giorgia meloni carlo bonomi

BONI, STATE BONOMI… - IL SOSTEGNO TIEPIDO DEL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA A DRAGHI HA PROVOCATO MOLTI MALUMORI ALL’INTERNO DELL’ASSOCIAZIONE: LA CADUTA DEL GOVERNO HA FATTO VENIRE A GALLA IL DISSENSO STRISCIANTE PER LA GESTIONE DI BONOMI. IN MOLTI SI CHIEDONO SE SIA ACQUIESCENTE CON LA DESTRA PER LA PROMESSA DELLA MELONI DI NOMINARLO MINISTRO DELL’INDUSTRIA – INTANTO LA BATTAGLIA PER LA SUCCESSIONE È GIÀ PARTITA, CON IL VENETO ENRICO CARRARO CHE È GIÀ USCITO ALLO SCOPERTO…

Francesco Manacorda per “la Repubblica”

 

CARLO BONOMI

Non una, ma due campagne elettorali. Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, rischia di ricordare l'estate 2022 come un brutto sogno: da una parte lo scossone della politica, che terremota il governo Draghi e fa inferocire una base di imprenditori che accusano il loro leader di essere stato troppo tiepido nella difesa del governo; dall'altra la campagna elettorale, strisciante ma non per questo meno insidiosa, che ben due anni prima della scadenza del presidente si è già scatenata per la successione a viale dell'Astronomia.

 

MARIO DRAGHI CARLO BONOMI

Ironia della sorte, a dar fuoco alle polveri delle contestazione sono prima di tutto i confindustriali veneti e friulani - gente tutta azienda e Lega - che questa volta vedono messo a rischio non solo un presidente del Consiglio con cui si sentivano in piena sintonia, ma i loro stessi bilanci.

 

L'incubo dell'ingovernabilità, o più semplicemente di un governo che non sia all'altezza di tempi così complessi, si traduce a queste latitudini nel terrore per una crisi economica che potrebbe spingere l'Italia ai margini dell'Europa e colpire le aziende esportatrici. Così - racconta chi ogni giorno tasta il polso di quel mondo, a cui ieri ha dato voce con un'intervista a La Stampa il presidente di Confindustria Veneto Enrico Carraro - non si contano le telefonate e i messaggi che gli imprenditori del Nord Est hanno mandato direttamente a Matteo Salvini, tacciato di avventurismo, o ai due governatori leghisti di veneto e Friuli Venezia Giulia, con toni tra il preoccupato e l'irridente per i risultati della loro azione.

enrico carraro 2

 

E non che le preoccupazioni siano concentrate solo in quello spicchio del Paese: dall'Emilia Romagna a quei cinquanta chilometri di Lombardia manifatturiera sulla linea Bergamo- Brescia, i ragionamenti sono simili, uniti alla voglia di lanciare inziative a favore di Draghi e alla crescente insopportazione per il silenzio di Bonomi e dei vice.

 

Anche per questo, martedì scorso, il presidente ha fatto partire le convocazioni per un consiglio generale straordinario di Confindustria che si è riunito ieri mattina. Il "Parlamentone" - 180 persone - degli industriali ha risposto compatto, sebbene quasi tutto in teleconferenza, magari dal mare o dalle valli alpine, ed ha approvato un documento in diciassette punti, con tanto di preambolo, che di fatto ribadisce le linee guida dell'associazione.

 

enrico carraro luca zaia

E dunque vincolo indissolubile alla costruzione europea, necessità di mantenere l'equilibrio delle finanze pubbliche, responsabilità per le sfide economiche che attendono l'Italia; fondamentale proseguire con la messa a terra del Pnrr... In pratica un'Agenda Draghi nella quale manca però proprio quel Draghi, poco difeso - è l'accusa - dai vertici confindustriali.

 

Dopo l'incontro di ieri è probabile che viale dell'Astronomia ritrovi la voce: del resto il ragionamento di Bonomi è stato che il sostegno a Draghi era cosa già nota e che di fronte alle contorsioni della politica era meglio riunire il massimo organo assembleare degli industriali; magari sottolineando - come hanno fatto ieri gli ex presidenti Abete e Boccia - che interviste come quella di Carraro non fanno bene al sistema.

 

CARLO BONOMI

Basterà questo per sopire i dissensi, quando già da tempo c'è chi cerca di trasformare i mal di pancia della base confindustriale in alternativa al vertice? L'alternativa, o le alternative, per ora non si palesano; in compenso i mal di pancia sono abbondantissimi e assai pronti a manifestarsi, sotto forma di un catalogo di nefandezze attribuite a Bonomi financo esagerato.

 

Si va dalla presa di possesso "per usucapione" del Sole 24 Ore, attraverso il ricambio quasi totale del cda, alla creazione di una Luiss Business School con la natura di società per azioni, che si ipotizza destinata a un "buen retiro" del presidente, passando per le più note vicende della proposta avanzata da Bonomi (e prontamente rintuzzata) di una proroga delle cariche organizzative a causa del Covid e finendo con l'inedito spettacolo di un presidente degli industriali candidato anche al posto di numero uno della Lega Calcio.

 

CARLO BONOMI E MAURIZIO LANDINI

Proprio quel fallo di mano in campo confindustriale apre adesso la strada alle illazioni più maliziose, in testa quella che vorrebbe un Bonomi acquiescente con la destra perché già baciato dalla promessa meloniana di un posto da ministro dell'Industria. Illazioni alimentate da alcune uscite improvvide della stessa Meloni che molti considerebbero ingiuriose, ma che il presidente di Confindustria non si è sentito finora di dover rigettare pubblicamente.

 

Due campagne elettorali, un'estate difficile e un autunno che sarà tutt' altro che facile. Sarà anche in previsione di questo tour de force necessariamente secolare e profano, che il presidente ha già programmato di celebrare la prossima assemblea generale di Confindustria non nelle solite sedi istituzionali, ma con un incontro in Vaticano alla presenza di Papa Francesco. Un messaggio di pace? Di sicuro non per i suoi avversari interni, che con spirito goliardico e mirate allusioni al Ventennio, parlano già dei Patti Lateranensi di Bonomi.

CARLO BONOMIIL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA CARLO BONOMICarlo Bonomi Veronica Gervasio

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…