raiola

IL VERO RE DELL’ESTATE RESTA MINO RAIOLA – IL COLPO DE LIGT E’ VALSO ALL'AGENTE DELL'OLANDESE BEN 10,5 MLN DI COMMISSIONI – FATTO MANOLAS CON IL NAPOLI, IN QUEST’ESTATE CALIENTE IL NUMERO 1 DEI PROCURATORI HA IN MANO DI NUOVO LA CARTA-POGBA, CON ZIDANE CHE PREME PER AVERLO AL REAL – E POI KEAN, DONNARUMMA E BALOTELLI: I SUOI ASSISTITI SONO AL CENTRO DEL MERCATO - GLI AGENTI SI FANNO RICCHI CON LE INTERMEDIAZIONI DEI TRASFERIMENTI: QUASI 2 MILIARDI IN 5 ANNI

de ligt

Marco Iaria per la Gazzetta dello Sport

 

Quanto è costato l' acquisto di De Ligt alla Juventus? 75 milioni. Anzi no: 85,5. I 10,5 milioni di differenza sono i cosiddetti «oneri accessori», cioè la commissione pagata all' agente del calciatore, Mino Raiola, per l' intermediazione nell' affare.

 

Così il colpo che, dopo Ronaldo, rappresenta un ulteriore salto di qualità del club bianconero nel processo di espansione globale, è anche l' occasione per tornare a parlare di un fenomeno figlio del calcio business: lo strapotere dei procuratori. La Juve fa da «cavia» semplicemente perché è l' unica società italiana, per doveri di trasparenza nei confronti del mercato borsistico, a divulgare l' entità delle commissioni delle singole operazioni: non lo comunica nessun' altra, nemmeno le altre due quotate a Piazza Affari.

raiola-balotelli

 

Ma non significa che solo i bianconeri paghino i procuratori così profumatamente, tutt' altro. Basta scorrere l' elenco dei compensi annuali agli agenti, diffuso dalla Figc: nell' anno solare 2018 l' Inter è quella che ha sborsato di più in Serie A, 24,9 milioni, poi la Juve a quota 24,3, quindi la Roma a 23, il Milan a 16,7, il Napoli a 14,2 e via via tutte le altre. Complessivamente i club del massimo campionato hanno speso 172 milioni nel 2018 (erano 138 nel 2017).

 

In realtà gli enormi guadagni dei procuratori sono un fenomeno globale, come documenta il report della Fifa «Intermediaries in international transfers 2018». Negli ultimi cinque anni sono stati spesi quasi 2 miliardi di dollari per le commissioni agli agenti nell' ambito dei trasferimenti dei calciatori, con una preoccupante escalation dai 241 milioni del 2014 ai 548 del 2018.

ibra raiola

 

E stiamo parlando soltanto dei trasferimenti internazionali, monitorati dalla Fifa attraverso il Tms (Transfer Matching System) che impone ai club di fornire informazioni riguardanti gli intermediari utilizzati per le operazioni di compravendita con l' estero. Il 19,5% di tali operazioni, a partire dal 2013, è avvenuto alla presenza di almeno un mediatore. Bene, i quasi 2 miliardi di dollari citati prima sono finiti fuori dal sistema, senza alcun reinvestimento all' interno della famiglia calcistica: dalle casse delle società alle tasche degli intermediari.

 

RAIOLA POGBA

Formalmente, tre parti sono coinvolte nella negoziazione di un trasferimento: il calciatore, il club acquirente e - se l' atleta è ancora sotto contratto - il club venditore. Ciascuna parte può scegliere di impiegare uno o più intermediari, che per i loro servizi percepiscono una commissione.

 

La deregulation varata dalla Fifa di Blatter nel 2015 ha reso il mercato una vera e propria giungla: niente più albi, con la conseguenza che chiunque può improvvisarsi procuratore a patto di assicurare di avere una reputazione impeccabile (in Italia, nel frattempo, è sopraggiunta una legge dello Stato); nessun limite di mandato, per cui l' intermediario può trattare per conto di chi vende, di compra, dello stesso oggetto della compravendita, in barba ai conflitti di interesse; niente tetto alle commissioni, con una semplice «raccomandazione» di limitarle al 3% dello stipendio lordo del giocatore o del prezzo del trasferimento. In questo modo, i procuratori fanno molti più soldi sedendo al tavolo delle trattative di una compravendita che non assistendo l' atleta per la sottoscrizione (o il rinnovo) di un contratto.

