caravaggio ecce homo

EBBENE SÌ, PARREBBE “CARABAGGIO” – PANZA: "UN DOCUMENTO DEL 1823 CHE QUI PRESENTIAMO (PER PRIMI) TESTIMONIA CHE GIA’ NEL SETTECENTO E OTTOCENTO C’ERA UN “ECCE HOMO” DI CARAVAGGIO (SCRITTO “CARABAGGIO”) A MADRID. E’ IL DIPINTO CHE STAVA PER ESSERE MESSO ALL’ASTA L’8 APRILE SCORSO COME “SCUOLA DI RIBERA” A 1500 EURO! ERA ALL’ACADEMIA REAL DI SAN FERNANDO NEL SETTE-OTTOCENTO E VENNE PERMUTATO CON UN “SAN GIOVANNI” DI ALONSO CANO NEL 1823…"

Pierluigi Panza per https://fattoadarte.corriere.it/

 

ecce homo attribuito a caravaggio ansorena

Il dipinto olio su una tela di 111 x 86 cm. raffigurante un “Ecce homo” presentata nel catalogo dell’asta 8 aprile 2021 della casa madrilena Ansorena come “Circulo de José de Ribera”, con un prezzo base di 1.500 euro, è stato ritirato dopo che numerosi conoscitori italiani, anche per vie diverse, erano giunti alla considerazione che si trattasse di un Caravaggio.

 

Tra i diversi protagonisti della vicenda ricordiamo Antonello Di Pinto, Vittorio Sgarbi, Andrea Ciaroni (primo a vederlo) con lo studioso Pulini, Colnaghi, Tiziana Sassoli, i galleristi Moretti con Voena e con loro Cristina Terzaghi che lo ha visto… Non ripetiamo quali particolari o luce li abbia messi sull’avviso poiché si cadrebbe nel mondo vacuo dell’attribuzione, lo stesso “metodo” che ha portato Roberto Longhi ad affermare che l’ “Ecce homo” di Caravaggio è quello che si trova a Palazzo Massimo a Genova o che ha portato Christiansen a sostenere che sia del Merisi la “Giuditta che decapita Oloferne” ritrovata “in una soffitta” dal francese Eric Tarquin (si è poi cercato, inutilmente, di venderla). Meglio passare ai documenti: i primi qui citati sono già apparsi (specie nello studio di Pulini); fondamentale il documento considerato nell’ultima parte di questo nostro scritto.

 

Pierluigi Panza

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Nel quadro siamo di fronte al momento in cui Pilato, già affacciato alla balaustra, mostra Cristo alla folla dopo averlo fatto flagellare, coronato di spine, rivestito mantello purpureo da re dei giudei che sta per essergli posato sulle spalle e con uno scettro di canna tra le mani pronunciando la frase “Ecce homo”.

 

Il quadro dovrebbe essere uno dei tre commissionati dal cardinale Massimo Massimi nel 1605 e che il Merisi si impegnò a eseguire con soli trentasei giorni a disposizione. Nel 1628 Giovan Battista Cardi Cigoli, scrisse infatti che “Volendo Monsignor Massimi un Ecce Homo che gli soddisfacesse, ne commesse uno al Passignano, uno al Caravaggio et uno al Cigoli senza che l’uno sapesse dell’altro” (G.B. Cardi Cigoli, “Vita di Ludovico Cardi Cigoli, 1559-1613”, ed a cura di G. Battelli e K.H. Busse, San Miniato 1913, pp. 37-38;). Soli 36 giorni poiché dal 25 giugno al 1agosto 1605 sono registrati due episodi che portarono Merisi in carcere.

 

documento

Il 19 luglio viene imprigionato per aver deturpato la porta di due donne, mentre il 29 luglio compie un’aggressione ai danni di Mariano Pasqualone per questioni legate alla sua amata prostituta Lena. Dopo la scadenza del contratto, dal 6 al 17 agosto il pittore sarebbe infatti documentato a Genova da studi dell’attuale direttrice della Galleria Borghese (Francesca Cappelletti, “Caravaggio sugli altari, tra naturale e sacro” in “L’Eterno e il Tempo. Tra Michelangelo e Caravaggio”, catalogo della mostra di Forlì, 2018, p. 153).

