autostrade roberto tomasi paola de micheli giuseppe conte ponte morandi

CHE SUCCEDE CON LA REVOCA AI BENETTON? – IL GIORNO DOPO VANNO IN DEFAULT 10 MILIARDI DI DEBITI CHE AUTOSTRADE HA NEI CONFRONTI DI BANCHE E MERCATO, A MENO CHE NON SE LI ACCOLLI LO STATO OLTRE ALLA QUOTA DI ATLANTIA IN ASPI. POI CI SONO 5,5 MILIARDI DI BOND GARANTITI DA ASPI E ALTRI 5 DI DEBITI PROPRI. TOTALE: 20 MILIARDI - SENZA CONSIDERARE GLI STRASCICHI LEGALI,  7,5 MILIARDI DI INVESTIMENTI E 7MILA DIPENDENTI CHE RISCHIANO DI RIMANERE A PIEDI 

carlo bertazzo

1 – ATLANTIA NON CI STA: “SCENDIAMO SOTTO IL 51% MA RESTIAMO NELLA SOCIETÀ”

Estratto dell’articolo di Giovanni Pons per “la Repubblica”

 

(…) Che cosa significherebbe una revoca per Aspi e Atlantia?

Bertazzo: "Se si applica l'art.35, dal giorno dopo vanno in default i 10 miliardi di debiti di Aspi nei confronti di banche e mercato, sempre che lo Stato non se li voglia accollare. Atlantia ha poi 5,5 miliardi di bond garantiti di Aspi più altri 5 miliardi di debiti suoi. Quindi nel complesso andrebbero in default circa 20 miliardi di prestiti, più tutti i crediti commerciali".

 

Tomasi: "Non si capisce quale sarebbe l'interesse del Paese nel caso di una revoca. Investimenti per 7,5 miliardi già cantierabili verrebbero buttati alle ortiche, il nuovo concessionario dovrebbe ripartire da zero. I 7.000 dipendenti sarebbero a rischio e si aprirebbe un contenzioso che durerebbe anni. La nostra proposta invece è nell'interesse del Paese".

 

roberto tomasi autostrade per l'italia

2 – PER LA SOCIETÀ NON CI SONO PIÙ MARGINI: «ACCOLTE TUTTE LE RICHIESTE DEI MINISTERI»

Andrea Bassi per “il Messaggero”

 

Autostrade e Atlantia attendono una risposta alla proposta inviata al governo per chiudere il contenzioso sul rinnovo della concessione sorto dopo il crollo del Ponte Morandi.

 

Ma, come ha spiegato Gianni Mion, il presidente di Edizione, la holding della famiglia Benetton che controlla il gruppo autostradale, c'è ormai la convinzione che il governo voglia andare alla revoca. Quella di Autostrade, ha detto Mion, «è una proposta seria» ma, ha aggiunto, «non sono ottimista».

GIANNI MION

 

Eppure, di fatto, il gruppo ha accettato in toto le proposte fatte direttamente dal governo. Autostrade lo ha scritto nero su bianco nella lettera inviata a Palazzo Chigi, al Tesoro e al ministero delle infrastrutture.

 

L'ultimo incontro tra Autostrade e il governo c'è stato il 9 luglio. In quell'occasione, spiega la società, sono stati rappresentati dal governo «i contenuti di un accordo per la positiva conclusione condivisa della procedura di contestazione».

 

Per il governo, insomma, i 3,4 miliardi di risarcimento, l'abbassamento delle tariffe e l'accettazione del nuovo metodo di calcolo delle tariffe, avrebbero messo fine al contenzioso. Proprio per chiudere la controversia, e nonostante le incertezze su diversi aspetti dell'accordo, Autostrade ha deciso di accettare totalmente l'impostazione del governo «a fronte della positiva conclusione concordata del procedimento in oggetto».

genova ponte morandi

 

Il patto insomma era chiaro. Se la società avesse firmato la resa incondizionata, il procedimento di revoca sarebbe venuto meno. Anche perché il gruppo controllato da Benetton, ritiene ormai di aver cambiato pelle rispetto a quello di un anno e mezzo fa. È stato oggetto di una profonda trasformazione, che ha portato a cambiare il 30% del management e a introdurre strumenti più stringenti di controllo.

 

I MECCANISMI

giuseppe conte paola de micheli

Eppure, come teme Mion, tutto questo potrebbe non bastare a evitare la revoca. I grillini hanno dato una sorta di ultimatum a Palazzo Chigi su Autostrade: o i Benetton escono dal capitale completamente, oppure c'è la revoca.

 

Nella lettera inviata, Aspi si è detta disponibile a proporre alla controllante Atlantia un aumento di capitale per favorire l'ingresso di nuovi soci. E la stessa Atlantia, sin dal 6 febbraio scorso, si è resa disponibile all'ingresso di nuovi soci pubblici e privati. Ma Atlantia non ha nessuna intenzione di uscire completamente dal capitale di Autostrade.

 

LUCIANO BENETTON

La discesa massima possibile, al momento, sarebbe dall'attuale 88% al 37%, in modo che congiuntamente con gli altri due soci di minoranza, i cinesi di Silk Road e Appia Investments, i vecchi soci siano comunque sotto il 50% della società. A entrare dovrebbe essere una cordata di nuovi soci pubblici e privati: la Cdp, alcune Casse di previdenza, Poste Vita. L'investimento, una volta definita la concessione, è comunque interessante.

 

L'ingresso avverrebbe con un aumento di capitale, in modo da permettere la diluizione di Atlantia e degli altri soci senza passaggi di denaro. Ma ci sarebbe anche un'altra ipotesi che starebbe prendendo piede nelle ultime ore.

 

il crollo del ponte morandi a genova

Lo Stato potrebbe entrare con una quota minoritaria, in modo da contenere di molto l'esborso per l'ingresso nella società, ma avere poteri di governance o aderire a patti para sociali che consentano allo Stato di dettare la linea nella società. In questo caso l'ingresso potrebbe essere anche direttamente del Tesoro. Cdp del resto, prima di intervenire ha bisogno della certezza che l'investimento in Autotrade, con il nuovo piano tariffario, non solo sia sostenibile, ma che sia anche profittevole, considerando che i soldi investiti nel gruppo sarebbero quelli dei risparmiatori postali.

i meme sui benetton e il crollo del ponte di genova

CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA

 

 

L'ARTICOLO DEL NEW YORK TIMES SUI BENETTON

CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVAroberto tomasi 2

Ultimi Dagoreport

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")