benetton caltagirone del vecchio

GENERALI, DIETRO LA COLLINA - NAGEL E PELLICIOLI (CHE SILURO’ MARIO GRECO) VOGLIONO LA CONFERMA IN GENERALI DELL’AD DONNET - CONTRO DI LORO, IL PATTO DI CONSULTAZIONE A TRE, FRA CALTAGIRONE, DEL VECCHIO E LA CRT, CHE CONTA AL MOMENTO CIRCA IL 12% - CHE FARA’ LA EDIZIONE HOLDING DEI BENETTON, CON IL SUO 4%? AL MOMENTO È NEUTRALE, MA MOLTI OSSERVATORI RICORDANO CHE ALESSANDRO BENETTON HA SEMPRE INDICATO COME PROPRIO ESEMPIO LEONARDO DEL VECCHIO E ANCHE CHE CRT È IL SECONDO SOCIO DI ATLANTIA…

Dagoreport

Lorenzo Pellicioli

Si racconta che quando nel 2015 Alberto Nagel decise di mandare via Mario Greco da Generali, il “sicario” fu Lorenzo Pellicioli, azionista del Leone di Trieste con la sua De Agostini. L’uomo, assurto alla notorietà grazie al lancio di Seat Pagine Gialle, poi fallita, andava in Piazza Cordusio da Greco e gli spiegava che ormai era vecchio, e che quindi avrebbe potuto fare ancora solo un mandato per allevare il suo successore.

Alberto Nagel

 

Il manager napoletano, artefice del grande rilancio di Generali, strabuzzava gli occhi facendo notare che aveva solo 56 anni, e pensava di poter lavorare almeno per un’altra decina, a meno che loro non notassero già segni di rimbambimento.

 

Il resto è storia: Greco lasciò Generali per tornare in Zurich, dove tuttora è in sella avendo raddoppiato la capitalizzazione di Borsa della compagnia Svizzera. Alle Generali fu promosso CEO Philippe Donnet, l’uomo sulla cui conferma si sta combattendo in questi giorni fra gli azionisti.

 

mario greco

Sono passati 6 anni (e Donnet ha solo un anno meno di Greco) ma gli schieramenti non sono cambiati: i due che fecero fuori Greco, Nagel e Pellicioli, sono quelli che ora vogliono la conferma del manager francese.

 

Dall’altra parte si è formato un patto di consultazione a tre, fra Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e la Crt, che conta al momento circa il 12% di Generali. La Edizione Holding dei Benetton, con il suo 4%, è al momento neutrale, anche se molti osservatori ricordano che Alessandro Benetton ha sempre indicato come proprio esempio Leonardo Del Vecchio e anche che CRT è il secondo socio di Atlantia. Più facile quindi che a un certo punto i Benetton si alleino con gli altri grandi imprenditori, piuttosto che con Mediobanca e De Agostini, che al momento con circa il 14% sono ancora sopra il patto di consultazione.

Donnet

 

Rimane peraltro ancora da capire se l’alleanza di fatto fra Mediobanca e De Agostini si tramuterà anch’essa in un patto, visto che la comunanza di interessa dura da anni e anche in queste settimane nei vari comitati i due azionisti (Pellicioli siede nel board) stanno agendo compatti su qualsiasi votazione. Ma sicuramente sarà così, altrimenti la Consob che sta giustamente vigilando con attenzione sul patto a tre, potrebbe avere da dire anche su di loro. Probabile quindi che all’assemblea di Generali in aprile si scontreranno due patti, con il mercato a fare da giudice fra gli uni e gli altri.

 

2 - LA CRT PRONTA A CRESCERE IN GENERALI "VOGLIAMO COSTRUIRE, NON DISTRUGGERE"

Donnet Caltagirone Del Vecchio

Giuseppe Bottero per “la Stampa”

 

«Aderiamo al patto per partecipare attivamente all'elaborazione di una politica di maggiore sviluppo e creazione di valore del gruppo». Giovanni Quaglia ci ha pensato giorni. Poi, martedì, ha riunito il consiglio di amministrazione della Fondazione Crt e l'ente torinese è entrato, anche formalmente, nella grande battaglia che si sta giocando attorno alle assicurazioni Generali.

 

francesco gaetano caltagirone

«La nostra idea è quella di costruire, non di distruggere» dice, deciso a far pesare il suo 1,23%, che va ad affiancarsi alle quote di Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone. Uno «zoccolo duro» che vale il 12,334% del capitale del Leone, quasi quanto il 12,9% detenuto da Mediobanca, e in vista dell'assemblea, secondo le indiscrezioni, potrebbe contare sul supporto dei Benetton, nonostante il 4 per cento della famiglia di Ponzano Veneto, al momento, sia fuori dall'accordo di consultazione. Sui mercati c'è chi ipotizza che la mossa non arrivi prima del closing dell'operazione Aspi, un possibile spartiacque nelle strategie della holding. Cambia poco. Perché gli schieramenti, ormai, sono netti.

Leonardo Del Vecchio

 

A convincere l'ente torinese, che punta a una «linea soft», sarebbe stata la natura di un patto che durerà fino alle assise di primavera, senza vincolare i voti. Anche se il comitato investimenti non si è ancora riunito, i vertici di Crt sarebbero decisi a salire gradualmente nel capitale del Leone, un colosso che, secondo i pattisti, dovrebbe guadagnare più spazio a livello europeo.

 

In Piazzetta Cuccia, proprio venerdì, sono scadute le opzioni put che permetterebbero a Caltagirone di salire dal 3% al 4,95% della banca, appena sotto la soglia del 5% mentre il numero uno di EssilorLuxottica, è già primo socio dell'istituto con il 19% e il via libera della Bce a salire fino al 20%.

 

francesco gaetano caltagirone philippe donnet

Sotto il faro della Consob, in attesa che gli schieramenti si facciano ancora più definiti, in agenda ora ci potrebbe esserci comitato nomine - l'ultimo si è concluso con un nulla di fatto - in vista del Cda del 27. Toccherà ai consiglieri decidere come impostare i lavori sulla lista del Cda avversata da Del Vecchio e Caltagirone, «decisi ad andare fino in fondo» nella loro battaglia. Una crociata per un cambio di strategia che, inevitabilmente, passa da un cambio ai vertici di Trieste.

 

Di fronte al mercato però l'ad Philippe Donnet si fa forte dei numeri: non solo ritiene di aver portato a termine, in sintonia con le linee guida approvate dall'intero Cda, due piani strategici, ma è pronto anche a rimarcare i risultati ottenuti.

 

ALESSANDRO BENETTON

Dalla sua nomina alla scorsa settimana, è il ragionamento, Generali ha avuto un «total return» per gli azionisti pari al 103%, superiore a quello delle altre compagnie assicurative, visto che la seconda è Zurich, col 99%, mentre il titolo è salito del 57% rispetto al 20% dello Stoxx 600 Assicurazioni. «Il cda dovrà scegliere tenendo in mente che è chiamato a presentare il nuovo piano strategico il 15 dicembre», sottolinea un report di Oddo. A decidere il destino del manager, in aprile, potrebbero essere gli investitori internazionali. Un ago della bilancia, che vale oltre il 40 per cento.

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."