claudio descalzi luca palamara luca lotti

COME DAGO SCRITTO IL 31 MAGGIO SCORSO, NELLA SCATOLA DI TONNO PALAMARA, C’È UN VERME GROSSO COSÌ: IL PRESUNTO DEPISTAGGIO DELL’AVV. AMARA E DEL PM LONGO PER INTRALCIARE IL PROCESSO MILANESE SULLA MAXI TANGENTE ENI IN NIGERIA –L’INDAGATO LOTTI, IN GUERRA CON IELO, AVREBBE COINVOLTO L'AD DI ENI, CLAUDIO DESCALZI. L'ENI HA SMENTITO. DI SICURO I DETTAGLI DELLE CONSULENZE DEL FRATELLO DI IELO CON L'ENI POTEVANO ESSERE NOTI SOLO A QUALCUNO INTERNO ALL'ENI. DI CERTO IL PM FAVA, AUTORE DELL'ESPOSTO CONTRO IELO AL CSM, HA CERCATO DI TOGLIERE AI COLLEGHI MILANESI L'INCHIESTA AMARA-ENI

1. NUOVI GUAI PER LOTTI NELL'INTRECCIO CSM SPUNTA ANCHE L'ENI

Paolo Colonnello per ''La Stampa''

 

luca lotti

C' è un passaggio dell'inchiesta di Perugia sul magistrato capitolino Luca Palamara e l' ex ministro Luca Lotti che riguarda l' Eni e il suo attuale amministratore delegato Descalzi, già imputato a Milano in un processo per corruzione internazionale. Lo scrive in un' anticipazione il settimanale «L' Espresso». Si tratta di un' intercettazione ora agli atti di un più ampio fascicolo dell' inchiesta milanese aperta sui depistaggi dell' Eni e che vede iscritto, tra gli altri, sul registro degli indagati l' ex capo dell' ufficio legale del colosso petrolifero, l' avvocato Massimo Mantovani.

 

DESCALZI CON MOGLIE

Nella registrazione ambientale, tutt' ora segretata e captata con l' ormai famoso Trojan inserito nel cellulare di Palamara, l' ex ministro del Pd avrebbe confidato al magistrato romano di essere in possesso di alcune carte sul fratello avvocato del pm Paolo Ielo, ricevute nientemeno che dall' ad di Eni, Claudio Descalzi. Circostanza che, in una nota, ieri l' Eni ha smentito con decisione, dichiarandosi comunque parte lesa anche nell' inchiesta sui depistaggi.

IELO

 

I documenti di cui parla Lotti nell' intercettazione avrebbero rivelato nel dettaglio le consulenze svolte dall' avvocato Domenico Ielo, socio di un importante studio legale, anche per il gruppo Eni e per una società di costruzioni, Condotte, avvalorando le accuse contenute nell' esposto mandato poi al Csm contro Ielo da un altro magistrato, Giuseppe Fava, ora indagato per rivelazione di segreto d' ufficio e favoreggiamento.

 

Palamara e Pignatone

Nella intricatissima ragnatela, la circostanza, tutta da verificare, che sarebbe stato De Scalzi a far trasferire queste informazioni a Lotti e quindi a Palamara e poi a Fava, ha fatto scattare l' allarme tra i magistrati umbri che hanno deciso di trasmettere le intercettazioni ai colleghi milanesi Laura Pedio e Paolo Storari, titolari da tempo di un' indagine su una incredibile operazione di depistaggio che voleva raffigurare De Scalzi al centro di un complotto di oscure forze straniere, ordita con la complicità dall' ex pm di Siracusa Giancarlo Longo, a libro paga di due avvocati siciliani dell' Eni, Piero Amara e Giuseppe Calfiore, ora tutti arrestati.

pm Giancarlo Longo

 

L' operazione, avvenuta tra il 2015 e il 2016, aveva come scopo quello di sottrarre ai magistrati milanesi l' inchiesta sulle tangenti Eni-Nigeria, ora a processo con il nome dell' ormai celebre giacimento petrolifero Opl245, conquistato, secondo le accuse, grazie a un complesso passaggio di denaro verso le autorità nigeriane di cui, al solito, alcuni milioni di euro sarebbero rimasti incollati anche a manager nostrani.

