biennale 2019

CHE BIENNALE SARÀ? - L'11 MAGGIO A VENEZIA INIZIA LA 58ESIMA EDIZIONE DELL'ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D'ARTE CONTEMPORANEA - PANZA: “SI RESPIRA UN CLIMA MILLENARISTICO. A TENER BANCO SONO LE NUOVE PAVENTATE APOCALISSI: QUELLE PER MARE DEI MIGRANTI, QUELLA GENERATA DAL SURRISCALDAMENTO CLIMATICO E QUELLE INNESCABILI DA TOTALITARISMI SANGUINARI” - VIDEO DI FULVIO ABBATE PER DAGOSPIA

IL VIDEO DI FULVIO ABBATE DALLA BIENNALE DI VENEZIA

LA BIENNALE AL TEMPO DI RUGOFF APOCALITTICA MA CON SPERANZA

Pierluigi Panza per “il Corriere della sera”

 

BIENNALE 2019 - OPERA DEI CINESI SUN YUAN E PENG YU

L' artista si è fatto un po' cronista del presente e intorno alla Biennale si respira un clima millenaristico. A tener banco sono le nuove paventate apocalissi: quelle per mare dei migranti, quella generata dal surriscaldamento climatico e quelle innescabili da totalitarismi sanguinari che innalzano muri e provocano esili. Abbiamo così Marina Abramovic sommersa dall' innalzamento delle acque ( Rising a Ca' Rezzonico), i libri esiliati di Edmund de Waal ( psalm all' Ateneo Veneto), l'Inferno immersivo di Vasily Klyukin ( In Dante Veritas ) E la 58ª Biennale?

 

Il Padiglione centrale ai Giardini è avvolto nella nebbia diffusa dall' installazione di una delle due italiane presenti nella mostra curata da Ralph Rugoff, Lara Favaretto. Di fianco all' ingresso ci sono tre sacchi dell' immondizia abbandonati da Andreas Lolis e la ragnatela di Tomás Saraceno. Poco oltre la soglia c' è l' opera di due protagonisti di questa edizione, i cinesi Sun Yuan e Peng Yu: è una bloody clean machine .

 

BIENNALE 2019 - OPERA DI TERESA MARGOLLES

«Costa come una Ferrari», scherza Rugoff, ma il suo sporco lavoro è spazzare senza successo il sangue (inchiostro rosso) sparso in sala, danzando come una baccante di Dioniso. Davanti gli sta un muro (sovranista?) sbrecciato e con filo spinato: è quello della città di Juàrez, la più violenta e sanguinaria del Messico, allestito da Teresa Margolles.

I 70 artisti invitati alla mostra May You live in Interesting Times , circa 20 nord americani e molti afro-asiatici, presentano quasi tutti un' opera ai Giardini (parte A) e una seconda all' Arsenale (parte B).

 

Alcuni opere simili, come la fotografa Mari Katayama (nata con una malformazione e trasformatasi in scultura vivente), che espone analoghi sexy autoritratti nei due luoghi; altri, come Shilpa Gupta, cambiano registro: ai Giardini c' è un cancello che sbatte distruggendo la parete mentre all' Arsenale c' è un' emozionale installazione sonora. La divisione tra lato A e lato B non è chiara; dipende anche dalla dimensione delle opere: è la prima volta che viene sperimentata.

 

BIENNALE 2019 - LA BARCA DI CHRISTOPH BUCHEL

Restando ai Giardini, Dominique Gonzalez-Foerster ha costruito un diorama che simula Marte «per ricordarci - rammenta Rugoff - come diventerà la Terra in caso di disastro climatico». Tra i vari media ricompare l'arte astratta e pure quella figurativa. In questa spicca un Guernica dei nostri tempi: è quello di George Condo intitolato Facebook : «I social media - afferma - sono i responsabili dell' ascesa di una politica artificial-realistica. Ho fatto questo dipinto per esorcizzare le menzogne insite in una cultura di amici che ti danno l' amicizia senza essere tuoi amici».

 

I social, con le loro «fake news», diventano agenti dell' apocalisse mediatica. Non mancano i video da fine dei tempi come quelli di Jon Rafman ma, nel complesso, la visita al Padiglione è meno ansiosa dei temi proposti, non annoia, segno che a queste apocalissi gli artisti credono fino a un certo punto. O, come scrive in una sua foto Pino Pascali (al quale l' omonima fondazione dedica una mostra collaterale alle Zattere a 50 anni dalla morte): «Come si fa a vivere la paura? Bisogna farsela sotto».

biennale 2019

 

All' Arsenale sembra che Rugoff voglia negare lo spazio allestendo le opere intorno a grandi pannelli di legno che impediscono di vedere la prospettiva, il contrario di quanto fecero le Grafton l' anno scorso. Tra le prime opere appese c' è una foto di Anthony Hernandez sul degrado di Roma, metafora moderna delle rovine del passato (non c' entra la Raggi: la foto è del 1998-99).

 

Man mano che si avanza gli spazi diventano ariosi e le installazioni colorate (Kemang Wa Lehulere), suggestive, sino a quando appare, improvviso dietro un' arcata, un «elefante» di stracci di Yin Xiuzhen: rappresenta un passeggero sul sedile di un aereo ( Trojan ). Da qui in poi c' è arte figurativa (Martine Gutierrez, Jill Mulleady) e di nuovo i mattacchioni Sun Yuan e Peng Yu con una poltrona romana in silicone alla quale è legato un tubo di gomma che sbatte con gran frastuono. Seguono gli uomini di nylon nero di Alexandra Bircken appesi dovunque, sin alle capriate.

paolo baratta foto di bacco

 

Non si esce soffocati da tanti allarmi: i tempi son grami ma l' arte, denunciando, è anche farmaco. Certo, fuori incombe il barcone dei migranti, arenato sulla terraferma. È Barca nostra , quella che fece naufragio il 18 aprile 2015 nel Canale di Sicilia causando la morte di 800 persone. L' ha allestita Cristoph Büchel, l' artista che due anni fa aveva trasformato una chiesa di Venezia in moschea proprio nei giorni in cui a Mosul trasformavano (ma per davvero) le chiese in moschee.

 

Il barcone poteva venire a Milano ma qui, dove resterà un anno, sembra di casa tra le metalliche rovine dell' Arsenale. Solo le braccia tese di Lorenzo Quinn, che vanno da una sponda all' altra del Piccolo Arsenale ( Building bridges ), sembrano voler creare un ponte salvifico tra tutti gli opposti, sempre che non siano braccia di chi è già affogato.

 

«L' arte va interpretata come si vuole» è un mantra di Rugoff e di tutta l'Ermeneutica. Ma, in definitiva, i nostri tempi sono interessanti? Interessanti ma non felici, sebbene gli artisti appaiano sia apocalittici che integrati e la loro Arte apocalittica ma non troppo.

La Biennale d' arte aprirà sabato e si potrà visitare sino al 24 novembre.

baratta rugoff

 

«La rassegna costa circa 13 milioni e l' ultima ha contato 615 mila visitatori», ricorda il presidente, Paolo Baratta, giunto alla sua ottava rassegna d' arte. Iniziò con le due di Harald Seemann che trasformarono questa rassegna da una sommatoria di mostre personali in un percorso tematico, «senza pretesa di affermare una diplomazia culturale specie in una stagione in cui l' arte non è più storicizzabile e gli artisti sono onnivori». Ogni biglietto è valido due giorni e nelle sale dell' Arsenale si può incontrare personale qualificato che spiega le opere (è l' operazione «Catalogo attivo»).

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...