nagel caltagirone del vecchio orcel

ASSEDIO A GENERALI/2 – CERTO, ORCEL NON SOLDI IN CASSA PER UNA FUSIONE TRA UNICREDIT E GENERALI. MA, A PARTE INTESA, TUTTE LE BANCHE HANNO FATTO ACCORDI COMMERCIALI CON LE ASSICURAZIONI. E ORCEL, IN COMPAGNIA DI DEL VECCHIO E CALTA, POTREBBE CREARE UN GRANDE POLO BANCARIO CON MPS E BPM, PROPEDEUTICO A UN ACCORDO COMMERCIALE TRA UNICREDIT E GENERALI - IL CAPITALE DI GENERALI, OLTRE CHE DA MEDIOBANCA (13%), È BEN PRESIDIATO DA DEL VECCHIO (4,8%) E CALTA (5,65%) CHE SPINGONO PER FAR FUORI IL CEO PHILIPPE DONNET

Edoardo De Biasi per "l'Economia - Corriere della Sera"

 

NINO ANDREATTA

C' erano una volta i grandi banchieri. Uomini d'  altri tempi, quando si pensava al Paese e a far crescere l' economia. Lucio Rondelli era uno di questi. Era a capo del Credito Italiano, una delle "bin".

 

Oggi questa sigla non significa nulla, allora stava per banche di interesse nazionale. Erano tre (le altre due la Banca Commerciale e il Banco di Roma), il loro azionista di controllo era l' Iri e si chiamavano così perché erano tra le poche autorizzate a operare su tutto il territorio nazionale.

CARLO AZEGLIO CIAMPI E MARIO DRAGHI

 

Il credito era un servizio pubblico, la concorrenza bandita e la stessa politica monetaria al servizio della politica perché la Banca d' Italia era tenuta per legge a sottoscrivere i titoli del debito non assorbiti dal mercato.

 

All' inizio degli anni ' 80, complici il ministro del Tesoro Nino Andreatta e il governatore Carlo Azeglio Ciampi, la situazione è cambiata con il divorzio Tesoro-Bankitalia, cioè con l' abolizione di questa legge. Una separazione che ha cambiato il mondo del credito. È stato un processo faticoso.

enrico cuccia cesare romiti

 

La maggior parte delle banche era sotto il controllo diretto dei politici. Due delle bin, Credit e Comit, erano invece sotto il governo di Enrico Cuccia, appoggiato a sua volta dai partiti laici minori alleati della Dc e dalle grandi famiglie del capitalismo italiano. Il potere di Cuccia, sebbene informale, era quasi totale.

 

E non sopportava iniziative autonome. Così, quando Rondelli tentò senza successo di conquistare Bna si capì che la manovra non era stata ispirata dal fondatore di Mediobanca. Il banchiere non fu difeso e venne rimosso. Non protestò, continuò semplicemente a lavorare.

 

E così quando l' Iri vendette il Credit, e Mediobanca conquistò il controllo tramite gli azionisti privati, a presiederla fu richiamato lui. Sotto la guida di Rondelli e dell' uomo nuovo del mondo bancario italiano, Alessandro Profumo, l' istituto iniziò a crescere in modo esponenziale diventando la prima banca italiana.

ALESSANDRO PROFUMO CON GHIZZONI

 

Ma tutte le rivoluzioni prima o poi finiscono e le controriforme sono sempre dietro l' angolo. Dopo alcuni anni, Rondelli lasciò e successivamente anche Profumo fu costretto all' uscita, arrivò Federico Ghizzoni e poi Jean Pierre Mustier.

Andrea Orcel

 

Adesso in UniCredit è iniziata la stagione di Andrea Orcel. Un altro banchiere, come Rondelli, che lavora con visione strategica. Quali sono i progetti del nuovo ceo? Rilanciare le attività italiane, ridefinire la presenza nel centro Europa e accelerare la trasformazione digitale dei processi e del modello di servizio. Sembrano essere queste le priorità.

 

louise tingstrom jean pierre mustier

«Ci concentreremo sulla riduzione della complessità, semplificando il modo in cui prendiamo decisioni e lavoriamo insieme. Abbiamo bisogno di razionalizzare il business, in modo da poter operare più velocemente e ottenere risultati positivi per tutti gli azionisti», ha detto il nuovo amministratore scrivendo una lettera di saluto ai dipendenti.

