“MI HA DETTO CHE SONO AL MASSIMO” – “REUTERS” RIVELA I DETTAGLI DI UNA CONVERSAZIONE TRA MACRON E BIDEN, A MARGINE DEI LAVORI DEL G7 IN GERMANIA: IL TOYBOY DELL’ELISEO AVREBBE RIFERITO AL PRESIDENTE AMERICANO DI AVER AVUTO UNA TELEFONATA CON L’EMIRATINO MOHAMMED BIN ZAYED – “MI HA DETTO DUE COSE: SONO AL MASSIMO, AL MASSIMO. E I SAUDITI POSSONO AUMENTARE DI 150 MIGLIAIA DI BARILI AL GIORNO)". DUNQUE, CHE FARE? PER “SLEEPY JOE” NON RESTANO CHE VENEZUELA E IRAN, IN BARBA AI VECCHI DISSIDI…

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DAGONEWS

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Petrolio, che fare? Il prezzo del greggio toglie il sonno a Biden, che ha portato al tavolo del summit G7 in Germania l’ipotesi di un “price cap”, sull’onda della proposta, simile, di Draghi sul gas.

 

L’unica alternativa che ha “Sleepy Joe” è fare pressione sui produttori per aumentare la produzione, così da abbassare il costo dei barili. Per questo è disposto a trattare con vecchi nemici come il Venezuela di Maduro, e l’Arabia Saudita di Bin Salman, con tanti saluti al povero Jamal Khashoggi.

 

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Ma siamo sicuri che i paesi del Golfo possano usare la leva della produzione? Secondo il presidente francese Emmanuel Macron, no. Stando a quanto riporta Reuters, durante i lavori del G7, c’è stato un colloquio tra il toyboy dell’eliseo e il presidente americano, con il primo che avrebbe rivelato al secondo i dettagli di una telefonata con Mohammed bin Zayed, presidente degli Emirati. “Mi ha detto due cose: Sono al massimo, al massimo. Questo è quello che dice. E poi mi ha detto che i sauditi possono aumentare di 150 (migliaia di barili al giorno). Forse un po’ di più, ma non avranno comunque grosse possibilità prima di sei mesi”.

 

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Insomma, per Biden non resta che rivolgersi all’odiato Maduro e a Teheran: non a caso i colloqui con il primo sono stati confermati da Caracas. E l’Iran aspetta un ramoscello d’ulivo da Vienna, dove si stanno tenendo i negoziati sul nucleare. Il claudicante presidente americano qui però rischia di infilarsi in un fastidioso cul de sac: aprire troppo agli ayatollah significherebbe inimicarsi per sempre proprio i sauditi, oltre che Israele, due paesi fondamentali nella gestione della polveriera mediorientale.

 

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CERCASI PETROLIO DISPERATAMENTE. MACRON MIRA AGLI EMIRATI, IRAN E VENEZUELA

Rossana Miranda per www.formiche.net

 

Il leader del regime venezuelano, Nicolás Maduro, ha confermato l’arrivo di una delegazione del governo degli Stati Uniti per riprendere i colloqui di negoziati avviati il 5 marzo. In una trasmissione tv, Maduro ha detto che il presidente del Parlamento (filo-chavista), Jorge Rodríguez, ha ricevuto i rappresentanti dell’amministrazione americana.

 

Mohammed Bin Zayed Mohammed Bin Zayed

Inoltre, ha lanciato un messaggio al presidente francese, Emmanuel Macron, in cui sostiene che “il Venezuela è pronto ad accogliere tutte le compagnie francesi che vogliono estrarre petrolio e gas per il mercato mondiale”.

 

Nella discussione si è parlato anche dai negoziati per liberare otto cittadini americani attualmente detenuti nelle carceri venezuelane. Roger Carstens, inviato speciale per gli ostaggi del presidente Joe Biden, ha già ottenuto la liberazione di due cittadini statunitensi dopo una precedente visita a Caracas. Alcune fonti vicine alla Casa Bianca assicurano che la delegazione Usa a Caracas ha parlato solo di temi umanitari, e non delle questioni energetiche.

 

A maggio, gli Stati uniti hanno approvato la ripresa delle operazioni in Venezuela, mentre a giugno il Dipartimento di Stato americano avrebbe permesso – secondo la stampa americana – l’avvio delle attività all’Eni e alla spagnola Repsol per rifornire il mercato energetico europeo.

 

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Tutte le potenze mondiali sono impegnate a studiare alternative per il rifornimento di greggio, vista la durata della crisi in Ucraina e le insistenti minacce russe. L’Europa cerca modi per sostituire fino a 2 milioni di barili al giorno di greggio dalla Russia e circa 2 milioni di barili al giorno di prodotti raffinati che importava da Mosca prima della guerra in Ucraina.

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Con la guerra russa in Ucraina, il petrolio è diventato un’emergenza. È poco ed è caro, per cui la pressione sui Paesi produttori resta alta Secondo Reuters, durante la riunione del G7, Macron avrebbe riferisce a Biden di una conversazione con il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed bin Zayed al-Nahyan (MbZ): “Ho avuto una conversazione con MbZ. Mi ha detto due cose. Sono al massimo, al massimo (di capacità produttiva, ndr). Questo è quello che afferma… e poi ha detto, i sauditi possono aumentare di 150 (migliaia di barili al giorno). Forse un po’ di più, ma non hanno grandi capacità prima di sei mesi”.

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Un funzionario del governo francese, infatti, ha affermato ieri che “la comunità internazionale dovrebbe esplorare tutte le opzioni per alleviare una stretta russa di forniture energetiche che ha fatto aumentare i prezzi, compresi i colloqui con nazioni produttrici come Iran e Venezuela. Ci sono risorse altrove che devono essere esplorate”.

Dal 2019, il Venezuela è soggetto alle sanzioni petrolifere internazionali contro il regime di Maduro e, nel caso fossero revocate, il Paese sudamericano ritornerebbe ad essere un altro grande fornitore di petrolio a livello globale.

 

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“Vogliamo che i Paesi produttori producano di più temporaneamente per superare il picco della crisi – ha spiegato il funzionario francese -. Vogliamo consolidare la posizione degli acquirenti in modo da poter essere in una posizione migliore di fronte alla Russia. Quindi dobbiamo diversificare le forniture e mantenere i contatti con i Paesi produttori”.

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