I VENTENNI SONO FRACICHI: IL CALCIO RESTA IN MANO AI GRANDI VECCHI - IBRA ANCORA DECISIVO A 38 ANNI, CR7 TOP MONDIALE A 35 E POI DZEKO, KOLAROV, VIDAL E SUAREZ: GLI “OVER” CHE FANNO LA DIFFERENZA AUMENTANO - L'ESPERTO: "LA GENERAZIONE ANNI '80 È LA PRIMA AD AVER CURATO I RECUPERI E NON SOLO LA RESISTENZA ALLO SFORZO, EVITANDO COSÌ IL LOGORIO. FAMOSA FU LA SERATA IN CUI, DOPO UNA PARTITA CON IL REAL RONALDO ANZICHÉ ANDARE A CASA SI SOTTOPOSE A UNA SEDUTA DI CRIOTERAPIA...

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Gabriele Gambini per la Verità

 

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Attingiamo pure dall'epica classica. Pensiamo a Titone. Umano di bell'aspetto, fece invaghire col suo fascino la dea Aurora, che gli conferì il dono dell'immortalità, scordandosi però un dettaglio: impedirgli di invecchiare. Il risultato fu che il pover' uomo continuò a lungo le sue peregrinazioni mondane senza morire, ma con un sembiante e una forma sempre più decrepiti. Ecco.

 

i calciatori odierni non somigliano affatto a lui. Oggi le redini delle squadre blasonate sono nelle mani (e nei piedi) degli ultratrentenni, capaci di conservare un'aria frizzantina, muscoli guizzanti, risultati sul campo sbalorditivi e aspirazione alla gloria consolidata dai fatti. Di più.

 

A determinare i risultati, sono addirittura i quasi quarantenni come Zlatan Ibrahimovic, capaci di elargire prestazioni atletiche di pari livello coi ventenni, con l'aggiunta dell'esperienza, del nerbo, del condizionamento psicologico positivo sul gruppo. Nella storia del pallone, gli atleti nati nella prima metà degli anni Ottanta sono i primi a mostrare una longevità agonistica del genere. Prima, un giocatore di 30 anni somigliava già a un dopolavorista imbolsito in attesa della pensione. Al massimo poteva aspirare all'ultimo contratto della vita, andando a svernare in qualche società dalla nobiltà decaduta.

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Oggi invece c'è il Milan, con il già citato Ibrahimovic che, alla soglia dei 40, percepisce 7 milioni di euro netti all'anno, segna 10 gol in 18 presenze nel girone di ritorno della stagione appena trascorsa, sforna 5 assist, stimola la foga competitiva dei ragazzini al suo fianco e destabilizza le trattative di calciomercato. C'è la Juventus, col trentacinquenne Cristiano Ronaldo, il primo ad arrivare ai raduni di allenamento e l'ultimo ad andarsene, e solo dopo aver sperimentato la più avveniristica delle sedute di crioterapia.

 

C'è la Roma, guidata dall'ariete Edin Dzeko, 34 primavere e il mezzo del cammin di nostra vita a due passi, e però una furia sotto porta che neanche Bruce Lee nel pieno del suo furore. Non scordando il recente acquisto dell'Inter: Aleksandar Kolarov, trentacinquenne dai capelli brizzolati, futuro pilastro dei pretoriani di Antonio Conte.

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Stesso discorso per le trattative aperte: Inter e Juve fanno il filo - con offerte di contratto milionarie - a due «senior» quali Arturo Vidal (33 anni) e Luis Suarez (34 a gennaio). Il segreto di cotanto balzo in avanti c'è. Si chiama recupero. Oggi la preparazione di un atleta non è strutturata solo per consentirgli di sostenere uno sforzo entro un limite di tempo determinato. La scienza medica applicata allo sport prevede il potenziamento delle capacità di riparazione del danno muscolare dettato dalla prova agonistica, con allenamenti e tabelle personalizzati, non soltanto collettivi.

 

zlatan ibrahimovic zlatan ibrahimovic

Gigi Balestra, allenatore e assistente tecnico del Milan glorioso di Fabio Capello e Carlo Ancelotti, nel commentare la direzione intrapresa è categorico: «Ragionare sul recupero dallo sforzo, e non sulla sostenibilità dello sforzo stesso nel breve periodo, ha generato una rivoluzione copernicana nella preparazione dei calciatori. Recupero significa molte cose. Innanzitutto le tabelle di allenamento, in campo e in palestra, sono strutturate sulle individualità dei singoli atleti, valutati per potenzialità genetiche, capacità di sostenere una prestazione, peculiarità fisiche.

 

Un tempo, gli allenamenti erano uguali per tutti, indipendentemente dalle caratteristiche di ciascuno. La prima differenza nasce da lì», osserva. Poi subentra la scienza dell'alimentazione e dell'integrazione mirata. «Negli anni Ottanta, tutti i giocatori mangiavano lo stesso piatto, generalmente riso in bianco, una bistecca, frutta e caffè. I tre pasti principali erano simili, senza variazioni orarie. Oggi si è scoperto che calibrare il riempimento delle riserve di glicogeno dopo una partita facilita di molto il recupero dallo sforzo, proteggendo persino i muscoli dagli infortuni e garantendo una ricostruzione rapida delle fibre. Per questo si tende a mangiare un piatto di carboidrati dopo un incontro».

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Senza scordare la componente etica e psicologica. Dice Balestra: «Gente come Ibrahimovic, Cristiano Ronaldo, Messi, sono modelli di etica del lavoro. La loro vita mondana non è mai esasperata, l'atteggiamento psicologico è sempre finalizzato a ottenere la massima prestazione. Occorre una concentrazione mentale e una predisposizione al sacrificio fuori dal comune.

 

Per fare un esempio pratico: famosa fu la serata in cui, dopo un match disputato con la maglia del Real Madrid, Cristiano Ronaldo, nonostante fosse tarda sera, anziché andare a casa si sottopose a una seduta di crioterapia per migliorare il recupero dallo sforzo. Le tecnologie consentono un supporto scientifico fino a 20 anni fa neppure ipotizzabile».

 

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Le conseguenze sono intuibili. Sul versante economico, le trattative di mercato sono cambiate: pedatori stagionati, e però integri e competitivi, strappano ricchi contratti, determinano le strategie di marketing (la tv svedese Sportbladet, ad esempio, trasmetterà le prime due uscite stagionali del Milan visto l'interesse attorno a Ibra) e fanno sognare i tifosi, stimolano la crescita dei giovani, rallentandone l'esplosione repentina e il conseguente rischio di bruciarsi. Sul piano atletico, proiettano le aspettative di carriera verso orizzonti anagrafici assai dilatati, innescando un precedente epocale nella letteratura sportiva.

 

Sostiene Balestra: «Un progetto atletico pensato per valorizzare l'individualità del singolo giocatore e la sua longevità, genera benefici sulla qualità di gioco complessiva espressa in campo. Siamo nell'era del pressing costante, dei ritmi elevati, del calcio muscolare e nel contempo tecnico.

 

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Nelle formazioni schierate, una bilanciata commistione di esperienza trascinante e incoscienza post adolescenziale garantirà partite ad alto tasso di spettacolo». Il futuro è già qui, nell'era dell'eterno presente. Quaranta is the new trenta, direbbe qualcuno. Facile che i fuoriclasse delle grandi squadre conservino un ritratto in soffitta destinato a invecchiare al loro posto. Dorian Gray insegna.

 

 

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