marco jacobini

IL CLUB DEI JACOBINI – LASCIA DOPO 30 ANNI IL PRESIDENTE DELLA POPOLARE DI BARI MARCO JACOBINI: TRAVOLTO DALLE PERDITE, DALLE INDAGINI E DALL’ACQUISTO SPONSORIZZATO DA BANKITALIA DI TERCAS – LE DIMISSIONI ERANO LA CONDIZIONE IMPLICITA PER AVERE L’AIUTO DEL GOVERNO – LA PARABOLA DELLA FAMIGLIA, SEMPRE VICINA ALLA ''GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO'', CHE ORA È PRONTA A PASSARE ALLA SORGENTE GROUP DI VALTER MAINETTI

Giuliano Foschini per “Affari e Finanza – la Repubblica”

 

marco jacobini 3

Il cielo sopra Bari da qualche giorno ha cambiato colore. Dopo sessant' anni ininterrotti, per la prima volta, alla guida della più grande banca della città, la Popolare di Bari, non c' è più uno Jacobini. Il nuovo presidente del consiglio amministrazione è un nipote della famiglia che da sempre guida l' istituto di credito più importante della città, è vero, il professor Gianvito Giannelli, ma è chiaro a tutti che qualcosa di importante è cambiato: Marco Jacobini, 73 anni, presidente dal 1989, ha ceduto il passo.

 

marco jacobini 2

Una mossa che veniva annunciata da anni ma che a ogni assemblea il figlio di Luigi, che la banca fondò più di sessant' anni fa, rimandava, posticipava, dando una misura classica del levantinismo della città: tutto è rimandabile, tutto si può contrattare, niente è certo. Ed effettivamente domenica 21 luglio qualcosa d' inaspettato era successo. In Fiera del Levante era convocata, dopo parecchi rinvii, l' assemblea dei soci che si è trovata a dover approvare il peggior bilancio della storia della Popolare: un passivo da 420 milioni, gruppi di risparmiatori inferociti che si sono visti deprezzare da 8 a 2 euro i titoli, un default evitato soltanto grazie a una nuova norma ad personam, pensata proprio per la Popolare di Bari e voluta dal governo giallo-verde, quello che aveva dichiarato guerra alle banche, che consente di trasformare le cosiddette Dta (le attività fiscali differite) in crediti d' imposta. Per poter accedere al beneficio, il Governo ha però messo una condizione esplicita.

 

banca popolare di bari 6

E una, in qualche modo, implicita. Prima, per legge: è necessario che la banca si fonda con un' altra popolare del Sud, operazione che il consiglio di amministrazione del professor Giannelli e dell' amministratore delegato Vincenzo De Bustis ha già cominciato a studiare. Seconda, non detta: Jacobini avrebbe dovuto fare un passo indietro.

banca popolare di bari 3

 

E così doveva essere fin quando domenica «davanti all' applauso degli azionisti», racconta con gli occhi lucidi uno dei suoi fedelissimi dell' assemblea dei soci che si era tenuta a porte chiuse, Jacobini aveva provato a restare. Niente dimissioni. Anzi dichiarazioni coraggiose all' Ansa che sembravano un cambio di rotta: «Sono e resto il presidente della Popolare» aveva detto, quando tutti sapevano che sarebbe stata solo questione di ore.

 

Perché non poteva essere altrimenti. Non fosse altro per evitare una frattura fra i suoi due figli, Gianluca che era stato il suo braccio destro operativo, e Luigi, che recentemente aveva lavorato al fianco dell' ad De Bustis, Jacobini sapeva che il passo di lato era inevitabile.

 

La politica poteva aiutare una banca ma non più difendere i vertici di un istituto che per colpa di un' operazione non felice - l' acquisizione di Tercas, a onor del vero fortemente sponsorizzata da Bankitalia - ha messo in ginocchio migliaia e migliaia di risparmiatori. La vigilanza non poteva più continuare a chiudere un occhio su una banca a struttura familiare, con padre e due figli nei ruoli cruciali di gestione e controllo. E soprattutto era necessario dare anche un segnale all' esterno, all' opinione pubblica e alla magistratura che sulla Popolare ha un' indagine molto delicata, con al centro proprio Marco, per truffa, false comunicazioni alle Vigilanza.

marco jacobini - illustrazione di Marta Signori

 

Jacobini ha dovuto dunque mettersi al lato di una banca che era un pezzo di sé: era impossibile capire dove finisse Marco Jacobini e dove cominciasse l' istituto, erano un unico monolite e come tale veniva rappresentato anche all' esterno. Popolare è al centro di tutti gli affari principali della città, eppure gli Jacobini avevano sempre scelto il low profile. Molto poco mondani, si vedevano soltanto in occasioni ufficiali quando era strettamente necessario. Eppure il loro cognome è il più pesante a Bari e per decine di chilometri attorno.