 

Va detto che il piano industriale arriverà solo dopo l' estate ma gli obiettivi sembrano essere già chiari. Prima di tutto ci sarà un rafforzamento della squadra, oltre alla revisione della macchina organizzativa. Questo può voler dire che Orcel rivedrà l' assetto della prima linea del top management basato su coppie di co-ceo. L' ordine imperativo è tornare a fare ricavi.

andrea orcel di unicredit

 

UniCredit è una banca commerciale ma ormai gli utili vengono principalmente dalle divisioni Cib, corporate & investment banking. E quella Unicredit non ha certamente brillato. Nel 2020 l' utile della divisione è sceso a circa 930 milioni (circa la metà di quello della analoga divisione di IntesaSanpaolo).

 

Ma è sul fronte nazionale che si prevedono mosse importanti. Finché non si arriverà a una vera unione bancaria europea, le fusioni cross border resteranno un' opzione ardua e le uniche aggregazioni che possono generare aumento dei ricavi e sinergie di costi sono quelle a livello nazionale. In Italia ci sono delle opportunità ma non tutte sono affari.

 

Generali Assicurazione

Che cosa farà Orcel? Qui occorre mettere un punto fermo. L' attuale valutazione di mercato di UniCredit rende onerosa ogni ipotesi di fusione con scambio azionario. Da banchiere d' affari, Orcel lo sa bene e quindi preferirebbe aspettare.

 

Ad avere fretta è però il Mef che ha l' obbligo di ricapitalizzare la controllata Mps e vorrebbe farlo nell' ambito di un' aggregazione che porti la banca fuori dal perimetro statale. Come è risaputo la trattativa informale tra Mef e UniCredit si è interrotta con l' uscita di Mustier, ma il fascicolo è ancora sul tavolo.

ASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA GAETANO CALTAGIRONE E GIOVANNI BAZOLI FOTO LA PRESSE

 

Ora non vi sono più motivi per temporeggiare: si tratta o si chiude definitivamente il dossier. Il governo non può attendere, pena rendere il caso Mps un problema ancora più complesso. Detto questo è difficile credere che la crescita della banca milanese possa prescindere da un' operazione straordinaria.

 

Non è un caso che sul mercato circolino ipotesi più ambiziose. Chi parla di Mediobanca, chi di Banco Bpm, ultimamente anche di Generali. Sebbene «complessa» e con «rischi di esecuzione alti», dice un report di Morgan Stanley, una fusione tra UniCredit e Generali «potrebbe essere razionale dal punto di vista industriale» per entrambe, consentendo in particolare a piazza Gae Aulenti di aumentare l' esposizione ai ricavi commissionali, in un contesto in cui il margine di interesse sconta il contesto di tassi bassi.

LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL

 

«I vantaggi potenziali di una tale operazione sarebbero la possibilità di far leva sui clienti della banca in Italia, Germania, Austria e Cee e il potenziale per sviluppare prodotti integrati e smantellare gli attuali accordi di distribuzione per massimizzare la redditività», scrivono gli analisti. «L' industria della bancassicurazione europea è una delle più grandi e più redditizie a livello globale», sottolinea Morgan Stanley ricordando che «dal 2009 al 2018 la crescita del bancassicurativo ha superato gli altri canali».

 

MORGAN STANLEY 1

Ma non finisce qui. Questi vantaggi non giustificherebbero l' operazione senza «le significative sinergie di capitale derivanti dall' applicazione del cosiddetto "compromesso danese". Il "Danish compromise" è un principio contabile approvato dall' Ue nel 2012 (quando la Danimarca era presidente di turno) che allevia l' assorbimento di patrimonio per le banche che detengono assicurazioni, evitando doppi conteggi.

 

francesco gaetano caltagirone e malvina kozikowska

In sostanza con l' applicazione di questo principio il Cet1 dovrebbe salire di 3-4 punti percentuali al 17-18%. Con una tale forza patrimoniale il nuovo gruppo potrebbe distribuire in dividendi il 70% dei 7-8 miliardi di utili pro-forma e fare anche del buy-back, così da «limitare parte della diluizione dell' utile per azione».

