300 MILIARDI DI MOTIVI PER DEPRIMERE LE BORSE - I NUOVI DAZI ANNUNCIATI DA TRUMP AFFOSSANO I MERCATI. MILANO A -2,4%, LO SPREAD RISALE A 203 - MALE TITOLI TECNOLOGICI E AUTO. SI SALVANO SOLO LE UTILITIES - FERRARI CHIUDE IN BRUSCA FRENATA DOPO CONTI DEL II TRIMESTRE

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Flavia Carletti ed Enrico Miele per www.ilsole24ore.com

 

Le Borse europee escono con le ossa rotte dall’ultima seduta della settimana, piegate dai nuovi dazi di Trump contro la Cina. I settori più penalizzati nel Vecchio Continente sono in particolare auto e tecnologici, più sensibili alla crisi del commercio che vede contrapposte Washington e Pechino. A far scattare le vendite, amplificate dopo l’apertura negativa di Wall Street, è stato l’annuncio dato ieri sera dal presidente Usa di dazi del 10% su 300 miliardi di dollari di importazioni cinesi dal prossimo primo settembre. Balzelli che potrebbero salire fino al 25%, con Pechino già pronta reagire.

TRUMP DAZI TRUMP DAZI

 

Il risultato è la fuga dal rischio degli investitori, che ha mandato in profondo rosso tutti i listini d’Europa con ribassi tra il 2% e il 3%. Il FTSE MIB ha chiuso con un perdita del 2,4% con lo spread in discesa in area 202,7 punti. L’ondata di vendite non ha risparmiato nessuna tra le principali piazze europee. La peggiore a fine seduta è stata Parigi, che ha ceduto il 3,5%, seguita da Francoforte (-3,1%), Londra (-2,3%) e Madrid (-1,5%). A soffrire di più sono stati i titoli legati alle materie prime, con l’indice Euro Stoxx 600 del settore che perde il 4,6%, in scia con il comparto tecnologico (-3,5%) e l’auto (-3,3%).

 

Le tariffe annunciate vanno ad aggiungersi a quelle già in vigore del 25% su 250 miliardi di import cinese. Praticamente, tutte le importazioni dalla Cina agli Usa sono tassate. L'annuncio è giunto all'indomani di un round di negoziati che si è svolto a Shanghai, dopo il quale la Casa Bianca aveva detto che ce ne sarebbe stato un altro a Washington all'inizio di settembre. Secondo Trump, le trattative non si stanno muovendo abbastanza velocemente.

 

Seduta termina in profondo rosso per St, Cnh ed Exor 

Seduta da dimenticare per Stmicroelectron (-6,67%) e Cnh Industrial(-6,76%), che perdono come i loro concorrenti nel resto d’Europa. Risente della debolezza del comparto auto soprattutto Pirelli & C (-6,9%) dopo la revisione di alcuni target per la fine dell'anno. Giù Fiat Chrysler Automobiles (-3%) e Ferrari (-4,35%) dopo i risultati del secondo trimestre, con gli analisti convinti che il titolo abbia già corso molto rispetto ai multipli. Si salvano solo le utility, con A2a (+1,45%), Terna e Italgas. Vendite anche su assicurazioni e banche, con Ubi Banca che cede il 2,5% dopo una semestrale in linea con le attese in cui ha realizzato un utile netto di 130,9 milioni, in calo del 37,3% (su cui pesano gli impatti della cessione di 900 milioni di Npl).

XI JINPING DONALD TRUMP XI JINPING DONALD TRUMP

 

Su comparto auto e tech pioggia di vendite in tutta Europa 

Tra i settori più penalizzati dalle vendite nel Vecchio Continente ci sono stati quello auto e quello dei titoli tecnologi. A pesare è la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. E come avvenuto già in occasione di altri annunci relativi a dazi Usa, infatti, il comparto auto è uno di quelli che paga di più per la guerra commerciale mondiale. A Parigi il titolo peggiore è stato Valeo (-6,7%), gruppo della componentistica, che mette a segno la peggiore performance del Cac40.

 

Per quanto riguarda i gruppi auto, Renault ha ceduto il 2,1% e Peugeot il 3,7%, con il produttore di pneumatici Michelin in calo del 2,5%. Non è andata meglio ai colossi tedeschi del comparto, da Volkswagen (-2,9%) a Daimler (-3,1%), fino al produttore tedesco di pneumatici Continental (-3,1%). Nel settore high-tech, tra i titoli più penalizzati ci sono Infineon (-6,2%), il peggiore a fine seduta sul Dax30. A Londra, infine, tracollo per il titolo di Royal Bank of Scotland (-6,5%), nonostante i buoni risultati del secondo trimestre 2019, su cui a pesare sono le prospettive incerte sul fronte economico e il "macigno" Brexit.

