marco ferreri design

UN MARZIANI IN ITALIA - COMPASSO D’ORO ALLA CARRIERA A MARCO FERRERI, MAESTRO SENZA TOGHE E ARTIFICI MONDANI DEL DESIGN (NON A CASO VIENE DALLA LEZIONE DI BRUNO MUNARI) – “FOGLIO ECONOMICO”, “PROFUMO D’ACCIUGA”, “TEATRO GALLEGGIANTE”, “SUPERBLOCK”, FERRERI CI RICORDA QUANTO SIA BELLO CIRCONDARSI DI OGGETTI “PARLANTI” CHE EVOCANO MEMORIE ANCESTRALI, STORIE PRIVATE – IL PORTAPRESERVATIVO DA POLSO…

Gianluca Marziani per Dagospia

 

 

tokyo

Ci sono designer che scelgono le luci strobo del narcisismo mediatico, i riflettori da Salone per brandizzarsi a misura d’evento globale; e poi ci sono i designer silenziosi, quelli che inquadro nel termine bianconero elettrico, ovvero, figure da studio e pochi fronzoli, utilizzatori a passo uno dei social media, professionisti da backstage aziendale, talvolta con invenzioni che rivoluzionano le nostre vite in forma anonima. Marco Ferreri, Compasso d’Oro 2020 alla carriera, è un maestro senza toghe e artifici mondani, un bricoleur che ama le pieghe essenziali del bianconero elettrico, non a caso viene dalla lezione “parentale” di Bruno Munari, il poeta bianco della carta parlante, l’artista del semplice ma profondo, elementare ma denso, asciutto e ascetico disporsi verso il mondo.

 

teatro galleggiante

Per noi alieni il design è una pietra (ops, sedia) filosofale dell’umana specie, apice d’ingegno che unisce la purezza dell’idea con la poesia della forma funzionale. Gli archeologi del futuro, ritrovando oggetti sul suolo italico, capiranno come qui si siano fusi l’intuito con l’ozio, la poesia col benessere, la perizia tecnica con la bellezza dietro il gesto aereo. Il bianconero elettrico non è sottrazione cromatica ma un’attitudine del pensiero, per concepire la forma come idea a matita su carta, un esoscheletro dell’oggetto che si fonde con il rituale primigenio della scultura.

 

Quando ti poni in modo così basilare nel segno d’inizio, così limpido nel rituale creativo, allora sei figlio del bianconero da cui l’universo prende forma, da cui ogni disegno trae ossigeno, da cui ogni volume origina per natura. I colori, per capirci, incarnano il rito dinamico del progresso, il portato emotivo e sociale degli oggetti, mentre il bianconero rimane l’assetto fetale delle forme, l’anima pura che inspira mondo ed espira soluzioni poetiche. Dentro e fuori, coscienza e civiltà, spirito e corpo per un viaggio cosmico tra oggetti e nature.  

solo sole

 

Il bianconero elettrico riguarda gli oggetti persistenti del vostro immaginario, quel loro modo di partecipare all’essenza, usando la geometria senza derive accessorie, il colore solo quando sostantivo e non puro aggettivo, cucendo le parti con tessiture poetiche, confezionandole con ironia educata. Il bianconero speciale narra l’essenza dei grandi maestri, da Achille Castiglioni a Enzo Mari, da Cini Boeri a Gae Aulenti, da Bruno Munari a Marco Zanuso… Bianconero come perimetro fondante di una professione sempre più ibrida, figlia dell’architettura e cugina della scultura, ormai implicata nei processi semantici della metropoli, del legame tra antichità e presente, del tema sostenibilità e salvaguardia, dello straordinario come nuovo ordine sociale. 

 

tappeti sport

Anche i premi dovrebbero essere oggetti senza colore, figli di una notte monocroma che risorge nell’alba colorata di ogni intuizione.

Il Compasso, ovviamente, lo terrei in oro per motivi storici, ma il foglio su cui il compasso disegna lo vorrei bianco: per evidenziare una lunga carriera destinata a nuovi orizzonti, ricca di spunti e appunti, inclusiva per natura radiante.

Marco Ferreri (Imperia, 1958) appartiene alla linea più longitudinale del design, al suo spessore metabolico, al nomadismo tra linguaggi combacianti. I suoi progetti cercano la soluzione concreta del committente ma volentieri escono dal seminato industriale, varcando i campi sminati del multiplo d’artista, seguendo la ragione creativa che vuole perdersi senza disperdersi, trovando l’aggettivo liquido dentro il sostantivo solido, volando in alto coi piedi piantati al suolo.

 

profumo d acciuga

Un giorno Ferreri mi disse: “Mi interessa approfondire e innovare. Mi interessa disegnare le prestazioni, fare diventare cosa quello che la materia e/o il processo costruttivo hanno già dentro. Mi interessa la materia, il suo limite estremo, il minimo, il massimo. Mi interessano la libertà, l’allegria e la serietà…”

 

Nel 1996 prese un pezzo di legno, già usato come piano di una macchina per tagliare il marmo, ci infilò un chiodo e lo rese appendino per giornali, spingendo avanti l’intuizione statica di Giovanni Anselmo e Giuseppe Penone. Titolo del progetto: “Foglio Economico”.

