romina

SVIPPATI DA BIENNALE - DA ROMINA POWER A MARISA LAURITO: POLEMICHE PER I 60 ARTISTI CHE PAGANO PER ESPORRE: IL REGOLAMENTO NON LO CONSENTE - LA COSTA RICA SI RITIRA PER “CAUSE DI FORZA MAGGIORE”

biennalebiennale

Claudia Colasanti per il “Fatto Quotidiano”

 

Molto rumore per nulla? A un mese dall’inaugurazione voci risentite, subbuglio e sdegno, consegnati a qualche quotidiano e rimbalzati su siti specializzati, si abbattono sull’ormai vastissima e consolidata Biennale Arte di Venezia.

 

Da sempre, prima di ogni edizione, il robusto impianto di questa manifestazione nazionale – celebre nel mondo e con 120 anni di storia alle spalle – registra qualche critica preventiva d’ordine teorico, basata su opportunità critiche o su nomine specifiche, da smentire o verificare al momento dell’apertura ufficiale e della visita concreta.

 

   Questa volta è andata diversamente, a partire dalla fragorosa eco, non proprio benevola, causata dall’invito a partecipare rivolto a personaggi celebri in altri mondi creativi, desiderosi di esporre un loro lato artistico e pittorico, il più delle volte nascosto al pubblico.

 

A chiamare Dario Fo, Romina Power, Franco Nero e Marisa Laurito non è stata la mostra del curatore internazionale Okwui Enwezor (con 136 artisti provenienti da 53 paesi), nè quello del Padiglione Italia, direttamente inseriti negli spazi consolidati dei Giardini e dell’Arsenale, bensì alcuni padiglioni nazionali (quest’anno ne erano previsti 89, tra i quali 5 paesi presenti per la prima volta: Grenada, Mauritius, Mongolia, Mozambico e Seychelles), la cui cura è stata affidata a critici italiani, liberi di interpretare l’identità del paese che li designava.

romina powerromina power

 

È la stessa Biennale a diffondere, a fine marzo, una nota nella quale si evince la gestione del tutto autonoma ai paesi che ne fanno richiesta ufficiale tramite autorità governativa o diplomatica: “Il rapporto con i paesi si svolge secondo modalità rispettose del fatto che si tratta di autorità rappresentanti stati sovrani. Per quanto riguarda tutti gli aspetti organizzativi della partecipazione la Biennale non interferisce in alcun modo lasciando piena autonomia, per consuetudine consolidata, al paese partecipante”.

 

   Precisazione scaturita dalla lettera da Ileana Ordonez Chacon, dell’Ambasciata della Costa Rica in Italia, che annunciava il ritiro della partecipazione alla Biennale per causa di forza maggiore. La stessa che aveva formalmente richiesto la partecipazione della Costa Rica (in data 19 gennaio), comunicando il nominativo del commissario, il critico d’arte toscano Gregorio Rossi, curatore del padiglione anche nel 2011. Andando a ritroso, Rossi conferma di essere stato designato tardi, a fine gennaio, e di aver scelto di impostare il suo progetto sul tema della pace: “Costa Rica, paese di Pace, invita a un linguaggio universale di intesa tra i popoli”.

 

marisa lauritomarisa laurito

Rossi sceglie come sede – anch’essa esclusa da rimborso economico da parte della Costa Rica – Palazzo Bollani, a metà strada tra Piazza San Marco e l’Arsenale, e riceve, nei mesi successivi, circa un migliaio di proposte di artisti volenterosi di aderire e partecipare a questa ‘marcia della Pace’.

 

A questo punto arriva la scelta di come finanziare l’intera mostra, fra sede, guardiania e costi di trasporto. Rossi opta per una modalità di sponsorizzazione tramite tutti i selezionati, una sessantina – quindi finanziata in vari modi (dai 1.000 ai 5.000 euro) dagli artisti stessi – “nel concetto di un’idea di uguaglianza e pace come un consorzio di sponsorizzazione collettiva” e, aggiunge il curatore: “Nessuno, compresa la Biennale, ci ha informato che questo sistema non era permesso”.

 

   Ed è proprio uno tra i 60 artisti prescelti, Umberto Mariani, prima in accordo con Rossi e in seguito irritato dal non aver ricevuto spazio sufficiente per la sua grande installazione, a denunciare il presunto abuso, con una lettera aperta, attraverso la rivista di settore Flash Art: “Le motivazioni del mio abbandono al progetto del Padiglione Costa Rica sono anche di ordine organizzativo. Le scelte e i comportamenti dei curatori da parte mia sono considerati indecenti e pertanto mi sono consapevolmente dissociato per salvaguardare la mia dignità professionale”.

 

gregorio rossigregorio rossi

   In seguito la rinuncia del padiglione da parte della Costa Rica, indicata però non come irregolarità ma come ‘causa di forza maggiore’. Dal canto suo, Gregorio Rossi non molla: la mostra si farà lo stesso, sempre a Palazzo Bollani e senza il prestigioso bollino della Biennale ufficiale, “nella speranza che l’iniziativa diventi ancora più forte”.

 

Con un nuovo nome, “‘Il Grande Canale della Pace’ resta un progetto internazionale con l’obiettivo di dare voce all’arte di tutto il mondo contro la guerra”. Qualche artista ha disdetto, altri sono rimasti, fra i quali Jacopo Fo, che ha assicurato a Rossi la sua rinnovata presenza, insieme a quella del padre.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…