tim pietro labriola salvatore rossi frank cadoret de puyfontaine vincent bollore

CHE SUCCEDE A TIM? LO SCOPRIREMO SOLO VIVENDI – DIETRO ALLE DIMISSIONI DI CADORET DAL CDA C’È LA VOLONTA' DEI FRANCESI DI ARRIVARE A UN TOTALE AZZERAMENTO DEL CDA (IN CUI CI SONO ANCORA RAPPRESENTANTI DELL'EX SOCIO ELLIOTT) - ANCORA NON È STATO TROVATO L’ACCORDO PER SOSTITUIRE IL CONSIGLIERE LUCA DE MEO – SALVATORE ROSSI SI È INCOLLATO ALLA POLTRONA DI PRESIDENTE DOVE BOLLORÉ VUOLE PIAZZARE MASSIMO SARMI COL CONSENSO DI CDP – L'INDECISIONISMO DI GIORGETTI, LE PERPLESSITÀ DI CDP SUI CONTINUI VIAGGI DI LABRIOLA A PARIGI…

1 - DAGONOTA

FRANK CADORET

Che sta succedendo in Tim? Dietro alle dimissioni del consigliere di amministrazione in quota Vivendi, Frank Cadoret, c’è la volontà dei francesi di forzare la mano, per arrivare a un totale azzeramento del cda, dove sono presenti ancora i rappresentanti in quota Elliott (come l’indipendente Paola Bonomo), nonostante il fondo si sia disimpegnato ormai nel lontano aprile 2020.

 

Non a caso, non si è trovato neanche l’accordo per la sostituzione del consigliere Luca De Meo, dimessosi il 29 settembre scorso per “impegni professionali”.

 

Salvatore Rossi, abbarbicatissimo alla poltrona, vuole restare a tutti i costi presidente di Tim, mentre Bolloré, previo consenso di CDP, ha in mente il nome di Massimo Sarmi, che infatti Vivendi aveva caldeggiato proprio per prendere il posto di De Meo, nell’ultimo consiglio del 9 novembre. 

massimo sarmi

 

L’altro socio forte dell’ex Telecom (10%), CDP (cui spetta per consuetudine la nomina del presidente) non avrebbe obiezioni sul nome di Sarmi, attualmente presidente dell’Asstel. Ma prima vuole chiarimenti sul futuro dell’azienda.

PIETRO LABRIOLA

 

A partire dagli equilibri interni al consiglio d’amministrazione.

 

ALESSIO BUTTI GIORGIA MELONI

Il Ceo di Vivendi, Arnaud De Puyfontaine, potrebbe inoltre decidere di dare un’altra spallata all’attuale consiglio, rassegnando le dimissioni. L‘obiettivo del braccio ambidestro di Bolloré è arrivare a una governance che rispecchi più fedelmente l’azionariato.

 

La perplessità di CDP è legata ad altre due questioni: la rete unica e il rapporto che lega Vivendi all’amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola, che viene convocato una volta al mese a Parigi per “fare rapporto”. Per la Cassa, questo comportamento lascia immaginare un Ad “sotto tutela”. C'è poi il fatto che da appena due settimane è sbarcato a Palazzo Chigi un nuovo governo e il ministro del Mef, il semolino Giorgetti, si balocca tra Meloni e Salvini e non decide ancora niente sul fronte Tim, a partire dalla Rete Unica per finire con i rilievi dei Servizi Segreti sull'obsolescenza e la vulnerabilità della struttura dell'azienda telefonica.

 

BOLLORE' DE PUYFONTAINE

Da parte sua, anche la Meloni traccheggia: da una parte non vuole buttare a mare l’esperienza Draghi, dall'altra i suoi colonnelli spingono per uno spoils system più aggressivo.

 

2 - IL CDA TELECOM PERDE PEZZI SARMI IN PISTA

Sara Bennewitz per “la Repubblica”

 

Non c'è pace dentro Tim. Sale la tensione all'interno di un cda che presto sarà chiamato a prendere decisioni importanti per il futuro dell'azienda, a cominciare dalla sua infrastruttura di rete.

 

SALVATORE ROSSI - TIM

Dopo il consigliere Luca De Meo, dimessosi il 29 settembre per «impegni professionali», ieri è arrivata un'altra defezione illustre: si tratta di Frank Cadoret, manager francese espressione del socio Vivendi, quindi senza i requisiti di indipendenza, e amministratore di Tim dal giugno 2019, rieletto nella primavera 2021 nella lista del management.

