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Estratto dell’articolo di Claudia Luise e Andrea Rossi per “La Stampa”
La strada che dovrebbe portare Anna Maria Poggi alla presidenza di Fondazione Crt potrebbe essere più lunga – e tortuosa – del previsto. E non è escluso che la giurista dell'Università di Torino si ritrovi a cedere il passo a un commissario inviato da Roma. O a coabitarvi per un po'. O ancora, visto che sul suo nome si è realizzata una convergenza totale, venga lei stessa incaricata di riportare ordine nella Fondazione terremotata da mesi di veleni.
Da una parte ci sono funzionari e dirigenti del ministero delle Finanze che ancora non hanno visionato tutte le carte ma sembra si siano già fatti un'idea piuttosto chiara della situazione. Dall'altra c'è il ministro Giancarlo Giorgetti che sarebbe meno restio di qualche giorno fa all'ipotesi commissario.
Ipotesi che potrebbe anche essere limitata al solo consiglio d'amministrazione della Fondazione. Di sicuro c'è che Crt non ha fatto molto negli ultimi tempi per mettersi al riparo dall'occhio di Roma. Gli stessi documenti richiesti dalla vigilanza del Mef al cda al momento presieduto da Maurizio Irrera sono stati inoltrati con un certo ritardo e per di più incompleti.
E questo nonostante la proroga concessa. Una tempistica che potrebbe impedire al ministero di pronunciarsi sull'esposto dell'ex presidente Palenzona e in generale sulla correttezza dell'operato degli organismi della Fondazione prima di martedì, giorno in cui il Consiglio d'indirizzo dovrebbe riunirsi per votare Poggi.
Chi ha visionato i dossier Crt parla di un quadro da cui emergerebbero fatti di una certa gravità, soprattutto rispetto a un consiglio d'amministrazione che nell'ultimo anno ha messo sotto scacco due presidenti, cacciato un segretario generale fino all'epilogo in cui i vari membri si sono auto assegnati una girandola di nomine in enti partecipati dalla Fondazione.
Senza contare la defenestrazione di Palenzona preparata – così è scritto nell'esposto inviato al Mef – durante una riunione in cui uno dei consiglieri d'amministrazione sarebbe stato forzato dagli altri a voltare le spalle al presidente. Diverso il caso del Consiglio d'indirizzo, fresco di nomina e in buona parte rinnovato, dunque estraneo alle vicende degli ultimi mesi.
FABRIZIO PALENZONA - MAURIZIO IRRERA - CATERINA BIMA - DAVIDE CANAVESIO - ANNA MARIA DI MASCIO - ANTONELLO MONTI
Sui destini della Fondazione incombono non soltanto scelte tecniche ma politiche. Qualora si accertasse che sono state compiute irregolarità ma non tali da aver pregiudicato il funzionamento dell'ente, il commissariamento non sarebbe una strada obbligata […].
E la valutazione del ministro Giancarlo Giorgetti diventerebbe decisiva. Il titolare del Mef […] non era animato da un irrefrenabile volontà di spedire un commissario a Torino, mossa che ha un solo precedente nella storia delle fondazioni (il Banco di Napoli) e verrebbe vista nel mondo finanziario come una pesante ingerenza della politica e un vulnus all'autonomia predicata da Giuseppe Guzzetti.
Il titolare del Mef d'altra parte è ben consapevole della gravità dei fatti emersi e si sarebbe convinto che i margini per commissariare ci sarebbero. Anche in seno al governo c'è chi la pensa così, vedi il ministro della Difesa Guido Crosetto, che da giorni va ripetendo nei suoi colloqui privati di non vedere altra soluzione.
I maligni fanno notare due aspetti: la storica vicinanza tra Crosetto e Palenzona; e il fatto che nella votazione dell'ultimo Consiglio d'indirizzo Fratelli d'Italia sia uscita con le ossa rotte, con la cuneese Annalisa Genta indicata dal Consiglio regionale ma impallinata dal voto segreto.
[…] Torino prova a resistere e a evitare l'onta del commissario che darebbe ragione alle pesanti accuse lanciate da Palenzona su La Stampa di ieri, un attacco cui ieri nessuno ha voluto replicare apertamente. In quest'ottica va letta l'accelerazione del nuovo Consiglio d'indirizzo, che in pochissimi giorni ha nominato l'ultimo membro mancante e indicato Poggi come presidente in pectore. Due passaggi avvenuti all'unanimità […]