 

Ferrari chiude in brusca frenata dopo conti del II trimestre

Ferrari ha chiuso in netto ribasso dopo la diffusione dei conti del secondo trimestre. La casa del cavallino rampante ha annunciato di avere chiuso il secondo trimestre dell'anno con ricavi netti per 984 milioni di euro (+8,6% o +6,8% a cambi costanti). L'utile netto è salito del 14% a 184 milioni di euro (+15% a 184 mln l'utile netto adjusted). L'ebitda è migliorato del 9% a 314 milioni (+9% quello adjusted sempre a 314 mln) con il margine ebitda adjusted passato al 32% dal 31,9%. I dati sono abbastanza in linea con le attese: il consensus degli analisti per il secondo trimestre dell'anno era per ricavi pari a 962 milioni di euro, un ebitda di 315 milioni (margine al 32,7%) e un utile netto di 178 milioni.

tifosi ferrari tifosi ferrari

 

La società, tra l'altro, ha confermato la guidance per il 2019 verso i livelli più alti dei range su tutti i parametri ai tassi di cambio attualmente prevalenti e ha inoltre ritoccato al rialzo il target per il free cash flow industriale. La reazione dei titoli è legata al fatto che le azioni hanno corso tanto: da inizio anno a oggi il progresso è del 65%, cosicché secondo alcuni analisti i titoli sono già correttamente valutati. Equita, ad esempio, già da giorni consiglia cautela (Hold) e anche Mediobanca si allinea sottolineando che il rapporto tra prezzo-utili attesi e a fine anno è molto elevato (oltre 36 ai prezzi di ieri).

 

Pirelli penalizzata dalle vendite dopo revisione target 2019 

A Piazza Affari tra i titoli ha dominato il segno meno, in fondo al segmento principale sono scivolati quelli di Pirelli dopo i risultati del primo semestre 2019 e la revisione di alcuni target per la fine dell'anno. L'azienda che produce pneumatici ha indicato che il mercato tyre è previsto in flessione dell'1,2%, mentre nella precedenze indicazione era stimato stabile. In particolare il segmento standard dovrebbe calare del 2% mentre il New Premium (pneumatici con calettamento e 18 pollici) sono visti in crescita del 6% e non più del 7%.

 

È invece confermata la crescita a doppia cifra (circa +10%) per il mercato Ricambi New Premium. Così il gruppo ha annunciato che i ricavi del 2019 sono previsti in crescita tra l'1,5% e il 2,5% (tra +3% e +4% la precedente indicazione) rispetto al 2018. Inoltre, il margine Ebit Adjusted è atteso tra il 18% e il 19% dei ricavi (uguale o sopra il 19% la precedente indicazione). Il rapporto tra Posizione Finanziaria Netta ed Ebitda Adjusted ante costi di start-up è previsto pari a 2,33x/2,20 volte (2,49 a fine 2018), 2,50x/2,37 includendo l'impatto dell'adozione del nuovo principio contabile IFRS16. In coerenza con il nuovo scenario, Pirelli ha rivisto gli investimenti a circa 380 milioni di euro dai 400 milioni della precedente indicazione. Male anche Stm e Cnh Industrial, sui realizzi dopo la buona performance di ieri in scia ai conti semestrali.

 

ANGELA MERKEL GIOCA CON PHON E PALLINA ANGELA MERKEL GIOCA CON PHON E PALLINA

 

Germania: intera curva dei rendimenti dei Bund in territorio negativo 

Per la prima volta nella storia della Germania, l'intera curva dei rendimenti sui bond sovrani è entrata in territorio negativo. Secondo i dati di Tradeweb, infatti, anche il bond sulla scadenza più lunga, quello a 29 anni, è arrivato oggi a toccare quota -0.004% nell'ambito di una corsa più ampia degli investitori a ridurre l'esposizione agli asset più rischiosi per aumentare quella ai beni rifugio come appunto i titoli di stato tedeschi ma anche il franco svizzero. A determinare questo trend è stata la minaccia di Trump di imporre sanzioni punitive su ulteriori merci cinesi per 300 miliardi di dollari, mossa a cui Pechino ha risposto con la minaccia di ritorsioni. Il rendimento sui bund a 10 anni è intanto è sceso a un nuovo minimo di -0,533%.

 

Euro è risalito ai minimi da maggio 2017 sul dollaro 

Sul fronte dei cambi, invece, la moneta unica ha recuperato dai minimi da maggio 2017 verso il dollaro e passa di mano a 1,1101 (1,1061 ieri). L’euro resta molto debole verso lo yen a 118,36 (119,70), con la divisa giapponese che si è rafforzata anche verso il dollaro: il biglietto verde passa di mano a 106,62 (108,25). Il petrolio, infine, recupera dai cali di ieri e il contratto sul Wti con consegna a settembre sale del 2,8% a 55,5 dollari al barile, mentre il Brent del Nord per ottobre vale 62,3 dollari (+3%).

 

 

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