 

Cadoret non ha avuto bisogno di trovare scuse per giustificare la sua uscita dal cda: sono mesi che Vivendi punta il dito sulla governance, sul conflitto d'interessi del presidente di Cdp Giovanni Gorno Tempini e sul ruolo del presidente del gruppo Salvatore Rossi. Il consiglio di Tim scende così a 13 membri, di cui 9 indipendenti. Nell'ultimo consiglio del 9 novembre si era scelto di rinviare ancora la sostituzione di De Meo, per cui Vivendi caldeggiava la nomina del presidente dell'Asstel Massimo Sarmi. E chissà che ora che vanno trovati due sostituti non riesca a farcela.

 

LUCA DE MEO

3 - TIM, IL CDA PERDE I PEZZI SE NE VA ANCHE CADORET DA FITCH SCURE SUL RATING

Francesco Spini per “La Stampa”

 

Fuori due. Anche Frank Cadoret si dimette dal consiglio di amministrazione di Tim. È il secondo addio in poche settimane. A fine settembre era stato Luca de Meo a lasciare libero il suo seggio in Corso d'Italia, per concentrarsi sul gruppo Renault di cui è ad. L'uscita di Cadoret, però, fa ancora più rumore, perché in consiglio era uno dei due rappresentanti (l'altro è Arnaud de Puyfontaine) di Vivendi, il gruppo francese primo azionista di Tim con il 23,75%.

 

Nessuna spiegazione è stata fornita sul motivo della decisione. Nella nota del gruppo si riporta il ringraziamento del presidente Salvatore Rossi, anche a nome del consiglio, al manager francese «per il contributo fornito in questi anni alla società».

 

franck cadoret

E nulla più. L'uscita di Cadoret avviene tre anni dopo il suo ingresso nel cda di Tim dove aveva preso il posto dell'ex ad Amos Genish, tornato in Brasile. E giunge a stretto giro da un cambio della guardia anche a Parigi, dove Cadoret a fine ottobre ha lasciato il ruolo di numero uno per la Francia di Canal+, la pay tv del gruppo Vivendi che è stata oggetto di un rinnovamento manageriale.

 

Di qui anche l'addio alla partecipata italiana di Vincent Bolloré. Un passo indietro, però, che può assumere anche connotati per così dire "politici", rendendo ancor più evidente l'insoddisfazione dei francesi - espressa per lettera e in cda - per la governance di Tim.

 

bollore de puyfontaine

In particolare nel mirino Parigi ha da tempo messo il presidente Rossi, senza aver finora trovato sufficienti sponde. Nel cahier de doléances di Vivendi sono finiti ad esempio il presunto conflitto di interessi di Cdp (tra Tim e Open Fiber) con cui duella sul valore della rete, il no opposto proprio a Cadoret a subentrare a de Meo nel comitato nomine, il recente cda convocato nonostante l'assenza dei francesi.

 

E da ultimo non si è nemmeno trovato l'accordo su chi dovrà sostituire de Meo in cda. Ecco: ora i seggi vacanti diventano due. E se già da Parigi cercavano una sorta di prelazione sulla prima cooptazione, per sostituire Cadoret - anch' egli nominato nella lista stilata dal passato cda - punteranno a un proprio esponente. È pure possibile che i francesi tornino alla carica sul nome di Massimo Sarmi, loro candidato ideale per la presidenza. Nulla però è scontato.

 

DARIO SCANNAPIECO GIOVANNI GORNO TEMPINI

La situazione aggiunge confusione al caos. I venti di Opa delle scorse settimane sono diventati bonaccia dopo i dubbi e i paletti opposti - non senza malumori nel governo - dalla Cdp.

 

E ancora non è chiaro se entro la fine del mese arriverà l'offerta di Cassa a Tim per la rete unica con Open Fiber. L'ad Pietro Labriola la considera la via maestra. «Mi piacerebbe poter chiamare Telecom Italia la nostra Netco», dice parlando a mille manager del gruppo. Il piano di separazione sta andando avanti, ma, precisa, «per tutto il 2023 vi assicuro che Tim sarà ancora un'azienda unica».

