philippe daverio

“LA MAFIA SBAGLIA SEMPRE LA CRAVATTA” – LANGONE RICORDA COME DAVERIO CONSIDERASSE LA CURA MONDANA “DI PER SÉ ANTIMAFIOSA”. "L'ITALIA IN BRAGHE CORTE NON SE LO MERITAVA E INFATTI GLI AVEVA TOLTO LA TV. MA NON POTE’ TOGLIERGLI IL FARFALLINO – LUCA BEATRICE: “IL SUO “PASSEPARTOUT” È STATO A LUNGO IL MIGLIOR PROGRAMMA DI ARTE E DI CULTURA TRASMESSO IN RAI” – QUEL CONSIGLIO PER IL TITOLO DI UN LIBRO…

Camillo Langone per “il Foglio”

 

DAVERIO 11

Philippe Daverio era un uomo talmente libero che non si era laureato, pur avendo dato tutti gli esami, che aveva fatto l’assessore alla Cultura con la Lega, che aveva difeso l’utilizzo degli animali nei circhi, che da milanese aveva definito Milano brutta, ed era talmente intelligente da capire che i grattacieli sono pura hybris e che il declino dell’estetica cattolica inizia addirittura con Leone XIII, ossia con la dottrina sociale della Chiesa.

CAMILLO LANGONE

 

 Daverio era la dimostrazione che i più utili alla società sono coloro che si mostrano antisociali, che la civiltà si serve con una certa impopolarità. Come dandy si collocava, secondo l’esperto Giuseppe Scaraffia, a metà strada fra la scuola di Wilde e quella di Brummell, e dunque riconoscibile ma non troppo, eccentrico senza furori.

 

Considerava il vestirsi bene alla base del vivere civile (a Palermo disse: “La cura mondana è di per sé antimafiosa, perché la mafia sbaglia sempre la cravatta”). Come Goethe e Milosz sapeva che l’estetica precede l’etica. L’Italia in braghe corte non se lo meritava, Philippe Daverio, e infatti gli aveva tolto la televisione. Ma non poté togliergli il farfallino.

DAVERIO FORMENTINI

 

2 – IL SUO «PASSEPARTOUT» APRÌ LE PORTE DELLA TV ALLA GRANDE CULTURA

Luca Beatrice per “il Giornale”

 

A ddetti ai lavori a parte, ben pochi conoscevano il mestiere di storico e critico d' arte, che non è compreso in nessun album professionale. Quasi nessuno ricorderà che Giulio Carlo Argan fu sindaco di Roma, eppure il ricco patrimonio culturale del nostro Paese ne avrebbe avuto così bisogno di esperti, appassionati, conoscitori. Forse a Philippe Daverio sarebbe stato giusto assegnare il ministero della cultura, lui che parlava tante lingue, erudito e insieme divulgatore, capace di comunicare con chiunque e di scelte controcorrente e coraggiose.

 

DAVERIO 13

Era malato da tempo ed è scomparso ieri mattina a Milano, a soli settant' anni che sembrano pochi per la faccia e l' espressione da ragazzo mai cresciuto, con i suoi abiti ricercatissimi volutamente demodé, tra il dandy e il gentiluomo di campagna, l' uniforme di un uomo si è vestito per uscire anche durante la reclusione - che solo per caso è vissuto tra i due ultimi secoli ma che probabilmente avrebbe preferito attraversare l' Ottocento, per un' idea di arte ancora legata al manufatto di pregio, all' abilità dell' artefice, che si arresta poco prima delle avanguardie.

DAVERIO 1

 

Nei suoi libri ne ha scritti tanti, i più recenti pubblicati come strenne natalizie ricche di immagini, aneddoti, curiosità, dai titoli subito ficcanti e indovinati Ho finalmente capito l' Italia. Piccolo trattato ad uso degli stranieri (e degli italiani), Grand Tour d' Italia a piccoli passi. Oltre 80 luoghi e itinerari da scoprire, La mia Europa a piccoli passi, usciti per Rizzoli fino al recente Racconto dell' arte occidentale.

