Estratto dell’articolo di Luca Pagni per “la Repubblica”
La guerra all'Ucraina non fa ben agli affari di Vladimir Putin. La Russia sarà in vantaggio sul terreno militare, ma si trova in gravi difficoltà finanziarie per la crisi che sta attraversando Gazprom. Si tratta del primo produttore al mondo di gas naturale, controllato dal Cremlino, nonché principale sostenitore delle entrate di Mosca.
Gazprom è una vittima collaterale del conflitto provocato da Putin: ai primi di maggio ha annunciato il primo bilancio in rosso dopo 24 anni e ora un report interno rivela come ci vorranno più di 10 anni per recuperare le vendite precedenti la guerra.
L'esistenza del dossier è appena stata rivelata dal Financial Times, confermando quanto gli esperti del settore energia avevano già sottolineato nei mesi scorsi: la Russia ha perso la guerra del gas nei confronti dell'Europa. Lo dimostrano i numeri: fino al 2022, Gazprom vendeva ai Paesi della Ue dai 150 ai 200 miliardi di metri cubi di gas all'anno, ora crollati a non più di 40-50 miliardi.
PUTIN E IL GAS - BY EMILIANO CARLI
Il report mette in evidenza che nei prossimi dieci anni si farà fatica a recuperare una parte delle quote di mercato e non si andrà oltre i 75 miliardi di metri cubi all'anno. Un risultato reso possibile dal taglio delle importazioni da parte dei Paesi europei, a cominciare dai due principali clienti, Germania e Italia.
Bruxelles ha spinto per avere forniture alternative, dall'Africa, dall'area del Golfo e soprattutto dagli Stati Uniti. Così, mentre i tubi che collegano la Russia all'Europa si sono via via svuotati, vanno a pieno regime i rigassificatori sulle coste europee per lavorare il Gnl (gas naturale liquefatto) che arriva via nave.
L'Italia, da parte sua, diventerà totalmente indipendente dalle importazioni dalla Russia con l'inizio del 2025. Così, dopo aver visto crollare le sue entrate nel 2022 (14 miliardi di dollari, in calo del 42%), il bilancio 2023 di Gazprom si è chiuso con un risultato netto negativo per 6,7 miliardi di dollari.
Il Cremlino ha cercato di compensare il calo delle vendite in Europa aumentando le esportazioni verso l'Asia, Cina e India in particolare. Ma deve superare almeno due limiti infrastrutturali.
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Inoltre, sulle coste siberiane, la Russia non dispone degli impianti di liquefazione di gas sufficienti per aumentare a breve le spedizioni via nave. E per costruirli, anche in questo caso ci vorrà tempo. E i costi della guerra intanto aumentano.
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