open fiber giorgia meloni giancarlo giorgetti mario rossetti

IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO – CASSA DEPOSITI E PRESTITI HA CHIESTO AL GOVERNO SUBITO 600 MILIONI PER OPEN FIBER, LA SOCIETA’ CHE DEVE PORTARE LA FIBRA OTTICA NELLA AREE “BIANCHE” E “GRIGIE” D'ITALIA . SE NON INTERVIENE L'ESECUTIVO, LA CONTROLLATA DI CDP (DI CUI IL FONDO AUSTRALIANO MACQUARIE HA IL 40%) È TECNICAMENTE FALLITA – I RITARDI NEI LAVORI, GLI EXTRA-COSTI, GLI INTOPPI NEI BANDI: COSÌ RISCHIA DI FINIRE MALISSIMO UNA STORIA NATA MALE, NEL 2016, PER LA BISLACCA IDEA DI MATTEO RENZI DI FARE LA GUERRA A TIM SULLA RETE…

Estratto dell’articolo di Carlo Di Foggia per “il Fatto Quotidiano”

 

open fiber 1

L’appello è asettico nella forma, ma disperato nella sostanza, epilogo inevitabile di una storia nata male. Cassa depositi e prestiti ha chiesto al governo di sostenere Open Fiber, la controllata (di cui il fondo australiano Macquarie ha il 40%) che deve portare la fibra ottica nelle aree “bianche” e “grigie” del Paese, quelle a totale o parziale fallimento di mercato. La richiesta, in sostanza, varrebbe almeno 600 milioni subito per la società guidata da Mario Rossetti, la cui crisi finanziaria rischia di assestare un duro colpo a Cdp.

 

mario rossetti

La lettera, sei paginette anticipate ieri da Repubblica, è stata inviata a fine giugno dai vertici di Cdp – l’ad Dario Scannapieco e il presidente Giovanni Gorno Tempini – a Palazzo Chigi, al sottosegretario con delega al digitale Alessio Butti e ai ministri dell’Economia e delle Imprese, Giorgetti e Urso.

 

[…]  Il Fatto si è già occupato dei pesanti ritardi di OF: la copertura della fibra nei 7mila comuni delle aree bianche doveva finire nel 2020, oggi siamo intorno al 50%, l’azienda parla del secondo semestre del 2024 ma se va bene si finirà nel 2025, in violazione delle concessioni (il concessionario Infratel s’è finora limitato a multe da decine di milioni). Sulle aree grigie inserite nel piano “Italia a 1 Giga” né OF né Tim, l’altro vincitore delle gare, hanno centrato la milestone prevista dal Pnrr per giugno 2023 (copertura almeno del 15% dei Comuni).

 

open fiber 2

Cdp spiega che Open Fiber non è riuscita a ottenere da Infratel e da Butti quanto richiesto nei mesi scorsi: la revisione delle concessioni per le aree bianche siglate tra il 2017 e il 2019; la rimodulazione delle milestones per le aree grigie, dove i ritardi – ammette– sono dovuti alla “carenza di risorse” ma anche a “inesattezze dei dati posti a base delle gare”, come il fatto che il 40% degli indirizzi si sono rivelati inesistenti; l’anticipo, sempre per le aree grigie, del 20% degli importi dei lavori (circa 300 milioni); il riconoscimento degli extracosti (quantificati in 295 milioni) dovuti al caro materiali e che si possono prendere dai risparmi di gara; la possibilità di cedere alle banche i crediti vantati da Infratel.

 

open fiber 3

Al momento, Open Fiber non ha ricevuto nessun via libera, visto che la possibilità di errori negli indirizzi era prevista fin dai bandi di gara e non crea costi extra (e infatti Tim non se n’è lamentata), mentre sul 20% di anticipo serve sciogliere il nodo dei ritardi, visto che oggi OF è inadempiente e rischia la revoca dei contributi. [...] 

 

La strada percorribile sembra quella della revisione delle concessioni per le aree bianche (vinte con ribassi enormi), ma è anche la più lunga mentre Cdp chiede interventi urgenti avvisando che la controllata potrebbe essere costretta a fare causa. OF è nato nel 2016 per l’insensata idea di Matteo Renzi di fare la guerra a Tim sulla rete: ha chiuso il 2022 con perdite per 162 milioni e deve rinegoziare 7 miliardi di debiti con le banche.

 

mario rossetti

Un aumento di capitale da 375 milioni, deciso a marzo, è sospeso in attesa di uscire dal limbo, ma Macquarie, che ha strapagato il suo 40% all’Enel, è sempre più insofferente. L’Ad Rossetti (scelto nel 2021 proprio da Cdp) è a rischio, anche per la scelta di fiondarsi sui bandi per le aree grigie dopo il disastro di quelli per le aree bianche.

open fiberopen fiber 5

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HA VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…