Nel 2003 gli chiesero il progetto per un portafortuna. Ne venne fuori un oggetto erotico che rimaneva sempre eretto. Il fortunello, per un refuso di magia, prese il nome di “Fottunello”. Per tutto il resto, buona immaginazione.

marco ferreri 11

Nel 2005, durante un workshop per Unilever, ideò un oggetto chiuso a forma d’acciuga, contenente “Profumo d’Acciuga”. Con il pensiero al famoso odore di merda d’artista, Ferreri trattenne la memoria proustiana dentro la semiotica di un packaging narrante. Il Graal degli odori.

 

Nel 1998 immaginò per il lago di Mantova un “Teatro Galleggiante” su una chiatta che fungeva da palcoscenico. Una barca doveva trascinare cento canotti, ognuno per un singolo spettatore, formando una spirale di pubblico attorno alla chiatta.

 

Nel 1994 inventò “Superblock”, un mattonino stile Lego con cui costruire i muri perimetrali delle piscine.

 

Nel 2004 creò “Macchie”, un set con tovaglia e tovaglioli macchiati di vino, così da mescolare la memoria contadina con l’uso promiscuo sulle tavole dei consumatori. Vantaggi mimetici a portata di gesto, geografia di macchie meticce che univa il Paese nella diversa provenienza dei vini.

 

mani pulite

Nel 2009 ideò una scultura che suonava con la luce del sole. Nel 1993 creò sculture sonore con sessanta tamburi solari, posizionandole nei luoghi della vita all’aperto, dove i suoi pattern ritmici diventavano tappeti sonori del quotidiano.

Del 2009 erano i tappeti che nascevano da sezioni dei campi per lo sport, tipo tennis e basket, mentre datano 1994 i tappeti sonori che riproducevano rumori naturali con piccoli escamotage dentro il tessuto. 

 

Ci sono poi tanti progetti d’allestimento: per il Festivaletteratura di Mantova, la Triennale di Milano, i musei, le abitazioni e i negozi, sempre con il profilo dell’essenza, del giusto riuso di forme che non sono mai scarto ma occasione amorevole di pensiero.

 

Ferreri ci ricorda quanto sia bello circondarsi di oggetti “parlanti” che evocano memorie ancestrali, storie private, eventi collettivi, riti sociali e culturali. Sussurra di spargere attorno a noi complementi dalle molte funzioni: quelle ovvie per cui li acquistiamo ma anche quelle insospettabili, nascoste nella forma, nel titolo, nella didascalia, nel packaging, nei materiali… Gli oggetti di Ferreri contengono il suo amore per i colli piacentini, la vita milanese, l’insegnamento come educazione platonica, la passione decisiva per la campagna e i processi agricoli, il sentore di un’Italia che mantiene il suo prezioso genius loci.

gioca sicuro

 

E’ un’essenza che tocca la metafisica francescana di Antonio Moresco, godendo nel silenzio dei monti mentre arriva il suono filante di moto da corsa, mentre la tecnologia si nasconde sotto il morbido delle superfici naturali. E’ un mondo semplice che ha compreso la complessità, riducendo il numero di oggetti necessari, aumentando la durata dei singoli accessori, evitando decorazioni che vincolerebbero tempo e spazio attorno a quei piccoli moloch di primitiva contemporaneità.

 

Coerente e ampio il lavoro sugli oggetti d’uso quotidiano: dai capi tecnici per Dainese al portapreservativo da polso, dai servizi di piatti ai contenitori, dai vasi ad un geniale lavandino in plastica stampata, dalle sedute alle lampade, fino al design grafico su cui Ferreri esprime un minimalismo sensibile e ironico… per ogni oggetto industriale Ferreri formula un percorso sartoriale, pensato attorno agli archetipi di quella forma, alla ricerca di soluzioni povere ma efficaci, eticamente sensibili, ecologicamente adeguate.

ferreri 4

 

Nessuno spreco, nessuna forzatura per qualche piacere banale, nessuna dipendenza dai trend a rapida consunzione. I suoi volumi rispondono all’attitudine del bianconero interiore: nati dalle radici dello sguardo, cresciuti con sapienza essenziale, occupano il loro posto sui tavoli di Giorgio Morandi, restando fuori dalla cornice, oltre i margini della pittura, dove la vita lascia impronte su vasi, piatti, bicchieri….

 

Bella fortuna conoscere questo signore educato e gentile, simpatico senza fronzoli, in armonia con le persone e gli oggetti che lo circondano. Si chiama come uno dei miei registi terrestri preferiti: e queste non sono casualità ma gemellaggi celesti, curve cosmiche che disegnano sedie astrali attraverso i perimetri di stelle. Anche perché qualcuno dovrà pur far sedere i vostri sogni che attraversano l’immensità del cielo…

 

ferreri 2

 

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