 

Vincenzo Matarrese

Per anni hanno avuto nelle mani il cuore dei baresi con la squadra di calcio, ai quali sono sempre stati molto vicini nell' era Matarrese e Paparesta, prima di arrivare al fallimento disastroso. Sono molto vicini alla Gazzetta del Mezzogiorno, il gigante dell' editoria oggi in grande difficoltà per via dei guai giudiziari del suo editore, Ciancio Sanfilippo, il cui pacchetto di maggioranza è pronto a passare nelle mani - proprio con la benedizione della Popolare - di Sorgente Group di Valter Mainetti. Hanno supportato tutti i più grandi gruppi imprenditoriali della città, in ottimi rapporti con la politica sia a destra sia a sinistra.

 

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

Hanno però sempre mal digerito le critiche: a questo giornale la Popolare di Jacobini ha minacciato di chiedere 100 milioni di euro di danni se avessimo continuato a scrivere di inchieste e proteste dei risparmiatori. Ma fu un articolo, pubblicato nel 2017 da Affari&Finanza, a mandare su tutte le furie Jacobini: si raccontava tra le altre cose che persino San Nicola, di cui l' ormai ex presidente è devotissimo, si fermava a omaggiare la banca, con un inchino, durante la processione di maggio, la festa dei baresi. A conferma del peso dell' istituto nella storia della città. Un' usanza che per un periodo il nuovo priore della Basilica, Lorenzo Lorusso, aveva sospeso. Ma che, andato via, era stata immediatamente ripresa. E così, il prossimo maggio, anche il Santo sarà sorpreso di non vedere Marco Jacobini lì, sulla porta di casa.

valter mainetti foto di baccomarco jacobini 4marco jacobini 1banca popolare di bari 5marco jacobini 2marco jacobini 4marco jacobini 5jacobini pop baribanca popolare di bari 4gianluca jacobini pop barimarco jacobini 1banca popolare di bari 7banca popolare di bari 1banca popolare di bari 2marco jacobini 3

Ultimi Dagoreport

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”

elly schlein dario franceschini roberto speranza onorato renzi orlando

DAGOREPORT - ELLY SARÀ ANCHE LA "SEGRETARIA DI TUTTI", COME HA DETTO A MONTEPULCIANO, MA NON INTENDE ASCOLTARE NESSUNO - IL "CORRENTONE" DI FRANCESCHINI-SPERANZA-ORLANDO SI E' ROTTO IL CAZZO DEL "QUI, COMANDO IO!" DELLA DUCETTA DEL NAZARENO: CARA SCHLEIN, HAI UN MESE DI TEMPO PER CAMBIARE MUSICA, CONDIVIDENDO CON NOI LA LINEA DEL PARTITO, O ANDIAMO ALLA GUERRA - IN BALLO C'È SOPRATTUTTO LA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI 2027, CHE LA SIGNORINA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA VUOLE RIEMPIRE DI CANDIDATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, LASCIANDO A TERRA DINOSAURI E CACICCHI D'ANTAN - ANCHE L'ALTRA FRONDA, QUELLA DEI RIFORMISTI GUIDATI DA GUERINI, GORI, SENSI ECC., E' SUL PIEDE DI GUERRA - MENTRE IL NASCENTE PARTITO DI CENTRO, FORMATO DAI CIVICI DI ONORATO-BETTINI E DAI CATTOLICI DI RUFFINI-PRODI, TEME L'ABILITA' MANOVRIERA DI RENZI – LA PROTERVIA DI ELLY, CON L'ASSEMBLEA DEL 14 DICEMBRE PER OTTENERE I "PIENI POTERI", RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA UN CENTROSINISTRA UNITARIO... 

federica mogherini stefano sannino putin travaglio belpietro

DAGOREPORT – POSSIBILE CHE FEDERICA MOGHERINI E STEFANO SANNINO, SPECCHIATI ESPONENTI ITALIANI A BRUXELLES, SIANO DIVENTATI DI COLPO DUE MASCALZONI DA ARRESTARE PER "FRODE IN APPALTI PUBBLICI"? - VALE LA PENA SOTTOLINEARE LE PAROLE DELL'EURODEPUTATO DEL PD, DARIO NARDELLA: “NON VORREI CHE SI TRASFORMASSE IN UN FUOCO DI PAGLIA CON L'UNICO EFFETTO DI DANNEGGIARE ANCORA UNA VOLTA L'IMMAGINE DELL'ITALIA” - DEL RESTO, A CHI GIOVA SPUTTANARE L'EUROPA, IN UN MOMENTO IN CUI SI ERGE COME UNICO ARGINE ALLA RESA DELL’UCRAINA CHE STANNO APPARECCHIANDO TRUMP & PUTIN? - A GODERE SONO INFATTI "MAD VLAD" E I SUOI TROMBETTIERI, CHE HANNO ASSOCIATO LO “SCANDALO DI BRUXELLES'' AI CESSI D’ORO DI KIEV DELL'AMICO DI ZELENSKY - BASTA GUARDARE COSA SCRIVONO OGGI BELPIETRO SU "LA VERITA'" (''UE CORROTTA COME L'UCRAINA. FERMATA LA BIONDINA DEL PD") E TRAVAGLIO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" ("BASSI RAPPRESENTATI... CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE")...