matteo salvini sul trattore trattori giorgia meloni

CANZONI E FORCONI - DAVANTI AL PRIMO VERO STRAPPO DI UNA CATEGORIA A LEI FEDELISSIMA, QUELLI DEGLI AGRICOLTORI, LA DUCETTA, GIÀ IN CALO DI CONSENSI, SI FA CONCAVA E CONVESSA, DI LOTTA E DI GOVERNO, A SINISTRA ANCORA UNA VOLTA SOLO SILENZIO - GIANNINI: ‘’CI SONO LE EUROPEE ALLE PORTE, CHE LA SPINGONO A UNA CANDIDATURA DA CAPOLISTA OVUNQUE. C’È UN SALVINI IN CADUTA LIBERA E IN MODALITÀ PRE-PAPEETE CHE LA SCONFESSA SU TUTTO, LA SABOTA SUL FRECCIANERA ROMA-SANREMO, LA SCAVALCA SULLE CONCESSIONI AI CONTADINI, LA SFRUCULIA SUGLI AFFETTI PIÙ CARI, ASFALTANDO IL MINISTRO-COGNATO. EBBENE, DAVANTI A TANTO BORDELLO, AVETE NOTIZIE DEL PD DI ELLY SCHLEIN?’’

massimo giannini

Massimo Giannini per “la Repubblica” - Estratto

 

In origine, la mucca era in corridoio. E tra il 2015 e il 2016, tanto per cambiare, la sinistra non la vide arrivare. A nulla valsero i moniti del pio Bersani. La mucca avanzò, tutt’altro che mansueta, in Italia e in Europa. Marciò sulla cucina, dove il risotto di D’Alema si era perso tra menù stellati e Masterchef patinati.

 

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani atreju

Irruppe nel salotto buono, dove Renzi («il Salvini di cui non ti devi vergognare», come diceva Murgia) si era già auto-rottamato insieme all’odiata nomenklatura assisa in poltrona a sorseggiare il tè (con giacca da camera e pantofole d’ordinanza, come il mitologico Berlinguer immortalato da Forattini nel ’77). Da allora sono passati quasi dieci anni. E adesso — tra grilloleghismo populista prima e melonismo sovranista poi — la mucca marcia su Roma e arriva sotto al palco di Sanremo.

………………………….

francesco lollobrigida e i trattori – vignetta by riccardo mannelli

 

E ancora una volta — mentre John Travolta spaccia le sneakers, Annalisa sfoggia la guepière e Amadeus in giacca metallizzata fa ruggire i trattori parcheggiati davanti al Teatro Ariston — la sinistra non ha niente da mettersi.

 

………………………………….

 

Per la Sorella d’Italia già in calo di consensi questo è il primo vero strappo con una categoria che fa parte a pieno titolo del suo blocco sociale di riferimento. Anche gli agricoltori — come gli artigiani e i piccoli imprenditori, i lavoratori autonomi e le partite Iva — sono «l’asse portante dell’economia italiana» ma trattati spesso «come figli di un dio minore», ai quali la fiera Underdog si era rivolta nel suo primo discorso alle Camere dopo il trionfo 25 settembre 2022, e ai quali aveva giurato tutele sociali e tregue fiscali.

 

meme giorgia meloni matteo salvini

La neo-premier veleggiava ancora libera e irresponsabile, sull’abbrivio di una regata elettorale vissuta pericolosamente. Era ancora il tempo del nazionalismo eurofobico, dello «spezzeremo le reni a Bruxelles», dei comizi milanesi in cui si urlava «ai partner europei diciamo che è finita la pacchia!», dei video ai distributori di carburante in cui si gridava «è uno scandalo, aboliremo tutte le accise!».

 

Gli agricoltori le hanno creduto. In molti l’hanno votata. La Coldiretti è tornata cinghia di trasmissione, facendo con i Fratelli di Giorgia quello che facevano i Bonomi e i Lobianco con la Dc. E la Meloni di lotta, trasformata nel frattempo nella Meloni di governo, li ha ripagati come sappiamo.

 

In Italia gli ha ripiazzato l’Irpef sui terreni con l’ultima legge di bilancio. In Europa non ha mosso un dito per aumentare i dazi all’import asiatico, per correggere la nuova Pac, per impedire il blocco biologico sul 4% delle terre coltivate, per rimodulare i vincoli sull’utilizzo dei concimi chimici.

PROTESTA DEI TRATTORI

 

Ora è a innanzi tutto a lei che si ribella questa improvvisa jacquerie contadina. È a lei che chiede conto delle promesse tradite. E Meloni, furbescamente, prima ha fatto finta di nulla, lasciando che a gestire i trattori — vista l’ottima prova già fornita coi treni — fosse l’apposito frontman della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida, tra una seduta tricologica e una comparsata al Tg1 per lanciare i rigatoni su Marte.

 

Poi, quando ha capito che i rivoltosi pretendevano una risposta dal governo e una tribuna dal Festival, ha tentato di domare la mucca, cavalcandola. La precipitosa convocazione dei capi della protesta a Palazzo Chigi riflette un’ovvia esigenza, ma è anche un segno di impotenza. La Lady di Ferro, da vera liberista, liquidava le trade union con un «niente birra e panini a Downing Street».

