CHE VITA AGRAMA - PROPRIO MENTRE TORNA CENTRALE NELLA POLITICA ITALIANA, BERLUSCONI FINISCE INVISCHIATO NELL'ENNESIMA INCHIESTA SUI FONDI OFFSHORE DEGLI ANNI '90, GLI STESSI CHE PORTARONO ALLA SUA PRIMA CONDANNA DEFINITIVA NEL 2013. IL FISCO AMERICANO STA ANCORA CERCANDO I 130 MILIONI DI EURO DEL CASO MEDIATRADE, E UN TRIBUNALE SVIZZERO HA DATO L'OK ALLA RICHIESTA ARRIVATA DAGLI USA PER RICOSTRUIRE I MOVIMENTI FINANZIARI ANNI '90 DEL BANANA

-

Condividi questo articolo


Gianluca Paolucci per ''la Stampa''

 

Berlusconi arriva per il processo Mediatrade Berlusconi arriva per il processo Mediatrade

Riparte dagli Stati Uniti la caccia ai fondi neri Mediaset degli anni '90. La vicenda delle sovrafatturazioni sui diritti televisivi, l'unico procedimento giudiziario nel quale Berlusconi sia stato condannato in maniera definitiva - e mandato ai servizi sociali. Il fatto è che dopo indagini, processi, condanne, i soldi - almeno 140 milioni di franchi svizzeri, circa 130 milioni di euro - non sono mai stati recuperati.

 

E il fisco americano li sta ancora cercando. La caccia al tesoro può ripartire perché, lo scorso 4 novembre, il Tribunale federale svizzero ha dato il via libera definitivo alla richiesta di assistenza giudiziaria arrivata dall'Irs (Internal renevue service), l'autorità fiscale statunitense, per ricostruire i movimenti di 140 milioni di franchi svizzeri custoditi nei conti di Franck Agrama, il produttore cinematografico al centro del caso che è costato nel 2013, la condanna definitiva in Cassazione di Silvio Berlusconi per frode fiscale. I 140 milioni erano stati bloccati nel 2005 dalle autorità svizzere dopo che le indagini della procura di Milano avevano portato alla richiesta di rinvio a giudizio (arrivata l'anno successivo) di Berlusconi, Agrama e altre 11 persone per la frode fiscale.

Berlusconi in tribunale al processo Mediatrade Berlusconi in tribunale al processo Mediatrade

 

Secondo i pm milanesi Agrama, cittadino americano, comprava diritti di film e serie di tv per rivenderli po a Fininvest a prezzo maggiorato. La maggiorazione costituiva appunto il «nero» del gruppo, che finiva nei conti svizzeri, presso la Ubs di Lugano, di tre società offshore: Wiltshire Trading Ltd, Melchers Ltd e Renata Investment Ltd. Nell'ottobre del 2016, quando in un diverso troncone del procedimento relativo però alla stessa vicenda vennero prosciolti Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri, le autorità svizzere decisero di sbloccare i fondi. A quel punto però l'Irs decise di muoversi: dato che quei soldi erano in conti svizzeri riconducibili ad Agrama e a sua moglie, i due hanno evaso il fisco americano.

 

FRANK AGRAMA FRANK AGRAMA

Parte così un lungo procedimento che tra richieste d'integrazioni e appelli si è concluso con la decisione del tribunale federale di due settimane fa, quattro anni dopo la prima richiesta delle autorità americane. La decisione è stata resa pubblica dal tribunale elvetico lo scorso 16 novembre ma, come di prassi, i nomi dei soggetti interessati sono coperti da omissis anche se sono chiari i riferimenti alla vicenda italiana. A svelare l'identità dei due soggetti attenzionati dal fisco Usa - Agrama e la moglie - è stata ieri la testata svizzera Gotham City, specializzata in criminalità economica. Agrama nel 2009 aveva dichiarato all'Irs l'esistenza dei conti in Svizzera, senza però rivelare il procedimento italiano nel quale era a giudizio. Limitandosi a indicare il saldo dei conti e non la provenienza.

 

l\'aula del processo mediatrade l\'aula del processo mediatrade

Una volta sbloccati poi li avrebbe spostati dalla Svizzera verso conti offshore, facendone perdere le tracce. Secondo L'Irs, le sovrafatturazioni a Mediaset avrebbero prodotto almeno 185 milioni di dollari dal 1998 al 2002. La vicenda che ha portato alla condanna di Berlusconi per i diritti tv è tornata alla ribalta qualche mese fa. Quando è emerso un audio di Amedeo Franco, uno dei giudici di Cassazione che decisero per la condanna di Berlusconi, nel quale il magistrato ora scomparso definiva la sentenza «una porcheria» e la sua condanna «decisa a priori».

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…