PICASSO BOOM!- “DONNE DI ALGERI” DIVENTA L’OPERA PIU’ COSTOSA: DA CHRISTIE’S A NEW YORK IL DIPINTO BATTUTO ALL’ASTA PER 179 MLN DI DOLLARI - BONAMI: "CHI SI SCANDALIZZA SI METTA L’ANIMA IN PACE. L’ARTE SUPERFLUA MA NECESSARIA. COME IL CALCIO"

Scott Reyburn per "The New York Times" pubblicato da “la Repubblica”

 

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In un alternarsi di grida, clamore e concitazione, lunedì sera il dipinto di Pablo Picasso del 1955 Donne di Algeri Versione “ O” è stato battuto per 179,4 milioni di dollari da Christie’s, nel corso della sua asta di opere del XX secolo intitolata Looking Forward to the Past (Guardando avanti al passato). Si tratta della cifra più alta mai raggiunta da un’opera d’arte venduta all’asta e ha superato di molto le stime che si aggiravano intorno ai 140 milioni di dollari.

 

Una volta arrivata un’offerta da 120 milioni di dollari, hanno continuato a disputarsi il Picasso al telefono solo cinque clienti, con un gioco al rialzo — spesso lento e sfinente — a colpi di un milione di dollari. Alla fine se lo è aggiudicato l’acquirente rappresentato da Brett Gorvy, capo della divisione internazionale di arte contemporanea di Christie’s. Il precedente record di tutti i tempi era detenuto dal trittico Three Studies of Lucian Freud di Francis Bacon, battuto all’asta sempre da Christie’s per 142,4 milioni di dollari, e acquistato da Elaine Wynn, cofondatrice dell’impero dei casinò Wynn, nel novembre 2013.

 

«È difficilissimo trovare sul mercato nuovi Picasso di grosse dimensioni e di qualità eccelsa come questo» ha detto Thomas Bombard, commerciante d’arte con base a Parigi. «Naturalmente il prezzo è determinato dal fatto che siamo in presenza di qualcosa di unico».

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Meno di mezz’ora dopo la vendita del Picasso, la scheletrica scultura di bronzo di Alberto Giacometti L’homme au doigt ( L’uomo che indica) è stata acquistata per 126 milioni di dollari (che salgono a 141,3 con i diritti d’asta), facendo segnare un altro record per le sculture. Per la prima volta nella storia due opere vendute nel corso della stessa asta hanno superato i 120 milioni di dollari ciascuna.

 

Le Donne di Algeri Versione “ O” di Picasso è il più appariscente e imponente quadro di una serie che l’artista spagnolo produsse dal 1954 al 1955, confrontandosi con l’omonimo capolavoro del 1834 di Eugène Delacroix. L’ultima volta che è stato messo sul mercato era il novembre 1997 e fu aggiudicato a un’asta da Christie’s di opere di proprietà di collezionisti americani, Victor e Sally Ganz, per 31,9 milioni di dollari. Fu acquistato da un collezionista saudita e conservato in una casa di Londra. Chi ha deciso di mettere il quadro in vendita lunedì sera (la sua identità è sconosciuta), si è sentito offrire un prezzo minimo garantito da Christie’s che ha valutato l’opera al successo meno 140 milioni di dollari.

 

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Lo scultore di origine svizzere Giacometti è diventato uno dei nomi più famosi nel mercato dell’arte nel febbraio 2010, quando la miliardaria Lily Safra pagò 65 milioni di sterline (al cambio dell’epoca 103,4 milioni di dollari) per la scultura in bronzo L’homme qui marche I a un’asta di Sotheby’s a Londra. L’homme au doigt è un bronzo precedente, dipinto a mano e risalente al 1947-51.

 

Secondo il sito artinfo. com, l’anonimo proprietario che l’ha messo in vendita da Christie’s dovrebbe essere il magnate del settore immobiliare newyorchese Sheldon Solow. La scultura di Giacometti è stata stimata dalla perizia di prevendita 130 milioni di dollari senza garanzie finanziarie. Essendo ovviamente un lotto meno commerciale rispetto al Picasso, ha attirato solo due potenziali compratori interessati che hanno partecipato all’asta al telefono.

 

Looking Forward to the Past è stata organizzata da Loic Gouzer, specialista di Christie’s per l’arte contemporanea. In passato ha organizzato per la casa d’aste la vendita di 35 opere di artisti contemporanei di tendenza, intitolata If I Live I’ll See You Tuesday (Se sarò vivo ci vediamo martedì) e ha fatto guadagnare alla casa d’aste 134,6 milioni di dollari. Questa volta Gouzer e i suoi colleghi esperti di Christie’s volevano abbinare a capolavori dell’inizio del XX secolo di enorme valore — tra i quali per l’appunto Picasso, Giacometti e Monet — opere contemporanee di artisti molto richiesti quali Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat e Peter Doig.

