jerome powell donald trump

A GARA DI BAZOOKINI - LA FED INIETTA 75 MILIARDI DI LIQUIDITÀ, COME NON ACCADEVA DALLA CRISI FINANZIARIA DEL 2008. IL TUTTO IN UN MERCATO CHE VIENE CHIAMATO DEI "REPURCHASE AGREEMENTS" (REPO) CIOÈ PRESTITI A BREVISSIMO TERMINE CON PROMESSA DI RIACQUISTO, CHE ASSICURANO IL FUNZIONAMENTO DEL MERCATO INTERBANCARIO - COSA HA CAUSATO QUESTO IMPROVVISO BISOGNO? UNA SEMPLICE ANOMALIA TECNICA O C'E' ALTRO? OGGI SCOPRIREMO SE ABBASSA I TASSI

 

FED: NUOVA MAXI-ASTA LIQUIDITÀ DA 75 MLD DOLLARI

 (ANSA) - La Federal Reserve ha effettuato una nuova asta pronti contro termine immettendo 75 miliardi di dollari di liquidità in cambio di obbligazioni. Lo si legge sul sito della banca centrale, che stasera dovrebbe tagliare i tassi di un quarto di punto percentuale. Gli operatori avevano chiesto 8,1 miliardi di fondi in asta. Si tratta della seconda operazione consecutiva dopo quella di ieri. La Fed è tornata a intervenire sul 'repo market' per la prima volta dalla crisi finanziaria del 2008.

DONALD TRUMP JEROME POWELL

 

MOSSA A SORPRESA DELLA FED INIETTA NEL MERCATO 75 MILIARDI

Federico Rampini per “la Repubblica

 

Non è il bazooka di Mario Draghi, anche se a prima vista poteva assomigliargli. La Federal Reserve di New York ieri ha sorpreso i mercati con una massiccia iniezione di liquidità, come non accadeva dal 2008. Il braccio operativo della banca centrale americana (la filiale di New York è quella che interviene direttamente sui mercati) ha aumentato di colpo la liquidità del sistema bancario con 75 miliardi di dollari di fondi in due giorni.

 

L' operazione di emergenza è nata dal timore della Fed di perdere il controllo sui tassi di mercato. I rendimenti dei cosiddetti "fed funds" erano schizzati fino a punte massime del 5%, il doppio del livello fissato dalla stessa banca centrale che si situa in una forchetta tra il 2% e il 2,25% (e oggi dovrebbe scendere di un quarto di punto).

 

JEROME POWELL

L' intervento della Fed è avvenuto in un mercato che viene chiamato dei "repurchase agreements" - abbreviato in repo - cioè prestiti a brevissimo termine con promessa di riacquisto, che assicurano il funzionamento del mercato interbancario. Si era verificata un' improvvisa mancanza di liquidità, in settore piccolo ma cruciale del sistema creditizio americano. Quali le cause? Gli stessi dirigenti della banca centrale non sembrano averne chiare le spiegazioni. Tra le possibili ragioni vengono citati l' aumento del deficit pubblico - quello federale ha raggiunto il trilione, mille miliardi di dollari, pari al 4,5% del Pil - ed anche la fine del "quantitative easing", cioè l' acquisto di bond in funzione anti-crisi.

 

L' anomalia è stata momentanea, l' intervento sostanzioso della Fed ha riportato tranquillità sui mercati e gli indici azionari di Wall Street hanno chiuso la giornata in positivo. Però il mistero sulla crisi di liquidità rimane e aleggia come un' ombra sui mercati. Si sono dileguate presto le primissime dietrologie: qualcuno aveva voluto vedere in quei 75 miliardi di liquidità una risposta all' ultima mossa della Bce, l' annuncio di Draghi di una ripresa del quantitative easing (acquisti di bond che creano liquidità). Se fosse stata vera quell' interpretazione, saremmo entrati in un nuovo capitolo della guerra delle monete, le svalutazioni striscianti iniziate da Eurozona e Cina che hanno proiettato il dollaro ai massimi.

 

ario Draghi e Christine Lagardee cf fc e df c a d

Inoltre si dava adito alle illazioni sul presunto cedimento di Jerome Powell, numero uno della Fed, alle pressioni di Trump. Ma quelle teorie sono durate pochi minuti, di fronte alla natura tecnica di un intervento che non è uguale al quantitative easing. Resta il mistero del perché la Fed di New York abbia dovuto rispolverare uno strumento d' emergenza che aveva usato nel 2008. A quell' epoca il mercato repo si era praticamente paralizzato: nel momento più buio della crisi (cioè dopo il crac di Lehman Brothers) le banche avevano perso fiducia nel sistema, ogni istituto di credito esitava a prestare soldi al suo dirimpettaio per paura che fosse sull' orlo del fallimento. Si rischiava un collasso generale, un panico foriero di depressione nell' economia reale.

 

Oggi non sembra sussistere nessuna delle premesse catastrofiche del 2008, perciò è sconcertante che un mercato interbancario sia finito nello stallo, richiedendo la terapia-shock della banca centrale. La cura della Fed di New York ha funzionato ed ora prevale la speranza che si sia trattato di un "glitch", una sorta di intoppo temporaneo nel sistema. Solo il futuro dirà se il fremito sia stato accidentale o se sia stato il segnale precursore di qualcosa di più grave. Intanto oggi l' attenzione dei mercati si sposta sulla riunione della Fed che decide sui tassi. È quasi scontato un nuovo taglio dello 0,25%. Se non ci saranno sorprese sull' entità del taglio l' attenzione si concentrerà sull' analisi di Jerome Powell relativa allo stato dell' economia reale, le prospettive della crescita, i riflessi del protezionismo Usa-Cina, il rallentamento globale.

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?