 

Dai Greci alla Pop Art, pubblicato da Solferino - si rivela la cultura enciclopedica mai specialistica, che faceva storcere il naso agli accademici. Nato a Mulhouse, in Alsazia, nel 1949, apolide ma comunque milanese (anche se non mancò di definire brutta la sua città) si vantava di aver studiato alla Bocconi senza essersi laureato, e già questo la dice lunga sul suo snobismo rispetto ai canali ufficiali dell' istruzione.

 

L' arte per Daverio è stata passione personale e insieme capacità di parlare al pubblico.

DAVERIO

Primo mestiere, il gallerista. Nel '75 aprì uno spazio in via Montenapoleone, quindi nel 1986 a New York per poi tornare a Milano, in corso Italia, occupandosi prevalentemente di pittura del primo 900. Anche il provenire dal mercato gli attirò qualche sospetto, in un Paese dove la maggior parte dei critici condiziona le scelte dei collezionisti e incassa interessanti percentuali, Daverio fece tutto alla luce del sole.

 

Seconda eresia, la più estrema: tra 1993 e 1996 fu assessore alla cultura della giunta Formentini a Milano, apparentandosi pur da indipendente alla Lega e dunque al centrodestra. Apriti cielo, chiunque, tra i pochi, si fosse permesso di trattare la cultura oltre il dominio della sinistra veniva trattato come un paria. Scelte che si pagano con l' autoisolamento dal salotto buono e a cui si può rispondere solo attraverso la popolarità, peraltro crescente, suggellata dalla divisa daveriana: papillon su camicie a righe e quadretti, abito a tre pezzi, calzino in tinta con la pochette, un' esplosione ardita di tinte a contrastare il total black dei contemporaneisti.

PHILIPPE DAVERIO

 

Torniamo alla politica. Difficile affermare che Daverio sia stato organico alla destra (sosteneva semmai fosse stata la Lega ad aver sposato le sue idee) e infatti anni dopo si candidò con Filippo Penati a sinistra e, nel 2019 sostenne l' europeismo di Emma Bonino. Sembra che per l' intellettuale cambiare idea sia normale, il giorno che ne troveremo uno disposto coerentemente a restare a destra avrà il nostro plauso incondizionato.

 

PHILIPPE DAVERIO E LA MOGLIE ELENA GREGORI

Tuttavia la vera forza di Philippe Daverio fu nella televisione. Passepartout è stato a lungo il miglior programma di arte e di cultura trasmesso in Rai, dove il conduttore vestiva i panni di eccezionale guida turistica per far scoprire agli italiani le più incredibili bellezze nascoste. Andò in onda su Rai Tre per dieci anni, in fasce orarie spesso proibitive, eppure seguitissimo da un pubblico molto vasto, desideroso di conoscere e imparare.

 

luca beatrice

Venne chiuso nel 2011 senza nessuna ragione particolare, fortunatamente molto dell' immenso materiale raccolto è finito nei suoi libri.

 

Un ricordo personale, infine. Non credo per disistima nei miei confronti, Daverio prese male la mia nomina al Padiglione Italia per la Biennale del 2009. Mi attaccò sui giornali sostenendo capissi ben più di calcio che di arte. Ne seguì qualche schermaglia, poi sfumata.

 

PASSEPARTOUT

Lo rincontro anni dopo e basta una stretta di mano e una buona a cena annaffiata dal gin tonic (che amava molto) per dimenticare. Gli racconto del mio libro in uscita, argomento l' arte italiana ai tempi di Silvio Berlusconi e lui, generosamente, mi regala il titolo geniale che ancora non avevo: «nati sotto il Biscione». E dunque gli devo ancora un grazie e la speranza, nell' addio, che vada a spiegare in paradiso quanto è bella l' Italia.

philippe daverio al tg2 post 2philippe daverio al tg2 post 5PHILIPPE DAVERIO - HO FINALMENTE CAPITO L ITALIAPHILIPPE DAVERIOphilip daverio, gile baephilippe daverioLUCA BEATRICE - NATI SOTTO IL BISCIONEphilippe daverio al tg2 post 1

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…