CAVALLI IMBIZZARRITI – CONTINUA IL NEGOZIATO DOPO L’ULTIMATUM DELLA CASA DI MODA AI 170 DIPENDENTI: TUTTI TRASFERITI DA FIRENZE A MILANO A SETTEMBRE PENA IL LICENZIAMENTO – OVVIAMENTE I LAVORATORI SI SONO INCAZZATI, ANCHE PER LA TEMPISTICA: “NELL’ERA DEL COVID-19 È L’UNICA AZIENDA CHE PENSA SIA STRATEGICO TRASFERIRE 170 FAMIGLIE”

 

 

 

Giuliana Ferraino per www.corriere.it

roberto cavalli

 

ROBERTO CAVALLI SEDE A FIRENZE

Continua il negoziato sul trasferimento della sede della casa di moda Roberto Cavalli e dei 170 dipendenti, pena il licenziamento, da Firenze a Milano. Alle 14.30 è previsto l’incontro tra azienda e sindacati a Firenze nella sede di Confindustria.

 

Nei giorni scorsi l’azienda aveva recapitato ai sindacati la lettera che ufficializza il trasloco a Milano da settembre, suscitando le ire dei lavoratori. «Nell’era digitale e del Covid-19 la nuova Roberto Cavalli è l’unica azienda nel Paese che pensa che sia strategico trasferire 170 famiglie da Firenze a Milano perché li c’è la gestione dei servizi digitali — dicono i segretari di Femca-Cisl e Filctem-Cgil Firenze, Mirko Zacchei e Luca Barbetti —.

 

roberto cavalli e sandra nilsson 5

Crediamo, pur non essendo noi imprenditori, che tutte le aziende stiano dicendo l’opposto: proprio grazie al digitale e per le esigenze indotte da questa particolare situazione si sta valorizzando il valore e l’importanza del lavoro a distanza». Secondo i sindacati, peraltro questo non è il caso: «Siamo in presenza di un azienda fiorentina con sede propria per la quale la nuova proprietà ipotizza una chiusura senza ragioni tecnico economiche, senza un piano di sviluppo e rilancio dell’azienda e senza una ragione reale».

ROBERTO CAVALLI FOTOGRAFATO A PONTE VECCHIO

 

Nel novembre 2019 DICO Group, la holding del gruppo immobiliare di Dubai Damac, ha perfezionato l’acquisizione della casa di moda fondata da Roberto Cavalli. La società di investimento con sede negli Emirati Arabi Uniti era emersa come il miglior offerente tra i vari investitori in corsa per il marchio di moda, controllato dalla società di private equity italiana, Clessidra.

 

roberto cavalli mareroberto cavalli e il suo iguana che fa i migliori pompini

Il primo confronto tra l’azienda e i sindacati era avvenuto lo scorso 20 aprile ed era servito per una prima illustrazione della decisione di aggregare le funzioni commerciali e amministrative presso la sede di Milano. Durante il secondo, il 30 aprile, convocato dalla Regione Toscana, la società aveva spiegato le ragioni alla base di tale decisione e approfondito le misure allo studio per gestire l’impatto della pandemia di Covid-19 sul settore moda (anche in considerazione della chiusura obbligatoria della propria rete di negozi europea). Infine, lo scorso 13 maggio, nel corso di un terzo incontro, Roberto Cavalli aveva preannunciato alle Organizzazioni Sindacali l’imminente inoltro della comunicazione relativa al trasferimento.

briatore twitta la foto di roberto cavalli con l erezione

 

roberto cavalli foto lapresse

Secondo fonti vicine alla società, l’azienda aveva già anche anticipato l’intenzione di garantire a tutti i lavoratori l’applicazione dei trattamenti, dei termini e delle condizioni, previste dai relativi CCNL per l’ipotesi di trasferimento dando integrale continuità a tutti i rapporti di lavoro. «Non c’è nessun licenziamento mascherato», si fa sapere. Perciò Roberto Cavalli spera di avviare la definizione delle modalità e delle tempistiche del trasferimento per trovare una soluzione che consenta di «gestire al meglio questa fase» sia nei confronti di coloro che accetteranno di spostarsi a Milano sia di quanti non vorranno o potranno accettarlo. Il piano dell’azienda si basa su «un chiaro indirizzo strategico», ossia che «Roberto Cavalli ha oggi e sempre più avrà in futuro una prevalente vocazione commerciale». Secondo la proprietà, la scelta di aggregare tutte le funzioni commerciali e amministrative presso la sede di Milano è innanzitutto fisiologica: la città è il punto di riferimento per gli investitori e i clienti nazionali e internazionali. Una decisione che gli effetti della pandemia rendono ancora più razionale: il trend di trasformazione digitale sta subendo una fortissima accelerazione con conseguenze sul modello di business e sull’organizzazione del lavoro e questo comporta la necessità di spostare l’asse in prossimità delle società che erogano tali servizi digitali, prevalentemente polarizzate nell’area milanese.

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