alberto nagel francesco milleri francesco gaetano caltagirone mediobanca

LA BATTAGLIA DI MEDIOBANCA SI È CONCLUSA CON LA SCONFITTA DI MILLERI – DELFIN HA OTTENUTO IL VOTO DEL 32,06% DEL CAPITALE. CONSIDERANDO CHE LA HOLDING DEI DEL VECCHIO, INSIEME AL GRUPPO CALTAGIRONE, HA IL 29,72% DI PIAZZETTA CUCCIA, SIGNIFICA CHE HA RACIMOLATO SOLO UN 2,3% IN PIÙ – LA LISTA DEL CDA HA OTTENUTO IL VOTO DI TUTTI GLI AZIONISTI STORICI E DEI FONDI INTERNAZIONALI – ORA MILLERI AVRÀ 2 CONSIGLIERI. L’8 SETTEMBRE, NAGEL GLIENE AVEVA PROPOSTI QUATTRO NEL TENTATIVO DI TROVARE UN ACCORDO – LA MANO TESA DELL’AD DOPO LA VITTORIA

Estratto dell’articolo di Camilla Conti per “La Verità”

 

FRANCESCO MILLERI

Nuovo scenario e nuovi rapporti in Mediobanca. Ora Alberto Nagel si trova a tendere la mano al gruppo Delfin. Ieri all’assemblea degli azionisti di Piazzetta Cuccia chiamata a rinnovare il consiglio di amministrazione, vittoria della lista del cda uscente, a fronte di un’affluenza record per gli ultimi dieci anni (durante la votazione era presente in assemblea il 76,81% del capitale).

 

La lista di maggioranza presentata dal consiglio uscente, che vede la riconferma dei vertici Renato Pagliaro come presidente e Nagel come ad, è stata votata dal 52,6% dei presenti, pari al 40,4% del capitale sociale.

 

RENATO PAGLIARO ALBERTO NAGEL

La lista Delfin, […] prima azionista (con il 19,74%), è stata votata dal 41,74% dei presenti, pari al 32,06% del capitale. La lista Assogestioni è stata votata dal 4,64% dei presenti (il 3,5% del capitale).

 

Considerando che Delfin e il gruppo Caltagirone (ha il 9,98%) insieme totalizzano il 29,72%, i due soci hanno saputo coagulare sulla loro proposta solo un altro 2,3% circa del capitale (tra cui l’Enpam, la cassa dei medici spuntata nei giorni scorsi con un pacchetto dell’1,2%, e l’industriale della ceramica Romano Minozzi, con quasi l’1%).

 

A votare la lista del cda sono stati invece quasi tutti gli azionisti storici del patto di consultazione, i fondi internazionali come Blackrock (4,15%) e alcuni azionisti forti tra cui Unipol (2%) e la holding Edizione della famiglia Benetton (2,2%). Quanto al dato molto basso di astenuti, va ricordata la scelta di Poste vita (titolare dell’1,5% circa) e della famiglia Gavio (0,8% apportato al patto) di non partecipare.

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET

Il nuovo cda di Mediobanca sarà dunque formato da 15 membri, di cui 12 provenienti dalla lista presentata dal cda, due dalla lista Delfin (Sandro Panizza e Sabrina Pucci) che puntava a cinque poltrone e una dalla lista dei gestori di fondi (Angela Gamba).

 

La lista Delfin è arrivata seconda per la nomina del collegio sindacale (è passato l’elenco di Assogestioni ma a Delfin spetterà la presidenza). Al termine dell’assemblea, fonti vicine alla holding lussemburghese dei Del Vecchio hanno sottolineato alle agenzie di stampa che «con la nomina dei due consiglieri proposti da Delfin e del presidente del collegio sindacale, si apre un nuovo capitolo nella storia della governance di Mediobanca. Il cda potrà contare sul pieno sostegno di risorse di alto profilo, per la prima volta indipendenti, e in grado di offrire il proprio contributo al rinnovamento della banca, supportandola nella realizzazione degli obiettivi previsti nel piano strategico».

 

SABRINA PUCCI

L’8 settembre, Mediobanca aveva proposto a Delfin quattro consiglieri in cda (uno dei quali per il gruppo Caltagirone) e un rappresentante nei comitati interni del consiglio in cambio di una serie di impegni (non votare per altre liste, non promuovere o votare la revoca del cda e non aumentare le partecipazioni azionarie) ma l’offerta era stata rispedita al mittente dalla cassaforte guidata da Francesco Milleri. In ballo c’era l’opzione per un nuovo presidente (era circolato il nome di Vittorio Grilli).

 

Poco prima del voto, e quindi senza ancora conoscere il risultato del match, l’ad di Piazzetta Cuccia ha preferito tendere la mano: «Siamo ben contenti che Delfin partecipi al consiglio e dia il contributo, le voci critiche sono ben accette quindi la sua presenza in consiglio è un problema che non si pone. È un vantaggio che ci sia la possibilità di competere fra liste. Ciò significa partire dalla stessa linea di partenza: ci possono essere la lista del cda e una dei soci, o due dei soci. Nessun elenco è migliore, il migliore è quello più votato», ha detto Nagel.

 

Sandro Panizza

Che, rispondendo alla domanda di un azionista, ha anche raccontato la sua versione sulla trattativa con i due principali soci per la stesura della lista del board.

 

«Abbiamo ricercato attivamente con Delfin e Caltagirone un accordo sulla composizione del cda. Sempre all’interno di un dialogo costruttivo e facile, non complicato, ci sono stati due temi che hanno impedito di trovare un accordo.

 

Il primo di carattere tecnico: sarebbe stato fatto per la prima volta un accordo tra un cda e due azionisti con una partecipazione sopra il 25% che è la soglia dell’Opa obbligatoria. Tematiche che non hanno reso facile l’accordo. Il secondo problema, invece, ha avuto a che fare con le divergenze di governance sul consiglio. Abbiamo messo tutti e tre la massima buona volontà. Non c’è stato nessuno che non ha voluto un’intesa. Non era un tema di inserire tre-quattro consiglieri ma un tema di impostazione e di tecnica».

 

FRANCESCO MILLERI

Nel corso dell’assemblea, Nagel ha riservato anche un passaggio alla crescita di Generali, dove Piazzetta Cuccia è prima azionista con circa il 13%: «Non abbiamo intenzione di vendere Generali in mancanza di un’alternativa migliore o di una necessità di capitali. […]».

 

Di certo, a Trieste si vota sul rinnovo del cda nel 2025. Già nel 2022 Francesco Gaetano Caltagirone (azionista anche del Leone con circa il 6%) aveva tentato di contrapporre una propria lista a quella proposta dal consiglio uscente e appoggiata da Mediobanca con il rinnovo del mandato all’ad Philippe Donnet. Il blitz con l’alleato Delfin (al 9,7%) sulla compagnia assicurativa non era però riuscito perché gli investitori istituzionali si erano schierati a larga maggioranza per la riconferma di Donnet. […]

FRANCESCO MILLERI LEONARDO DEL VECCHIO ALBERTO NAGELAlberto Nagel

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…