 

piero amara

Dopo l' arresto, l' avvocato Amara ha ammesso di essere l' autore dei dossier sull' Eni sostenendo di aver fatto tutto da solo, così come il magistrato Longo ha ammesso di aver intascato tangenti per inventare la falsa indagine che rappresentava Descalzi come vittima. Ma i magistrati milanesi ritengono si tratti di versioni «reticenti» e non a caso hanno indagato l' ex capo dell' ufficio legale Eni, l' avvocato Mantovani, considerato un fedelissimo di Descalzi.

 

Ora bisognerà capire se quella di Lotti è stata o meno una millanteria. Di certo l' ex ministro aveva risentimenti verso il pm Ielo, essendo stato indagato per la vicenda Consip. Di sicuro i dettagli delle consulenze del fratello di Ielo con l' Eni potevano essere noti solo a qualcuno interno alla multinazionale. E di certo c' è che il pm Fava, autore dell' esposto contro Ielo al Csm, ha cercato anche di togliere ai colleghi milanesi l' inchiesta Amara-Eni.

Massimo Mantovani

 

ENI, IL GIALLO DEI RAPPORTI TRA LOTTI, AMARA E DESCALZI - L'EX MINISTRO TESTE AL PROCESSO "SISTEMA SIRACUSA"

Antonio Massari e Lucio Musolino per il “Fatto quotidiano”

 

L'ex ministro Luca Lotti, parlando con il pm di Roma Luca Palamara, avrebbe detto di aver ricevuto dall' amministratore delegato dell' Eni, Claudio Descalzi, alcune carte su Domenico Ielo, fratello del procuratore aggiunto di Roma Paolo, che ha lavorato come consulente per l' Eni. Intercettata dai pm di Perugia, questa conversazione è stata trasmessa alla procura di Milano, che ne sta valutando la portata investigativa. A rivelarlo è stato ieri l' Espresso.

 

Claudio Granata

L' operazione sarebbe stata utile a screditare il procuratore aggiunto di Roma Ielo che ha chiesto il rinvio a giudizio di Lotti nell' inchiesta Consip.

"Nego di aver ricevuto qualsiasi pezzo di carta o informazione dal dottor Descalzi con il quale non ho contatti dal 2016", ha commentato Lotti.

 

Stando alle rivelazioni de l' Espresso, però - magari millantando - Lotti avrebbe confidato di averle ricevute. "Eni - è la nota diffusa dall' ufficio stampa del colosso petrolifero - smentisce in modo categorico che l' ad Descalzi abbia mai consegnato a Lotti documentazione relativa al fratello del Dottor Ielo. L' ad di Eni si riserva di intraprendere le vie legali a tutela della propria reputazione".

 

luigi zingales 5

Quel che appare invece sicuro è che Lotti abbia conosciuto un altro uomo legato all' Eni: l' ex avvocato esterno Piero Amara, al centro di numerose inchieste, inclusa quella sul "depistaggio" ordito, attraverso il pm Giancarlo Longo della Procura di Siracusa, per affossare i consiglieri indipendenti dell' Eni, Luigi Zingales e Karina Litvak. Un depistaggio che, secondo la Procura di Milano, serviva anche a indebolire l' inchiesta sulla presunta maxi tangente, pagata da Eni in Nigeria, che vede Descalzi imputato per corruzione internazionale.

 

Verdini Salvini

Ieri Amara e Lotti sono stati ascoltati dal tribunale di Messina nel processo "sistema Siracusa" che vede indagato l' ex avvocato Eni. I due non si sono nemmeno salutati. Lotti, dopo due convocazioni andate a vuoto, ieri pomeriggio s' è presentato a Messina per essere sentito come testimone. Il renziano è finito nella lista dei testimoni per una email scritta dall' ex presidente della Regione Sicilia Giuseppe Drago, deceduto nel 2016, e inoltrata all' esponente del Pd da Denis Verdini.

