Estratto dell’articolo di Maria Giovanna Faiella per www.corriere.it
Sono in aumento nelle ultime settimane le infezioni da SarsCoV2: dal 27 giugno al 3 luglio sono stati 3.855 i nuovi casi rilevati secondo i dati del bollettino settimanale sul monitoraggio di Covid-19, diffuso il 5 luglio da ministero della Salute e Istituto Superiore di sanità. Nella settimana precedente, dal 20 al 26 giugno, si erano registrati 2.505 nuovi contagi.
Come mai questa impennata? C’è da temere una nuova “ondata” di Covid quest’estate? Come proteggersi? Cosa devono fare le persone fragili ovvero anziani e chi soffre di patologie croniche come tumori, diabete, malattie cardiovascolari, respiratorie o autoimmuni, o è in cura con terapie immunosoppressive?
In Italia la variante di Sars-CoV-2 più diffusa resta la «JN.1», con tutti i suoi sotto-lignaggi, in particolare la sottovariante «KP.3», più contagiosa rispetto alle precedenti.
Innanzitutto, premette il professor Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit): «SarsCoV2 non ha una “stagionalità” ma circola tutto l’anno, anche se un po’ meno nel periodo estivo perché passiamo più tempo all’aperto piuttosto che in ambienti chiusi e affollati, e poi le case sono più arieggiate».
Ma allora perché si registrano più casi? Dipende anche dalle varianti e sottovarianti che circolano e dalla loro capacità di diffondersi più rapidamente, come spiega l'infettivologo: «Se sono ad alta trasmissibilità - come la variante dominante JN.1 e ancor più la recente sottovariante KP.3 - fanno aumentare la circolazione del virus e quindi aumentano i nuovi casi; accade ancora di più se sono in grado di “sfuggire” all’immunità acquisita ( perché si è vaccinati o perché si è avuto il Covid)».
I sintomi più comuni tipici delle varianti in circolazione sono: raffreddore, febbre, tosse, mal di gola, dolori muscolari.
«Le varianti in circolazione tendono a interessare le alte vie respiratorie, quindi, in generale, a causare raffreddore, un po’ di febbre, mal di gola, mal di testa, ma poche polmoniti. Però – avverte il professor Andreoni – anche se si tratta di forme poco aggressive, quando colpiscono una persona fragile possono causare gravi conseguenze ed essere anche letali. Non dimentichiamo che ogni settimana ci sono in media 20 decessi; dal primo gennaio 2024 al 3 luglio sono morte 1.688 persone». […]
Se siamo persone sane e abbiamo il Covid con sintomi lievi, restiamo a casa e possiamo prendere i farmaci che si assumono abitualmente, come antinfiammatori e antipiretici in caso di febbre. Il sintomo cui prestare maggiore attenzione è la comparsa di insufficienza respiratoria, cioè si ha il fiatone e, in un minuto, gli atti respiratori arrivano a 22-24.
In questo caso occorre contattare subito il medico di famiglia – suggerisce il professor Andreoni –. In ogni caso, alle persone fragili, per età e/o patologie che hanno il Covid, anche se stanno bene, si consiglia di consultare il medico di famiglia perché questa patologia può peggiorare nel giro di poche ore. Ciò permette al dottore di prescrivere la terapia giusta, compresi i farmaci antivirali che consentono di prevenire forme gravi di malattia».
Gli accorgimenti raccomandati dagli esperti e dal ministero della Salute per ridurre il rischio di infezione e proteggere se stessi e gli altri sono sempre i soliti. Sintetizza Andreoni: «In ambienti chiusi o in mezzi di trasporto affollati sono consigliate le misure di prevenzione solitamente raccomandate, come lavaggio delle mani e uso della mascherina, per ridurre il rischio di infezione. Queste misure sono fortemente raccomandate alle persone fragili che si trovano in ambienti chiusi e affollati, soprattutto in questo periodo di maggiore circolazione del virus.
Quanto agli ospedali, sono luoghi dove di regola si trovano persone fragili e debilitate – prosegue l’infettivologo – . Anche se il recente provvedimento del ministero della Salute ha abolito l’obbligo della mascherina negli ospedali e nelle Rsa, in realtà demanda alle direzioni sanitarie la decisione di mantenere o meno l’obbligo, quindi sarebbe opportuno che tutte le direzioni sanitarie diano questa indicazione almeno per i reparti ad alto rischio.
In ogni caso è fortemente consigliato usare la mascherina e lavarsi le mani (appena possibile) se si va in reparto a fare visita al parente malato – sottolinea l’infettivologo – . Anche se non si avvertono sintomi, si potrebbe aver contratto l’infezione e quindi trasmetterla a persone già debilitate». […]