 

DE PUYFONTAINE BOLLORE

Col nuovo piano Labriola medita di alzare di nuovo le stime. Ma pesa il macigno del debito, illuminato dai fari di Fitch che ha abbassato il rating di Tim da BB a BB- con prospettive «negative».

 

Il giudizio riflette «l'assenza di una riduzione dell'indebitamento nel 2022». Se non ci sarà Opa e l'offerta sulla rete non dovesse andare a buca, la questione del debito rischia di divenire prioritaria. Si aprirà la strada delle cessioni? Mentre il titolo soffre in Borsa (ieri -2,75% a 22,66 centesimi) e nell'attesa che il governo, una volta distribuite le deleghe, prenda l'iniziativa sulla rete, al lavoro ci sarebbero i fondi. E Kkr sarebbe in prima fila nello studiare soluzioni che possano trovare anche il favore dei francesi, con cui starebbe cercando di aprire un canale di dialogo, anche se la cosa non trova riscontri ufficiali.

 

4 - FITCH BACCHETTA TIM: «TROPPI DEBITI»

Marcello Astorri per “il Giornale”

 

franck cadoret

Mentre la scure di Fitch si abbatte sul rating di Tim, un componente del cda si dimette senza dare spiegazioni. L'agenzia di rating internazionale, infatti, ieri ha rivisto il suo giudizio sull'azienda di telecomunicazioni italiana abbassandolo dal livello BB outlook negative a BB-, sempre con outlook negativo. Nello stesso giorno, sono arrivate le dimissioni di Frank Cadoret, uno dei due rappresentanti in cda di Vivendi, che nelle scorse settimane aveva lasciato anche l'incarico in Canal+.

 

Tornando però al downgrade, per l'agenzia «riflette l'assenza di una sufficiente riduzione del debito nel 2022. Fitch si aspetta che la leva finanziaria netta di Tim salirà oltre le 4,5 volte dal 2023, una soglia per mantenere un rating BB».

DARIO SCANNAPIECO

 

Insomma, Tim anche a causa del peggioramento del contesto macroeconomico potrebbe non rispettare il piano di crescita e non ridurre il debito (già oltre i 20 miliardi di euro). Fitch non ha chiuso la porta a un ulteriore downgrade a B+ (giudizio riservato a emittenti con un significativo rischio di credito) a causa dei «bassi rapporti di liquidità» in un «momento di forte concorrenza di mercato, con l'aumento dell'inflazione e tassi di interesse elevati».

Il titolo Tim sulla notizia ha virato al ribasso in Borsa, poi riducendo le perdite a un -2,75% a 0,22 centesimi per azione.

 

fitch

Il taglio di Fitch arriva dopo un rosso per Tim di 2,7 miliardi nei primi nove mesi dell'anno, dopo una severa pulizia di bilancio. Ma anche in un momento delicato per l'azienda, alle prese con il progetto rete unica, in attesa di un'offerta di Open Fiber che sotto la regia di Cassa depositi e prestiti dovrebbe, sulla carta, arrivare entro il 30 novembre. Sullo sfondo, però, c'è il progetto Minerva spinto dal governo, che ha sempre la finalità di fondere la rete con quella di Open Fiber e metterla in mano pubblica ma con un iter diverso che potrebbe passare anche da un'Opa di Cdp su Tim.

 

ALESSIO BUTTI GIORGIA MELONI

Nel frattempo ieri l'amministratore delegato del gruppo, Pietro Labriola, ha parlato davanti a oltre mille manager del gruppo, alla presenza del presidente, Salvatore Rossi. «Per tutto il 2023 vi assicuro che Tim sarà un'azienda unica», ha detto, rivelando l'intenzione di chiamare la NetCo, ossia la società che avrà in pancia l'infrastruttura di rete, Telecom Italia. L'ad non è stato scalfito da Fitch: «Gli indicatori di performance stanno migliorando trimestre dopo trimestre», ha sottolineato.

 

«Non dobbiamo guardare a quello che si dice all'esterno, le uniche nostre parole sono i risultati». Il manager ha aggiunto che Tim «sta rispettando gli obiettivi» per il 2022 e ritiene possibile un rialzo della guidance per il 2023.

 

bollore de puyfontaine assemblea vivendi

Tim ha ribadito è «un'azienda industrialmente sana», che sta lavorando «per risolvere definitivamente un problema che si chiama debito» e che avrebbe di fronte «enormi opportunità» da cogliere.

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…