benetton ponte morandi genova luciano

UN BELPIETRO IN TESTA A BENETTON - ''INSPIEGABILE LA LETTERA, SENZA UNO STRACCIO DI SCUSE ALLE FAMIGLIE DEL PONTE MORANDI, IN CUI SCARICA TUTTE LE RESPONSABILITÀ SUI MANAGER. CHE PERÒ HANNO GUIDATO L'AZIENDA PER OLTRE UN ANNO DOPO LA TRAGEDIA: PRIMA SEMBRAVANO INAMOVIBILI, ORA LI MANDA AL MACERO. PER 20 ANNI HA INCASSATO I LAUTI DIVIDENDI DELLE CONCESSIONI PUBBLICHE SENZA MAI INTERROGARSI SULLA GESTIONE? LUCIANO PENSA CHE GLI ITALIANI SIANO PECORE CHE SI MANGIANO TUTTO QUELLO CHE LUI OFFRE…''

Benetton Padroni A Loro Insaputa

 

Maurizio Belpietro per ''la Verità''

 

Ieri abbiamo scoperto che Luciano Benetton, il patriarca di una famiglia che ha fatto fortuna con le maglie colorate e ne ha fatta ancora di più grazie a una concessione pubblica, è stato azionista della società Autostrade per decenni, ma a sua insaputa. Anzi, all' insaputa di tutti i suoi fratelli i quali, pur essendo proprietari dell' azienda, non si sono mai occupati né di caselli né di pedaggi, ma soprattutto in tutta la loro vita non hanno avuto a che fare con i ponti e con la manutenzione delle rete viaria.

 

luciano benetton

A fine esercizio, i quattro Benetton incassavano laute cedole da Autostrade, che poi servivano a foraggiare l' intera dinastia, ma senza comprendere come queste venissero generate.

 

Perché l' anziano imprenditore abbia deciso di scrivere una lettera ai giornali un anno e mezzo dopo il crollo del ponte, ci è incomprensibile. Soprattutto fatichiamo a capire perché, per dire una cosa così semplice, ovvero che nonostante la famiglia abbia festeggiato il Ferragosto a Cortina il giorno dopo la strage del Morandi, l' azienda non può essere considerata responsabile né moralmente né patrimonialmente di 43 morti, Luciano Benetton ci abbia messo 480 giorni.

 

Un anno e tre mesi e mezzo per non scusarsi e nemmeno per promettere di aiutare le famiglie rimaste senza casa e quelle private dei congiunti.

 

Eppure era la cosa più logica da farsi, ovvero chiedere scusa e metterci la faccia, oltre che il portafogli. Nessuna lacrima versata sui poveri corpi senza vita avrebbe ovviamente resuscitato i morti o anche solo alleviato le responsabilità penali di chi aveva mancato di vigilare. Tuttavia, uscire dalle proprie lussuose ville e rimettere piede a terra dopo una vacanza a bordo del proprio panfilo sarebbe stato utile, per lo meno per avvicinare l' azienda alle famiglie delle vittime. Invece, come tutti ricorderanno, la prima scelta di Autostrade fu quella di negare qualsiasi responsabilità nel crollo. Il ponte era venuto giù da solo, per colpa propria, travolgendo la vita di 43 persone.

 

CASTELLUCCI AUTOSTRADE

Nessuna responsabilità dunque poteva essere accollata a chi per anni aveva gestito l' autostrada, incassandone il pedaggio.

 

Una tesi ribadita più volte, anche con la riconferma dei vertici aziendali, di quel management che invece di essere rimosso all' istante, un anno dopo la tragedia era ancora al proprio posto, quasi non si potesse neppure dubitare del suo operato. Ora, all' improvviso, dopo che a rate sono uscite notizie sull' inefficienza della rete, sulle omissioni dei tecnici, sulle carenze di chi doveva vigilare e, addirittura, sulle falsificazioni delle relazioni di servizio, il patriarca ha deciso di assolvere in blocco la famiglia, scaricando sui manager ogni responsabilità.

 

Colpa degli amministratori di Autostrade se il ponte è venuto giù. Noi, nelle nostre tenute alpine e marittime, non ci occupavamo di Autostrade. Il nostro compito si limitava alla funzione di soci, mentre la conduzione dell' azienda era affidata ai dirigenti. Dunque, respingiamo con forza la campagna d' odio contro di noi.

 

marco patuano

Quello di Luciano Benetton, che di recente è tornato a occuparsi dell' azienda di maglioni dopo anni di esercizi in perdita, più che una protesta sembra un tentativo di separare i destini della famiglia da quelli degli amministratori.

 

Se il ponte è crollato non è colpa nostra, al massimo qualche responsabilità (ma, mi raccomando, non troppe) può essere messa sulle spalle del management, ma non dell' azionista. Il messaggio lanciato dal salotto di famiglia avrà certo riempito di gioia l' ex amministratore delegato, Giovanni Castellucci, che per anni ha gestito gli affari autostradali dei Benetton, regalando miliardi di utili alla famiglia veneta (parliamo dello stesso manager che, a settembre quando è stato allontanato, ha addirittura incassato dai soci 13 milioni di buonuscita).

 

Dividere il proprio destino da quello dei manager che hanno governato Autostrade per alcuni lustri è una scelta dettata dagli avvocati o forse solo dalla convenienza. Sta di fatto, che la mossa del patriarca fa venire in mente una vecchia immagine di Luciano Benetton. Ai tempi d' oro, quando era considerato molto trendy al punto da essere inseguito dalla politica e dai fotografi, si fece ritrarre in mezzo alle pecore. La scelta del gregge probabilmente serviva a rilanciare il suo ruolo di pastore.

GIOVANNI CASTELLUCCI

 

Da quella foto e da quelle copertine sui settimanali sono passati molti anni e Benetton forse crede ancora che gli italiani siano pecore da tosare e da portare al pascolo affinché bruchino ciò che viene loro offerto. In realtà, la lettera scritta ieri dimostra una sola cosa, ovvero che gli anni passano per tutti, anche per chi è stato un grande imprenditore e, soprattutto, un grande comunicatore. Le maglie colorate vanno bene in certe stagioni: in altre è meglio lasciar perdere e indossare la mimetica per far perdere le proprie tracce.

luciano benetton nudo sulla copertina di panoramaluciano benetton e oliviero toscaniluciano benettonluciano giuliana gilberto benetton

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