LEONARDO, "GENIO" DELL'IMPERFEZIONE – PANZA: "IN UN LIBRO SGARBI RACCONTA L'ARTISTA DI VINCI E LA SUA INFLUENZA SULL’ARTE CONCETTUALE. LA GIOCONDA È UN FETICCIO, È COME UN'IMMAGINE SACRA. OSSERVARE LA MONNA LISA È DIVENTATO UN ATTO DI FEDE, COME OSSERVARE LA SINDONE. SGARBI HA GIOCO FACILE NEL MOSTRARE LA FORTUNA DELL'USO CONCETTUALE DELLA GIOCONDA NEI VARI DALÌ, WARHOL, BASQUIAT E NELLA PUBBLICITÀ" - E SUL CONTROVERSO 'SALVATOR MUNDI'... - VIDEO

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Pierluigi Panza per il “Corriere della sera”

 

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In chiusura dell' anniversario leonardesco anche Vittorio Sgarbi sintetizza il proprio pensiero sul genio di Vinci, che non è «capra, capra, capra», piuttosto un «genio dell' imperfezione» ( Leonardo. Il genio dell' imperfezione , da oggi in libreria per La nave di Teseo).

 

L' affermazione può apparire controcorrente quando detta da Sgarbi a un generico pubblico televisivo; ma il critico ferrarese sa benissimo che una valanga di studi assecondano un' affermazione come questa rimarcando, anche su base documentaria, l' irrequietezza di Leonardo nel portare a termine le proprie opere e la sua imprudenza nella pittura a muro, dovuta al rifiuto della tradizionale tecnica dell' affresco in favore della sperimentazione di soluzioni alternative.

 

Per questo motivo si è persa la sua Battaglia di Anghiari nel Salone di Palazzo Vecchio a Firenze (vanamente ricercata, negli anni scorsi, spicconando l' affresco sovrastante del Vasari) e anche il Cenacolo , a Milano, non se la passa molto bene.

 

Un Leonardo teista e cristiano, esplicitamente sul modello di Benedetto Croce ( «Perché non possiamo non dirci cristiani» ), quello interpretato da Sgarbi, un Leonardo che vede in Dio il «principio che ha messo in moto l' universo» ove, invece, si è soliti vedere in lui un osservatore ateo della Natura, un po' confuso successore degli atomisti un po' predecessore del primo sperimentalismo Secentesco. O semmai, alla Fritjof Capra, un filosofo olistico e sincretista.

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L' interpretazione artistica, dove Sgarbi ha abile intuizione, pone Leonardo come fondatore dell' arte concettuale: prima viene l' idea, poi l' esecuzione dell' opera. Questo serve a Sgarbi per strabilianti collegamenti tra le opere dell' artista di Vinci e le Avanguardie. L' idea comprende anche il raffigurare «i moti dell' anima», aspetto che rende Leonardo un padre della psicologia nell' arte; ma porre l' idea al vertice del processo artistico dimostra che «l' arte è cosa mentale». Da qui al passaggio all' Orinatoio o alla Porta: 11 rue Larrey di Duchamp il passo non è breve, ma il critico lo compie vedendo in queste opere il traguardo dei princìpi del leonardesco Trattato della pittura . Sul disegno come prima sintesi dell' idea si è intrattenuta nel recente convegno Leonardo and his circle (Accademia dei Lincei) anche Carmen Bambach, diventata una dei punti di riferimento degli studi vinciani dopo l' uscita dei suoi quattro volumi Leonardo da Vinci Rediscovered (Yale University).

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L' importanza attribuita all' idea determina anche un comportamento di Leonardo «genio dell' imperfezione»: iniziare molte opere, ma non fissarsi su alcuna poiché sempre rapito da nuove passioni e invenzioni. Forse, in questa osservazione c' è anche un sentiment autobiografico, ma il critico ferrarese con pudore non lo dice.

 

La Gioconda è un feticcio, è come un' immagine sacra. Osservare la Gioconda è diventato un atto di fede, come osservare la Sindone. Leonardo ha creato una persona da venerare attraverso la pittura e ora crediamo in essa per fede. Sancito che il valore dell' opera sta nel concetto, Sgarbi ha gioco facile nel mostrare la fortuna dell' uso concettuale della Gioconda nei vari Dalì, Warhol, Basquiat e nella pubblicità. Una Sindone è anche l' Ultima Cena , poiché è «l' impronta di ciò che è stata, una larva, un fantasma».

 

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Nel Leonardo di Sgarbi c' è molta presenza fiorentina, anche una «diretta» discendenza del David dal disegno dell' Uomo vitruviano delle Gallerie dell' Accademia di Venezia (che stanno mettendo a punto un sistema digitale per mostrarlo anche durante gli anni in cui il disegno resterà al buio).

 

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Sgarbi evita di affrontare il secondo soggiorno milanese di Leonardo e quello romano eludendo il confronto con due seri testi aggiornati sull' argomento (Margaret Dalivalle, Martin Kemp, Robert Simon, Salvator Mundi , Oxford University Press e Leonardo a Roma. Influenze ed eredità curato per l' Accademia dei Lincei da Roberto Antonelli, Claudia Cieri Via, Antonio e Maria Forcellino, Bardi edizioni) e con il quadro oggi più controverso, quel Salvator Mundi acquistato dal principe saudita Mohammed Bin Salman per 450 milioni di dollari. Per approfondire questi aspetti, fino al 12 gennaio a Villa Farnesina sono in corso la mostra Leonardo a Roma (con esposto il Salvator Mundi di Napoli) e una seconda rassegna dedicata alla «biblioteca» del genio.

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