IL DADO DELLA GLOBALIZZAZIONE È TRATTO – KNORR CHIUDE O NON CHIUDE? SI VA VERSO UN TAGLIO IMPORTANTE DEI LAVORATORI DELLO STORICO IMPIANTO IN PROVINCIA DI VERONA: IL DADO VEGETALE SARÀ PRODOTTO IN PORTOGALLO, DOVE IL LAVORO COSTA MENO, E 76 DEI 161 ADDETTI SARANNO LICENZIATI – LA SOCIETÀ PARLA DI “RAZIONALIZZAZIONE”, MA SECONDO I SINDACATI SI VA VERSO LA CHIUSURA DELL’IMPIANTO

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Massimiliano Jattoni Dall’Asén per www.corriere.it/economia

 

l'impianto knorr di sanguinetto 1 l'impianto knorr di sanguinetto 1

Dopo 54 anni il dado Knorr dice addio all’Italia. La Uniliver, proprietaria del marchio dal 2000, ha infatti deciso di lasciare lo stabilimento di Sanguinetto, in provincia di Verona, e delocalizzare la produzione del celebre dado vegetale in Portogallo. I motivi? Nel paese lusitano il costo del lavoro è inferiore. Per 76 dei 161 addetti della sede veneta è già scattata la procedura di licenziamento collettivo.

 

l'impianto knorr di sanguinetto l'impianto knorr di sanguinetto

Il presidio dei dipendenti contro il licenziamento è cominciato alle 6 del mattino del 5 maggio, davanti allo stabilimento dove, otre al dado, si producono anche confettura e risotteria. I problemi erano iniziati già un anno fa quando Unilever Manifacturing Italia aveva chiuso una vertenza per 28 esuberi. Gianfranco Chimirri, direttore comunicazione di Unilever Italia, aveva spiegato al Sole 24 ore che la decisione di delocalizzare è legata alle «rilevanti difficoltà riscontrate a livello europeo e italiano nel settore dei dadi da brodo tradizionali, che hanno portato ad una diminuzione del fatturato di più del 10% in due anni, e dall’ esigenza di rispondere alle mutate esigenze del mercato».

 

dado knorr sanguinetto dado knorr sanguinetto

Unilever intanto «smentisce in modo categorico la chiusura totale dello stabilimento» di Sanguinetto e «l’abbandono dell’Italia da parte di Knorr». Si continuerà, infatti, con le altre produzioni, che consistono principalmente nei dadi «jelly» (quelli gelatinosi), nei risotti in busta e nelle marmellate (queste ultime per conto terzi).

 

«La razionalizzazione - precisa in una nota Unilever - riguarda infatti esclusivamente l’area dello stabilimento relativa ai dadi da brodo tradizionali e non le altre produzioni alimentari». L’intervento, conclude Unilever, «è necessario per garantire la sostenibilità futura dello stabilimento, consentire il prosieguo delle altre produzioni attualmente presenti e mettere il sito nelle condizioni di poter cogliere le eventuali opportunità future».

 

I sindacati la pensano in modo diverso. Cisl, Cgil e Uil puntano il dito contro la politica industriale della multinazionale che «nonostante la riorganizzazione dello scorso anno e il forte aumento dei carichi di lavoro, ha deciso senza alcun preavviso la delocalizzazione in Portogallo della produzione del dado Knorr e il licenziamento di 76 persone. Lo stabilimento di Sanguinetto lavora da 60 anni e deve essere mantenuto» hanno concluso i sindacati.

DADO KNORR DADO KNORR

 

La Knorr è in Italia da circa un secolo. Fondata da Carl Heinrich Theodor Knorr (1800-1875) nel 1838 a Heilbronn, una cittadina del sud-ovest della Germania, nei pressi di Stoccarda, nasce come fabbrica per la lavorazione della cicoria destinata all’industria del caffè. In seguito, grazie al progresso industriale nella produzione, passa a realizzare cibi veloci da preparare. Prima le zuppe disidratate in scatola, poi nel 1912 la produzione del dado da cucina. E’ in quel periodo che l’azienda tedesca sbarca in Italia e apre il suo primo stabilimento.

 

l'impianto knorr di sanguinetto 3 l'impianto knorr di sanguinetto 3

Ora, le polemiche dalla fabbrica arrivano ai banchi del parlamento, dove il Pd si scaglia contro il governo: «Con Unilever ci troviamo davanti alla cronaca di una morte annunciata, davanti alla quale il governo non ha fatto nulla», ha detto Alessia Rotta, vicepresidente dei deputati Pd. « I 76 licenziamenti e il mancato rinnovo del contratto nello stabilimento di Sanguinetto fanno seguito alle 28 uscite dello scorso anno, per le quali avevo già sollecitato il governo affinché intervenisse in una grave crisi aziendale e occupazionale del territorio veronese. Ma nulla è stato fatto».

 

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