Antonio Caperna per "il Giornale"
Sarà capitato anche a voi di avere una musica in testa, cantavano nel 1968 Sylvie Vartan e Mina. E proprio questa è stata la premessa di uno studio, che ha indagato su quel ritornello che non molla la mente di giorno ma soprattutto la notte. La maggior parte delle persone ascolta musica per rilassarsi e spesso vicino all' ora di andare a letto. In realtà potrebbe non essere una buona abitudine.
In agguato c' è il cosiddetto «tarlo nelle orecchie».
Si è scoperto che la musica involontaria si verifica comunemente durante la veglia nonché mentre si cerca di dormire. «Il nostro cervello continua a elaborare la musica anche quando non sta suonando, anche apparentemente mentre dormiamo» spiega Michael Scullin, docente di psicologia e neuroscienze alla Baylor University in Texas.
«Tutti sanno che ascoltare musica è piacevole. Ma a volte più ascolti musica, più è probabile che ti nasca un tarlo che resta bloccato nelle orecchie quando si va a letto e così è probabile che il sonno ne risentirà». Lo studio su Psychological Science prende spunto proprio da quanto accaduto a Scullin, risvegliato varie volte nel cuore della notte con una canzone fissa nella testa e la curiosità di capire come la musica potesse influenzare il sonno. Le persone che soffrono regolarmente di questi tarli musicali' una o più volte alla settimana nella notte, hanno una probabilità sei volte maggiore di avere una scarsa qualità del sonno rispetto alle altre persone.
Sorprendentemente, lo studio ha scoperto che è più probabile che parte della musica strumentale porti a simili problemi nella qualità del sonno rispetto alla parte cantata. Lo studio ha comportato un' indagine e un esperimento di laboratorio. Il primo ha coinvolto 209 partecipanti, che hanno completato una serie di domande sulla qualità del sonno, le abitudini di ascolto della musica e la frequenza dei «tarli», inclusa la frequenza con cui ne hanno sperimentato uno mentre cercavano di addormentarsi, svegliandosi nel cuore della notte e subito dopo essersi svegliati al mattino. Nello studio sperimentale a 50 partecipanti sono stati indotti i «tarli nelle orecchie» con alcune note canzoni, per determinarne l' influenza sulla qualità del sonno. E' stata usata la polisonnografia, per registrare le onde cerebrali, la frequenza cardiaca, la respirazione.
Le nuove scoperte non si allineano con la vecchia teoria, secondo cui la musica può avere un effetto ipnotico sulle persone prima di coricarsi. I risultati dello studio rivelano che i «tarli nelle orecchie» causano oscillazioni più lente durante il sonno, un segno di riattivazione della memoria. Questi cambiamenti si verificano più frequentemente nella corteccia uditiva primaria del cervello e gli scienziati ritengono che questa regione abbia anche un collegamento con l' elaborazione delle melodie ricorrenti, quando le persone sono sveglie.
«Gli ascoltatori dovrebbero cercare di evitare troppa musica prima di andare a letto». Inoltre può essere di aiuto impegnarsi in un' attività cognitiva come concentrarsi completamente su un compito, ad esempio dedicare 5 minuti a scrivere una lista di cose da fare e a mettere i pensieri sulla carta, evitando qualcosa che potrebbe disturbare il sonno come i videogiochi o la tv.