 

Caravaggio Ecce Homo - Madrid

A confermare questo, nel 1987 Rossana Barbiellini Amidei, studiando l’archivio della famiglia Massimi, portò alla luce una nota con la quale Caravaggio si impegnava a dipingere per lui un “Ecce homo” per il cardinale: “Io Michel Ang.lo Merisi da Caravaggio mi obligo a pingere all Ill.mo Massimo Massimi per essere stato pagato un quadro di valore e grandezza come è quello ch’io gli feci già della Incoronazione di Crixto per il primo di Agosto 1605. In fede ò scritto e sottoscritto di mia mano questa, questo dì 25 Giunio 1605. (R. Barbiellini Amidei, “Io Michelangelo Merisi da Caravaggio. Ancora a Palazzo Massimo” in “Art e Dossier” 1987, 18, pp.14-15; rende nota anche una analoga nota del pittore Cigoli datata marzo 1607).

ciraoni

 

Questa considerazione spodesta del ruolo l’ “Ecce Homo” conservato alla Galleria Civica di Palazzo Bianco a Genova, attribuito da Longhi (R. Longhi, “L’Ecce Homo del Caravaggio a Genova”, in “Paragone”, 51, 1954, pp. 3-14). Ma questa tela già appariva dubbia, a conferma degli altalenanti abbagli della connoisseurship  (“Caravaggio. Come nascono i capolavori”, a cura di Mina Gregori, Firenze- Roma 1991- 1992, pp. 248-261). Nel palazzo romano di Massimo Massimi transitarono, dunque, tre “Ecce homo”: sono quelli di Ludovico Cigoli,  Caravaggio e Passignano (dipinto mai identificato.)

 

caravaggioeccehomo

Tra il 1605 e il sette, data in cui Cigoli ha realizzato il suo (il preferito dal cardinale) Caravaggio uccide Ranuccio Tomassoni ed è costretto a fuggire. Forse il Massimi volle liberarsi del quadro di un assassino e sta di fatto che quadro finì in Spagna (ma non secondo Longhi, per il quale per Spagna poteva anche intendersi la Sicilia), come attesta il Bellori: “Michel Angiolo Merisi da Caravaggio…… Alli signori Massimi colorì un Ecce Homo che fu portato in Ispagna” (G. P. Bellori, “Le vite de’ pittori, scultori e architetti moderni”, Roma 1672, ed. a cura di E. Borea con prefazione di G. Previtali, Torino 1976, pp. 207-208).

 

PIERLUIGI PANZA

Come ricorda Pulini, va inoltre tenuto conto che uno stretto congiunto del nostro committente, il monsignor Innocenzo Massimi, nel 1623 venne incaricato al ruolo di Nunzio Apostolico in Madrid e potrebbe aver fatto da tramite nel portare l’opera (per questa ipotesi vedi M. Gregori, op. cit. 1991-1992, p. 249). Stiamo ancora controllando sul manoscritto dell’ecclesiastico Paolo Tronchi, che accompagnò il Massimi in Spagna e vi restò per un anno, che ha lasciato un “Diario del viaggio in Spagna di P. Tronci (1623-24)” (vedi Simoni Amante, “Boll. stor. Pisano”, XLIV-XLV [1975-76], pp. 369-426) se fa riferimento al quadro…

 

*

A proposito dello spostamento di un quadro da Napoli a Madrid apriamo una parentesi su Ribera o scuola di Ribera. Anche se la tela fosse di Ribera o scuola un passaggio, comunque, ci sarebbe. Dalla metà degli anni Quaranta una figlia di Ribera intratteneva una relazione illecita con Don Juan José de Austria (per il quale Ribera eseguì un ritratto equestre oggi a Madrid), figlio illegittimo di Filippo IV di Spagna, inviato a Napoli nel 1647 per combattere Masaniello e poi tornato a Madrid, dove divenne primo ministro e morì, forse avvelenato, il 17 settembre 1679.

 

Ma torniamo a Caravaggio.  Secondo la Terzaghi un “Ecce homo” di Caravaggio “è stato sicuramente portato in Spagna nel 1659 dal viceré di Napoli il Conte di Castrillo” (lo ha ribadito nell’incontro organizzato da Casa Testori lunedì 19 aprile) nato con il nome di Garcia de Avellaneda y Haro. In un modo o nell’altro il quadro è sicuramente in Spagna come attesta Bellori da fine Seicento.