 

RAIOLA

«Tutte le società sono sotto scacco. Sarebbe ora di porre fine a questo malcostume», ammette il dirigente di un club di Serie A che preferisce l' anonimato. Ci sono super-agenti in grado di influire sulle scelte di una società e sui destini di un calciatore, esercitando in qualche modo un diritto di proprietà sullo stesso, sebbene le Third Party Ownership (Tpo) siano state messe al bando. Ma è un sistema che, spesso, fa comodo agli stessi club.

 

È il caso, per esempio, delle convenienti operazioni a parametro zero: trovo mesi prima l' accordo col calciatore in vista della scadenza, risparmio sul costo del «cartellino» e sono ben contento di riconoscere una commissione all' agente. Per non parlare di situazioni di necessità: sono costretto a cedere un calciatore entro una certa data per motivi di bilancio, o voglio semplicemente disfarmene perché non rientra più nei piani tecnici, e do al procuratore il mandato a vendere sfruttando la sua rete di relazioni.

MINO RAIOLA

 

Di sicuro, le regole vanno riscritte ed è ciò che sta provando a fare la Fifa di Infantino, con l' annunciata riforma che dovrà entrare nel 2020. Le ipotesi allo studio? Nuovo albo per gli agenti, tetto ai compensi, pubblicazione delle cifre di ogni operazione, divieto di doppia rappresentanza. Basteranno?

 

2. DI PORTA IN PORTA SENZA FORZATURE COSÌ LAVORA RE MINO

Carlo Laudisa per la Gazzetta dello Sport

 

Quando nella primavera del 2012 Mino Raiola fa il giro delle sette chiese per proporre l' affare-Pogba, la prima sosta la fa nell' allora sede del Milan di via Turati. Il diciannovenne centrocampista francese del Manchester United è a parametro zero.

 

L' agente italo-olandese chiede una commissione di 4,9 milioni di euro, oltre ad un percorso di valorizzazione per il suo assistito. Adriano Galliani è tentato, ma Barbara Berlusconi si oppone in onore della spending review rossonera e del relativo bando alle ricche parcelle per i procuratori.

 

La storia ci dice che, invece, la Juve di Agnelli sposa con convinzione quella proposta, con evidente soddisfazione sia per i risultati in campo del Polpo che per i benefici economici ottenuti nel 2016 con il suo ritorno allo United per ben 110 milioni di euro.

MINO RAIOLA CONFERENZA STAMPA IN CUCINA

Una plusvalenza memorabile e un' indiretta risposta a chi aveva considerato spropositata la consulenza di Mino che, peraltro, in questa tornata spunta l' intermediazione sia dal venditore che dal compratore e porta a casa ben 49 milioni di euro. Questo flashback può servire per leggere con razionalità un fenomeno che da sempre suscita polemiche. Per Raiola le mezze misure non esistono.

 

Sia in termini di ambizione che, ovviamente, di compensi: per lui, per i suoi assistiti e i club in affari con loro.La sua regola-madre è quella di concordare con i propri clienti un percorso da prima pagina.L' arma principale? Il rapporto fiduciario. Il vanto? «Io non incateno nessuno, non impongo contratti ai miei calciatori». Facendo leva su ciò punta sempre al massimo.

 

Ibrahimovic è l' emblema di questo tipo di sinergia. Lo svedese arrivò a guadagnare 15 milioni netti all' anno nell' Inter di Moratti, quando CR7 e Messi erano a quota 20. In questa logica anche Balotelli ha provato ad entrare nell' Olimpo dei big, ma è fatalmente scivolato solo per la sua incompiutezza.

RAIOLA DONNARUMMA MEME

 

Nel frattempo Raiola ha iniziato un paziente lavoro di semina che l' ha portato a raccogliere talenti in giro per l' Europa. Il colpo-De Ligt è il primo segnale della riscossa. In quest' estate caliente ha in mano di nuovo la carta-Pogba, con Zidane che preme per averlo al Real. E ancora una volta si prospetta per lui una super-commissione, considerato che sta combattendo in prima linea la battaglia con il Manchester United.

 

mino raiola villa di al capone

Per tornare alla Juve è d' attualità il rinnovo di Kean, altro golden boy del nostro calcio. E in casa-Milan c' è agitazione sul futuro di Donnarumma. In assenza di acquirenti il portierone va a scadenza nel 2021. Raiola stavolta porgerà l' altra guancia ad Elliott e i suoi manager? O andrà ancora al super incasso?

MINO RAIOLA E NEDVEDRAIOLAIBRA GALLIANI RAIOLAMINO RAIOLAMINO RAIOLA

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?