 

L' ex senatore di Ala, in sostanza, nel 2016 caldeggiava la nomina al Consiglio di Stato dell' ex giudice amministrativo Giuseppe Mineo, oggi accusato di corruzione in atti giudiziari. Una raccomandazione, poi non andata a buon fine, per la quale Verdini, secondo i pm, avrebbe ricevuto circa 300 mila euro da Amara.

 

GIUSEPPE MINEO

Da qui l' imputazione di finanziamento illecito ai partiti contestata dalla Procura di Messina a Verdini finito al centro di quello che Amara definisce "un contesto di cortesie varie".

Tornando a Lotti, la sua deposizione è stata breve perché i pm e il collegio della difesa hanno deciso di acquisire il verbale di interrogatorio reso l' 8 agosto dell' anno scorso davanti ai pm a cui aveva già spiegato il contatto con l' esponente di Ala per quanto riguarda la nomina del giudice Mineo.

 

Qualche concetto, comunque, ieri Lotti l' ha ripetuto: "Ho ricevuto una email dall' onorevole Denis Verdini". E ancora: "Nello svolgimento delle mie funzioni, - ha affermato l' ex ministro - il mio compito era quello di raccogliere le segnalazioni dei partiti (di maggioranza e d' opposizione) presenti in Parlamento e poi il Consiglio dei ministri avrebbe vagliato il curriculum migliore".

 

"Sono nomine governative e spettano alla politica - ha ribadito l' ex ministro ai giornalisti uscendo dal Tribunale - Il Consiglio di Stato doveva dare il parere sui nomi che venivano proposti dal Consiglio dei ministri. Su Mineo ha dato parere negativo per cui la nomina non andò a buon fine".

 

TIZIANO RENZI

Circostanza confermata anche da Pietro Amara: "A mio avviso, Lotti non sapeva cosa ci fosse dietro. Ha semplicemente ricevuto una segnalazione da Verdini".

Fin qui tutto liscio. Un po' meno quando Lotti spiega il suo rapporto con Pietro Amara. Sotto giuramento il renziano ha detto di averlo conosciuto "verso la fine del 2015, mi sembra a una festa di Natale. Sinceramente non ricordo chi ci ha presentato".

 

L' anno scorso, però, davanti ai pm lo ricordava: "Mi fu presentato dall' avvocato Mantovani, capo legale dell' Eni". Quando un avvocato di parte civile gli ha fatto notare la differenza tra le due dichiarazioni, Lotti si è rimesso alle dichiarazioni del primo verbale confermandolo integralmente. Compresa quindi la presentazione a Lotti di Amara da parte di Mantovani, che avrebbe visto al massimo una volta.

tiziano renzi luca lotti

 

Il punto più delicato arriva alla fine della testimonianza quando si parla della società tra Amara e l' imprenditore amico in passato di Matteo e Tiziano Renzi oltre che di Lotti: Andrea Bacci. "Penso di avere visto Amara un' altra volta nel 2016. Non sono a conoscenza del rapporto societario tra Amara e Andrea Bacci. Che io ricordi - giura Lotti - non ci siamo mai incontrati insieme".

 

Diversa la versione di Amara: "Bacci mi presentò Lotti nel 2014, nel periodo in cui si parlava della nomina di Descalzi all' Eni. Sia con Lotti che con Bacci si discusse di importanti rapporti commerciali.

 

andrea bacci1

Lotti sapeva dei rapporti economici tra me e Bacci. Spingeva affinché Bacci fosse aiutato perché a suo dire aiutava molto il partito". Interpellato dal Fatto, Bacci dice di avere presentato lui Amara e Lotti. Non ricorda però la data e il luogo.

Nega, invece, sia che Lotti sapesse degli interessi economici comuni con Amara, sia di aver chiesto aiuti economici per il Pd.

 

 

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