 

L' ipotesi degli analisti di Morgan Stanley è suggestiva anche per altre ragioni. Occorre ricordare che il capitale di Generali, oltre che da Mediobanca, è ben presidiato da Leonardo Del Vecchio (4,8%), socio storico di Unicredit ma anche importante sostenitore, insieme alle fondazioni Crt e Cariverona, della nomina di Orcel.

 

Sergio Balbinot

Non solo. Alcuni soci tra cui proprio Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone (5,65%) spingono per un rinnovamento (molto gettonato è il nome del manager Allianz Sergio Balbinot), anche se il capace ceo Philippe Donnet e il presidente Gabriele Galateri continuano ad avere l' appoggio di Mediobanca e di altri investitori istituzionali. Una vera e propria lotta di potere.

 

ROMOLO BARDIN

Il board di Generali arriverà a scadenza nel 2021 e sarà il cda a presentare le candidature per il nuovo vertice. Sempre che non accadano fatti imprevisti. Il clima a Trieste è teso. Recentemente, per esempio, il consiglio si è diviso sul rafforzamento in Malesia con l' acquisto del ramo danni di Axa. Gli otto consiglieri vicini a Mediobanca hanno votato a favore mentre quattro hanno votato contro o si sono astenuti. Assente Caltagirone che ha inviato una lettera in cui ha chiesto di ottenere migliori condizioni.

 

Secondo alcune indiscrezioni, sul fronte del no si sarebbero schierati Romolo Bardin, amministratore delegato di Delfin e rappresentante di Del Vecchio, Paolo Di Benedetto e Antonella Mei Pochtler mentre Sabrina Pucci si sarebbe astenuta. Ma perché questa spaccatura? Sembra che siano state sollevate riserve di tipo industriale sul mercato malese considerato a bassa crescita e ad alto rischio.

 

deCourtois_frederic

I maligni sostengono poi che ci siano delle perplessità sul fatto che Frédéric de Courtois, ex numero due di Donnet e responsabile delle attività internazionali, sia tornato in Axa a ricoprire l' incarico di deputy ceo. In ogni caso questa non è la prima frizione. C' è chi ricorda il mancato passaggio di Banca Generali dal gruppo assicurativo triestino a Mediobanca e il tormentato ingresso nel capitale di Cattolica.

 

Al di là delle sinergie finanziarie e industriali, neanche per Orcel sarebbe semplice dunque districare questa matassa. Anche perché i recenti acquisti di Allianz, salita oltre il 3% nel capitale di UniCredit, hanno mandato un chiaro segnale al ceo di piazza Gae Aulenti. L' assenso di Monaco sarà necessario per qualsiasi operazione.

Ultimi Dagoreport

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA… 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

DAGOREPORT – OCCHIO ELLY: TIRA UNA BRUTTA CORRENTE! A MILANO, LA FRONDA RIFORMISTA AFFILA LE LAME: SCARICA QUEL BUONO A NIENTE DI BONACCINI, FINITO APPESO AL NASO AD APRISCATOLE DELLA DUCETTA DEL NAZARENO – LA NUOVA CORRENTE RISPETTA IL TAFAZZISMO ETERNO DEL PD: LA SCELTA DI LORENZO GUERINI A CAPO DEL NUOVO CONTENITORE NON È STATA UNANIME (TRA I CONTRARI, PINA PICIERNO). MENTRE SALE DI TONO GIORGIO GORI, SOSTENUTO ANCHE DA BEPPE SALA – LA RESA DEI CONTI CON LA SINISTRATA ELLY UN ARRIVERÀ DOPO IL VOTO DELLE ULTIME TRE REGIONI, CHE IN CAMPANIA SI ANNUNCIA CRUCIALE DOPO CHE LA SCHLEIN HA CEDUTO A CONTE LA CANDIDATURA DI QUEL SENZAVOTI DI ROBERTO FICO - AD ALLARMARE SCHLEIN SI AGGIUNGE ANCHE UN SONDAGGIO INTERNO SECONDO CUI, IN CASO DI PRIMARIE PER IL CANDIDATO PREMIER, CONTE AVREBBE LA MEGLIO…

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…