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DEUTSCHE SBANK! – L'AD CHRISTIAN SEWING HA FINALMENTE PRESENTATO IL MAXI RIASSETTO DELLA PRIMA BANCA TEDESCA. FUORI UN DIPENDENTE SU 5 (20MILA PERSONE), SARÀ CREATA UNA BAD BANK DOVE TRASFERIRE 74 MILIARDI DI ASSET – ADDIO SOGNI DI GLORIA DEI TEDESCHI: MEGLIO VOLARE BASSO E TORNARE AL BUON VECCHIO RETAIL. BALZO IN BORSA: +4,13% – LA GUERRA PER IL DOMINIO DELLE BANCHE D’AFFARI È FINITA, E HANNO VINTO GLI AMERICANI

1 – BORSA, DEUTSCHE BANK IN NETTO PROGRESSO: TITOLO +4,13%

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(AWE/LaPresse) - Avvio di seduta con balzo per il titolo di Deustsche Bank, che a Francoforte guadagna il 4,13% a 7,47 euro all'indomani dell'annuncio del più grande piano di ristrutturazione nella storia dell'istituto di credito.

 

2 – PARTE IL MAXI RIASSETTO DI DEUTSCHE BANK BAD BANK DA 74 MILIARDI E UNO SU CINQUE A CASA

Walter Rauhe per “la Stampa”

 

Christian Sewing Deutsche Bank

Per Deutsche Bank si chiude un' era. Dopo giorni di indiscrezioni e voci di corridoio, il board del principale istituto tedesco ha ufficializzato ieri il più drastico piano di ristrutturazione della sua storia che prevede la soppressione di 18mila posti di lavoro (pari a un quinto della forza lavoro) entro il 2022 e l' addio al mercato azionario globale. La cura da cavallo, adottata nel tentativo di rilanciare la banca e uscire finalmente dalla profonda crisi in cui si trova ormai da diversi anni, è stata presentata dall' ad Christian Sewing nel corso dell' attesa riunione del Consiglio di vigilanza e conferma quanto trapelato a Francoforte.

deutsche bank 2

 

Nel piano di ristrutturazione è prevista una riduzione del 40% degli asset allocati in corporate e investment banking, la fuoriuscita dal global equity, la creazione di una bad Bank nella quale verranno trasferiti asset per un volume di 74 miliardi di euro e una concentrazione sulle attività tradizionali di retail del private banking e dei crediti alle imprese.

 

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Un addio alle vecchie e fallimentari avventure nei segmenti più speculativi dell' investment giustificate dalle fin troppo audaci ambizioni di scalare la vetta dei global player finanziari internazionali e di competere con i big di Wall Street. Una strategia perseguita dai tanti predecessori di Sewing al timone del colosso tedesco (4 negli ultimi 7 anni), ma che ha portato l' ex fiore all' occhiello della finanza tedesca sull' orlo della bancarotta e in un' infinità di cause legali soprattutto negli Usa. La ricetta del pragmatico Sewing è invece più modesta, però oltremodo coraggiosa e per certi versi controcorrente.

DEUTSCHE BANK

 

Quella di riscoprire e rivalutare le attività classiche di una banca. Un modello quasi italiano, insomma, dal momento che già oggi la Deutsche Bank Italia, con i suoi 4mila dipendenti e più di 600 filiali gestisce 2,2 milioni di clienti privati e 65mila aziende coprendo l' 85% del fatturato. I tagli annunciati ieri non toccheranno dunque il nostro Paese, bensì soprattutto le grandi piazze finanziarie del settore investment a New York, Londra e nelle capitali asiatiche della finanza.

donald trump deutsche bank 3

 

Fra i 18mila dipendenti che perderanno il loro posto non ci saranno solo impiegati e funzionari, ma anche molti top manager eccellenti e componenti del consiglio di gestione dell' istituto, come il capo della divisione retail e commerciale, Frank Strauss, il responsabile della divisione corporate e investment, Garth Ritchie, o il capo del dipartimento regolatorio, Sylvie Matherat. I costi della ristrutturazione vengono calcolati intorno ai 7,4 miliardi di euro e provheranno perdite miliardarie già sul bilancio dell' anno in corso.

 

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Per il secondo trimestre 2019 l' istituto calcola una perdita netta di 2,8 miliardi di euro. Il mondo politico a Berlino, che nei mesi scorsi aveva esercitato un forte pressing a favore di una fusione fra Deutsche e Commerzbank nella speranza di creare un forte gruppo finanziario tutto tedesco, sogna ancora in un miracolo. «Il piano di ristrutturazione è necessario e darà sicuramente i suoi frutti - ha commentato con ostinato ottimismo il ministro dell' Economia, Peter Altmaier - Deutsche Bank è un giocatore da top League e ora deve porsi l' obbiettivo di rimanere ai vertici della prima serie».

 

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3 – BANCHE D' AFFARI, LA SCONFITTA DELL' EUROPA CONTRO I BIG USA

Estratto dell’articolo di Francesca Vercesi per “la Repubblica – Affari & Finanza”

 

Nella gara per dominare il mondo delle banche d' affari, l' America stacca l' Europa, che appare sempre più fiacca e appesantita. Se infatti i colossi bancari di Wall Street, smaltiti gli eccessi e l' orgia finanziaria del credito allegro, si presentano all' appuntamento con gli investitori forti ed energici, gli istituti europei ci arrivano schiacciati da un eccesso di pressioni normative, assenza di coordinamento a livello d' Unione europea e con un debole contesto economico.

JP MORGAN

 

La battaglia tra Stati Uniti ed Europa non è mai stata dichiarata ufficialmente ma (…) può forse dirsi già conclusa con la vittoria delle grandi banche Usa. Lo dicono i dati. Nel 2018 i profitti delle prime cinque grandi banche d' investimento americane (Jp Morgan, Citi, Morgan Stanley, Goldman Sachs, Bank of America-Merrill Lynch) hanno raggiunto i 98 miliardi di dollari contro i 19 miliardi delle top five d' Europa (Deutsche Bank, Barclays, Bnp Paribas, Credit Suisse e Ubs).

 

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(…)  La tedesca Deutsche Bank e l' inglese Barclays, che con l' avvio della globalizzazione finanziaria tentarono la scalata al ricco mondo dell' investment banking globale e sono le uniche europee ad avere tuttora un ruolo di rilievo a livello mondiale, hanno appena evidenziato risultati da poco brillanti a molto negativi. Tanto che la prima starebbe addirittura valutando di tagliare fino a ventimila posti (il 16-20% della forza lavoro), una decisione che andrebbe a pesare in modo significativo sulle operazioni Usa e su quelle (appunto) dell' investment banking.

BANK OF AMERICA MERRILL LYNCH

 

(…) Le banche europee, a cui oggi si impongono requisiti patrimoniali strettissimi, stanno ancora compensando con la progressiva riduzione dei costi il crollo immediato dei ricavi scaturito dalla crisi del 2008. E mentre le top americane hanno ripreso il dominio globale, grazie all' immediata ricapitalizzazione degli istituti decisa dalle autorità americane e al diverso approccio alla regulation bancaria, le europee sono rimaste al palo. (…)

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