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Il lotto di 35 opere all’asta ha portato a vendite per 705,9 milioni: soltanto una è rimasta invenduta. L’alta percentuale di è stata garantita da 18 opere che avevano ottenuto garanzie pre-asta finanziate o da terzi o dalla stessa casa Christie’s. Cinque lotti, con un valore stimato inferiore, ma in ogni caso superiore a 200 milioni di dollari, sono stati garantiti dalla casa d’aste. Le generose garanzie di Christie’s, che è di proprietà del magnate francese dei beni di lusso François Pinault, e la possibilità di vendere a mega-ricchi che collezionano sia arte impressionista sia contemporanea, hanno portato alla concentrazione di opere che i collezionisti non vedevano l’ora di contendersi a suon di milioni.

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«I prezzi hanno raggiunto livelli così elevati che hanno incoraggiato a mettere sul mercato le opere migliori» ha detto il consulente d’arte londinese Wendy Goldsmith, ex responsabile dell’arte europea del XIX secolo da Christie’s. «I venditori sono stati fortemente condizionati da queste cifre. Vogliono battere il ferro finché è caldo, perché sanno che niente è destinato a durare per sempre».

 

Con una simile alta percentuale di opere garantite a prezzi considerevoli, l’usuale concorrenza nelle sale di Christie’s non si è avvertita e la maggior parte delle offerte è arrivata via telefono. Tra la manciata di opere acquistate in sala, c’era un dipinto di Max Ernst del 1924, La coppia, acquistato dal commerciante d’arte di New York David Zwirner per 9,1 milioni di dollari, di poco al di sopra della stima più alta. La serata in ogni caso è stata caratterizzata dalle offerte arrivate al telefono. Questo il caso anche del ritratto di Dora Maar Busto di donna , opera del 1938 di Picasso: per averla il magnate dei casinò Steve Wynn ha offerto 67,4 milioni di dollari, molto al di sopra del valore della perizia. Altrettanto è accaduto per la tela astratta di Mark Rothko del 1958 No. 3-6 ( Black Stripe) , aggiudicata per 40,5 milioni di dollari. Entrambe le opere sono state acquistate da associati di Christie’s con sede in Asia.

 

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Ma che cosa implica il grande successo di questa vendita, ammesso che significhi qualcosa? Malgrado il suo ex capo esecutivo Stephen Murphy se ne sia andato, e nonostante le preoccupazioni sui prezzi d’asta gonfiati dalle garanzie, Christie’s mostra ancora i muscoli per attirare le opere d’arte di maggior valore al mondo da battere all’asta. E lo 0,1 per cento dei più ricchi miliardari al mondo paga alla casa d’aste commissioni sempre più alte. «Quando Murphy se ne andò sembrava che ci sarebbero stati minori garanzie, mentre di fatto sono più alte che mai», ha detto Guy Jennings, managing director del Fine Art Fund di London. «E per sbaragliare tutta la concorrenza, Christie’s sta usando capitali vertiginosi».

 

2. L’ARTE È SUPERFLUA E NECESSARIA. ALLA FINE CI GUADAGNANO TUTTI

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Francesco Bonami per “la Stampa”

 

Vittorio Gassman diceva «Un grande avvenire dietro le spalle». La casa d’aste Christie’s lo ha parafrasato chiamando l’asta di lunedì sera a New York Looking Forward to the Past , «Non vedere l’ora che arrivi il passato». Un titolo che fa proprio a pugni con quello che sta succedendo nel mercato dell’arte.

 

Nessuno ha nessuna voglia di tornare al passato visti i prezzi esorbitanti raggiunti dalle opere messe in vendita . Chi si scandalizza per la cifra e lo spreco si metta l’anima in pace. Chiunque abbia comprato le signorine di Algeri non ha certo tolto il pane di bocca a nessuno. E’ probabile anzi che con la propria attività abbia contribuito a far mangiare molte persone.

 

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Pensiamo a quell’ imprenditore cinese che ha portato qualche giorno fa in gita premio a Parigi 6400 impiegati affittando 84 aerei e 140 alberghi. Quando si dice creare un indotto. Potrebbe essere lui ad essersi portato a casa con i risparmi il Picasso senza togliere nulla a nessuno.

 

Certo nello schema generale delle cose l’arte è superflua ma non meno, come si diceva un tempo, di 22 signori che rincorrono una palla per 90 minuti e che nell’insieme costano più del Picasso. Di entrambe le cose abbiamo comunque bisogno per dimenticarci ogni tanto delle nostre quotidiane e pressanti necessità.

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