletta, che esce oggi per il Mulino.

 

bartali

«Traverso le viti di una bicicletta si può anche scrivere la storia d' Italia», scrisse un giorno Gianni Brera. Vero. Perfino le «fake-poesie», se vogliamo chiamarle così, possono descrivere un' epoca. Due strofette a caso: «Il tuo corpo divino/ sull' acciaio brunito/ campeggerà qual mito/ del rapido destino». Gabriele d' Annunzio? No, risponde lo storico: «Quella poesia, al di là degli orecchiamenti alla retorica dannunziana, non sembra appartenere al poeta ed è verosimilmente da considerarsi come una trovata pubblicitaria dei produttori di biciclette».

 

I quali, appena fiutarono come potesse aprirsi un mercato enorme per i «velocipedi» (ancora oggi la burocrazia italiana li chiama così: «veicoli con due o più ruote funzionanti a propulsione esclusivamente muscolare, per mezzo di pedali o di analoghi dispositivi») si buttarono sull' affare. Andando a caccia, ad esempio, dei parroci, dei cappellani, dei pretini di campagna. I quali, oltre ad avere davvero bisogno del nuovo mezzo di locomozione per accorrere a un battesimo o dar l' estrema unzione a un poveretto, sarebbero stati dei formidabili testimonial del prodotto.

GINO BARTALI TOUR DE FRANCE

 

« Vade retro, bicicletta!», tuonò il vescovo di Mantova Giuseppe Sarto, futuro Papa Pio X, in un messaggio alla sua diocesi: «Siccome questa novità minaccia di essere adottata anche da qualcheduno del clero, ordino che se ne astengano affatto gli ecclesiastici di questa diocesi». E da Papa confermò: no. Certo, un grande vescovo come Geremia Bonomelli non era d' accordo: «In questa mia diocesi vi sono parrocchie vastissime, che hanno il circuito di 10, 15, 20, 25 e più chilometri, con buona parte della popolazione che dista uno, due, quattro, sei e più chilometri dalla residenza parrocchiale. Non tutti possono avere cavallo e carrozza, e per questo alcuni parroci e coadiutori, anche di grande pietà, usano delle biciclette per recarsi a visitare gli infermi»

 

bartali coppi borraccia o bottiglia

Spiega Pivato che la bicicletta, come prima il treno bollato come «opera diabolica» (al che Carducci aveva risposto con l' Inno a Satana ) non era vista solo «come simbolo di modernità ma anche di modernismo, cioè di quella corrente riformista in odore di eresia che all' interno della Chiesa cattolica sostiene la necessità di un confronto con la civiltà del Novecento». Neppure la devozione al Papa, però, fu in grado di fermare i preti di campagna. «Può il sacerdote nel caso d' un ammalato grave inforcare la bicicletta nonostante il superiore divieto?», chiede nel 1910 il parroco di un paesino ravennate sul bollettino parrocchiale. La risposta era nella domanda. E un po' alla volta il divieto evaporò.

Figlio di Bartali in visita al Memoriale Olocausto di Israele

 

Dal primo velocipede apparso ad Alessandria nel 1867 tra lo stupore generale (l' industriale della birra Carlo Michel l' aveva comprato a Parigi: era tutto di legno e in inglese si chiamava bone-shakers , cioè scuoti-ossa) fino ai tempi più recenti, nel libro c' è di tutto. Il manuale che a fine Ottocento invita i novizi a scegliere una strada larga «almeno sei metri» e «lunga 25 o 30 metri e in discesa». Le pubblicità che, per ovviare al problema dei cani che attaccavano le due ruote, strillavano: «Ciclisti, armatevi! Nelle attuali condizioni della pubblica sicurezza in Italia, un buon revolver è indispensabile». Non mancano consigli più divertenti ancora: «Il principiante dovrà, a poco per volta () apprendere a frenarsi co' piedi» per «la facilità che hanno i caucciù di deteriorarsi». E la donna? Si consiglia «un luogo molto remoto, in campagna magari () sul calar della notte». E poi le invenzioni più estrose come «il triciclo Torre Eiffel», una pompa per i pompieri alta quattro metri!

don primo mazzolari

 

Perfino Emilio Salgari, che aveva un amico che nel 1895 arrivò in bicicletta fino al Circolo polare artico, ne immaginò una pazza, ma strepitosa: «Un velocipede composto da otto ruote, due più grandi e più solide, le altre eguali, accoppiate a due a due in modo da potersi, all' occorrenza, trasformare in tre biciclette».

 

Ma come dimenticare il milanese Luigi Masetti, «l' anarchico delle due ruote» che da Milano arrivò a Chicago in bicicletta, fatta salva la traversata in mare?

 

bicicletta

Certo, lui era un pioniere ma dietro, nei decenni, l' Italia intera scoprì con la bicicletta cosa fosse la possibilità di muoversi, spostarsi, uscire dalla propria contrada, dalla propria città Nel 1900 c' erano 109.019 biciclette per 23 milioni di italiani, nel 1919 ben 1.363.936, vent' anni dopo 4.935.000. Un aumento straordinario, che accompagnò l' emigrazione, la Grande Guerra (si pensi a Enrico Toti, che aveva perso una gamba sotto un treno e prima di gettare la stampella al nemico aveva girato tutta l' Europa grazie a una bici con un solo pedale), il biennio rosso e le lotte operaie (imperdibile una reclame: «Carlo Marx! Pneumatico dei socialisti italiani.

 

Compagni ciclisti! Provate la gran marca rossa. Invincibile, garantita») e infine la Resistenza. Che vide in bicicletta, come staffette o per portare documenti ai partigiani o agli ebrei in fuga, personaggi formidabili come Gino Bartali o don Primo Mazzolari. Prete sì ma così legato alla sua bicicletta che, pazienza per l' ostilità di qualche Papa, l' aveva pure battezzata: Giannina .

Gino Bartali Bartali Tour de France nel Trentotto gianni breraGINO BARTALI bartali GINO BARTALI GINO BARTALI bartali GINO BARTALI Bartali rifiuto di dedicare la vittoria al Duce Bici di Bartali al museo Madonna del Ghisallo

Ultimi Dagoreport

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”