 

ETTORE PRANDINI GIORGIA MELONI

La Thatcher de’ noantri, da brava populista («devo seguirli, sono la loro leader»), apre invece la Sala Verde alle organizzazioni agricole. E gli offre una modesta prebenda (il ripristino parziale dell’esenzione Irpef) e la solita propaganda («siamo al vostro fianco contro l’eurofollia di Bruxelles»).

 

Così Meloni getta una volta di più la sua maschera di erma bifronte, che sempre alterna arroganza e temperanza, radicalità e responsabilità, corporativismo e consociativismo. Ci sono le europee alle porte, che la spingono a una candidatura da capolista ovunque. C’è un Salvini in caduta libera e in modalità pre-Papeete che la sconfessa su tutto, la sabota sul Freccianera Roma-Sanremo, la scavalca sulle concessioni ai contadini, la sfruculia sugli affetti più cari, asfaltando il ministro-cognato.

 

protesta degli agricoltori sui trattori a orte

Meloni non si può permettere sorpassi a destra, né smottamenti nella sua constituency elettorale. Sul fronte interno si fa concava e convessa: oggi sui trattori, domani sui vincoli della Direttiva Casa Green, su quelli per le auto a benzina e diesel e su tutti gli obblighi imposti nei prossimi mesi dalla lotta al cambiamento climatico.

GIORGIA MELONI VIGNETTA MACONDO PROIETTI

 

URSULA VON DER LEYEN - GIORGIA MELONI - VIKTOR ORBAN

Sul fronte europeo naviga a vista e si tiene mani libere, in attesa di capire i futuri rapporti di forza tra le diverse famiglie politiche: danza il liscio con Von der Leyen e intanto fa il ballo del qua qua con Zemmour e Orbán. L’importante, per adesso, è scongiurare il cortocircuito tra canzoni e forconi.

 

protesta degli agricoltori a bruxelles 20

È vero che il Festival è il grande frullatore nazional-popolare che sappiamo, in grado di macinare tutto e di renderlo digeribile alle masse: le gag di Fiorello e i morti sul lavoro raccontati da Stefano Massini, il punk alle vongole dei Bnkr44 e i femminicidi denunciati dai ragazzi di Mare Fuori. Ma il governo non può e non vuole reggere, meno che mai a Sanremo, uno scontro aperto con gli eredi tricolore di José Bové, lo storico fondatore della Confédération Paysanne che tra gli ‘80 e i ‘90 guidò la sommossa dei coltivatori francesi e comunitari contro la globalizzazione agricola.

LA CONFERENZA STAMPA DI GIORGIA MELONI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

 

Anche perché la rabbia dei moderni campesinos è condivisa da buona parte delle opinioni pubbliche dell’Ue, tutte ugualmente inquiete per una Rivoluzione Verde a carissimo prezzo. E qui, com’è noto, c’è un problema anche per le sinistre. Purtroppo — in un’arena climatica che si avvia a produrre conflitti permanenti — i fatti dimostrano che sacrifici e benefici connessi alla lotta al global warming non viaggiano alla stessa velocità.

 

La green-flation morde la carne viva delle fasce sociali più povere e la campagna elettorale per le europee spinge inesorabilmente i partiti popolari e conservatori ad allentare senza tanti scrupoli gli impegni sull’ambiente, dai motori endotermici alle fonti rinnovabili, dai pesticidi al packaging.

 

GIORGIA MELONI ELLY SCHLEIN - 8 MARZO - VIGNETTA BY MACONDO

Così i partiti progressisti e socialisti rischiano di restare soli, a difendere le ragioni di un ambientalismo doveroso ma spesso troppo oneroso, come ha denunciato a suo tempo Francesco Rutelli nel prezioso Il Secolo Verde. Su questo, come su molto altro, il Pd non ha una linea chiara. Anche in questi giorni ha alternato un blando sostegno alla battaglia dei trattori e un rituale rilancio dell’Agenda Green.

 

Ma per Schlein funziona la stessa regola che vale per Meloni: non c’è spazio per le ambiguità. Tra un mesto sit-in davanti al palazzo vuoto della Rai e una puntata social del “Toto-Sanremo by Elly”, la segretaria ci spieghi, una volta per tutte: che ne facciamo di quella benedetta mucca?

giuseppe conte elly schlein roberto speranza foto di baccoELLY SCHLEIN - VIGNETTA BY MANNELLI PER IL FATTO QUOTIDIANOelly schlein alla camera elly schlein a gubbio 5romano prodi e la candidatura di elly schlein vignetta by rolli per il giornalone la stampa elly schlein foto di bacco

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."

consiglio supremo difesa mattarella meloni fazzolari bignami

DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL QUIRINALE, SI SARÀ ANCHE FATTO SCAPPARE UNA RIFLESSIONE SULLE DINAMICHE DELLA POLITICA ITALIANA IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027. MA BELPIETRO HA MONTATO LA PANNA, UTILE A VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ E A DARE UN ASSIST A FRATELLI D’ITALIA, SEMPRE PRONTA ALLA LAGNA VITTIMISTA – A QUEL TORDO DI GALEAZZO BIGNAMI È SCAPPATA LA FRIZIONE. E DOPO IL SUO ATTACCO AL COLLE, IL SOLITAMENTE CAUTO GIOVANBATTISTA FAZZOLARI È INTERVENUTO PRECIPITOSAMENTE PER SALVARGLI LA FACCIA (E LE APPARENZE CON IL COLLE) - BELPIETRO ESONDA: "ISTITUZIONALMENTE SCORRETTA LA REPLICA DEL QUIRINALE"