CARAVAGGIO

 

Tra il 1726, anno in cui il pittore Antonio Meléndez propone l’istituzione di una accademia di Blle arti a Madrid, e il 2 aprile 1752, anno in cui aprì la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando,  si fece in modo che in questa confluissero qualche opera al servizio degli studenti. Svolse un ruolo fondamentale nella creazione dell’Accademia l’artista italiano Domenico Olivieri, attivo a Roma e a Madrid, che esportò il modello dell’Academia di San Luca a Madrid.

 

Un altro fu lo scultore Felipe de Castro, formatosi a Roma con Giuseppe Rusconi, accademico di San Luca e estensore degli statuti dell’Accademia di San Fernando. Dal 1757 fu istituito anche un periodo di Pensionato romano per gli allievi dell’Accademia (C.Brook, “Gli artisti spagnoli a Roma fra sette e ottocento”, Roma, 2020, pp.17 ss).

 

caravaggio

L’anno esatto in cui l’ “Ecce homo” è entrato nell’Accademia di San Fernando sarà reso noto in uno studio di Itziar Arana Cobos, una specialista dei rapporti tra Italia-Spagna e membro dell’Accademia. Il quadro è certamente in sede dalla fine del XVIII secolo al 1823 quando Evaristo Pérez de Castro, erede del fondatore ed accademico d'onore della Accademia dal 1800, appassionato di arti e raffinato collezionista, propose alla corporazione una permuta di un'opera di sua proprietà un “San Giovanni Battista” attribuito ad Alonso Cano  (RABASF inv 495) per un'opera appartenente all'accademia da scegliere tra quattro. Nell’elenco di queste quattro figura anche un “Ecce Homo con due sassioni di Carabaggio. Numero 155 del catalogo”.

 

Nella riunione ordinaria del 16 Febbraio 1823, è questo è il documento fondamentale del quale qui diamo nota, l'Accademia approva tale cambiamento, che oggi risulta sorprendente anche nelle considerazioni artistiche finali. Leggiamo il documento, che comprova la presenza in Spagna di un “Ecce homo” di Caravaggio.

 

la cena di emmaus caravaggio

 Il titolo del paragrafo (l’originale è in spagnolo, qui lo presentiamo tradotto) è: “Perez De Castro sollecita cambiare un quadro lungo per un altro dell’Accademia “. Il capitolo recita: “Evaristo Pérez de Castro ha sollecitato il vice protettore del permesso di cambiare un quadro di San Giovanni Battista dipinto da Alonso Cano per uno dei quattro che designerà l’Accademia […]”. L’Accademia, si dice più avanti, risulta “ben indennizzata” e acconsente che l’opera di Cano “si permuti… con Ecce Homo che si dice esser del Caravaggio (Carabaggio ndr)… e approva il cambio del resto a vantaggio di questa stessa Accademia” (Actas de Sesiones de la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Año 1823, fol. 88v-89r).

 

MUSEO PRADO

 Evaristo Pérez de Castro, diplomatico e politico spagnolo fu tra i principali protettori di Francisco Goya. Il “San Giovanni Battista” attribuito a Cano è ancora oggi esposto nell’Accademia di San Fernando a fianco di un “San Gerolamo” proprio di Ribera. Ciò aumenta, come al solito, il tasso di mistero. Il “Carabaggio” passò certo agli eredi di Evaristo Pérez de Castro e da lì non siamo in grado di ricostruire tutti i passaggi sino alla famiglia dei tre fratelli che lo avevano presentato alla casa d’asta Ansorena, che lo hanno ereditato dal padre e dai nonni. I tre, per altro, non andavano nemmeno del tutto d’accordo sulla vendita.

 

Ora il quadro è al Prado. L’Academia di San Fernando è organismo di consulenza dello Stato e il quadro sarà studiato da Itzia Aracan. Come nel caso del “Salvator Mundi” attribuito a Leonardo, c’è da giurarci che il restauro renderà l’opera, come dire, più caravaggesca: sistemerà l’aggrovigliato incrocio tra la mano sinistra di Pilato e la destra di Cristo che tiene la canna, sistemeranno le cadute di colore ecc ecc…

 

 

 

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