pierre de bousquet de florian nokia 5g orange huawei

“NON ESCLUDIAMO ALCUN OPERATORE” - IL CAPO DEGLI 007 FRANCESI SPIEGA A “FORMICHE” PERCHÉ NON HA INTENZIONE DI FAR FUORI I CINESI DALLE RETI 5G: “L’IPOTESI NON È NEANCHE PRESA IN CONSIDERAZIONE. IL GOVERNO DEVE GARANTIRE LA SICUREZZA DELLE ATTIVITÀ MA NON RICORRERÀ ALL’INTERDIZIONE” – MA TANTO CI STANNO GIÀ PENSANDO I PRIVATI. “ORANGE” (EX FRANCE TELECOM) E “FREE” HANNO AFFIDATO LA RETE A ERICSSON E NOKIA…

1 – ORANGE, LA PRINCIPALE COMPAGNIA TELEFONICA FRANCESE, HA SCELTO ERICSSON (SVEDESE) E NOKIA (FINLANDESE) PER COSTRUIRE E IMPLEMENTARE LA SUA RETE 5G, LASCIANDO FUORI HUAWEI 

https://www.dagospia.com/rubrica-4/business/5g-ce-facciamo-soli-orange-principale-compagnia-telefonica-225688.htm

 

2 – 5G, ECCO COSA FAREMO CON HUAWEI. PARLA IL CAPO DEGLI 007 FRANCESI

Francesco Bechis per www.formiche.net

HUAWEIpierre de bousquet de florian emmanuel macron

 

“Non escludiamo alcun operatore, l’ipotesi non è neanche presa in considerazione”. Ci risponde così Pierre de Bousquet de Florian, coordinatore per l’Intelligence e il Controterrorismo francese, quando da Zagabria gli chiediamo se il governo francese intende o meno dire una parola definitiva sulla presenza nella rete 5G delle compagnie cinesi accusate di spionaggio dagli Stati Uniti, come Huawei e Zte.

 

huaweixi jinping con il ceo di huawei ren zhengfei

Il numero uno dei Servizi d’Oltralpe, nella capitale croata assieme ai colleghi di 23 agenzie europee per lanciare l’Intelligence college of Europe (Ice), ci spiega che l’Eliseo non ha alcuna intenzione di chiudere la rete ai cinesi. “Sono voci che non hanno riscontro – dice infastidito il prefetto parigino – il governo deve essere sicuro che la sicurezza delle attività strategiche e dei dispositivi utilizzati sia completa, specialmente delle aziende partecipate, perché lo deve ai contribuenti, ma non ricorrerà all’interdizione di operatori economici nel nostro Paese”.

 

pierre de bousquet de florian 2

È una parola definitiva, e tra le più autorevoli, che arriva dall’Hexagone in direzione Washington. Come aveva già fatto trapelare il ministro dell’Economia Bruno Le Maire, l’esclusione di Huawei dalla banda ultralarga non è nel ventaglio di ipotesi valutate dal governo francese. L’esposizione delle autorità parigine, e ora di una delle più alte personalità del mondo dell’intelligence francese, dirada la coltre di incertezza che per settimane ha tenuto sospesi il governo americano da una parte, gli operatori francesi del settore telco dall’altra, in cerca di un segnale dall’Eliseo.

 

XAVIER NIEL ILIAD FREE

Tant’è  che due settimane fa l’ambasciata cinese a Parigi aveva rotto gli indugi con un duro monito, spiegando senza mezzi termini che il bando di Huawei avrebbe avuto ripercussioni e innescato contromisure del governo cinese contro le principali competitors europee del colosso di Shenzen, la finlandese Nokia e la svedese Ericsson. Il messaggio deve essere arrivato a destinazione.

macron xi jinping

 

Il chiarimento di Bousquet de Florian arriva in un momento clou per le sorti del 5G francese. Questo mercoledì l’Arcep (Autorità di regolamentazione delle comunicazioni elettroniche e servizi postali), agenzia governativa preposta alla regolamentazione del settore telco, ha rivelato il calendario per l’implementazione della rete di ultima generazione. Le tappe sono quelle già percorse in anticipo dalle telco italiane. Si parte dall’asta per le frequenze 3,4-3,8 Ghz, dalla quale il governo vuole ricavare un minimo di 2,7 miliardi di euro.

nokia 5g 1

 

orange

E qui nascono i problemi. Perché delle quattro aziende che parteciperanno alla gara, due hanno già bocciato Huawei, e altre due non possono proprio farne a meno. Della prima schiera fanno parte Orange (ex France Télecom), che a fine gennaio ha calato il sipario sulla compagnia cinese annunciando l’affidamento della sua rete 5G a Nokia ed Ericsson, e Free, che ha a sua volta scelto Nokia. Dall’altra parte ci sono Sfr e Bouygues Telecom, altri due pesi massimi del comparto e da sempre partner privilegiati di Huawei, che ha costruito la loro rete 4G, impegnati in un’instancabile azione di lobby sul governo per scongiurare un bando della compagnia fondata da Ren Zhengfei che le costringerebbe a smontare dalla notte al giorno l’infrastruttura cinese.

 

5g di ericssonla sede orange ex france telecom

Il mercato, insomma, è diviso a metà. Ora la palla passa al governo. Interpellato in conferenza stampa mercoledì, il numero uno di Arcep Sébastien Soriano ha fatto spallucce, limitandosi a dire che l’agenzia “non è stata informata dal governo di un eventuale impatto concorrenziale” di un bando di Huawei. La partita però non è ancora chiusa. Secondo l’Express, qualcosa si sta muovendo a Parigi, dalle parti di Bercy. Non è sfuggita agli addetti ai lavori la trasferta a Seoul nel maggio del 2019 della macroniana Agnès Pannier Runacher, segretario di Stato alle Finanze, per un forum internazionale sul 5G. Fu un’occasione per sondare e rinsaldare i rapporti con Samsung, il campione sudcoreano della telefonia mobile.

 

pierre de bousquet de florianorange 1

L’azienda è il primo venditore di cellulari al mondo, ma sulla costruzione della rete 5G non sale sul podio. Negli ultimi mesi però ha spinto sull’acceleratore. Negli Stati Uniti, ad esempio, ha siglato due maxi-contratti per la banda ultralarga con Verizon e Sprint, con Videotron in Canada e KDDI in Giappone.

 

nokia 5g

Tanto è bastato per attirare le attenzioni dell’Eliseo, che non vuole escludere Huawei ma starebbe escogitando un modo per sostituirlo in via indiretta. Gran parte degli operatori è sul piede di guerra, perché escludere l’azienda cinese significherebbe dare le chiavi del mercato alle sole due aziende europee, con un significativo rialzo dei costi. Serve un terzo competitor, e Samsung ha il potenziale per diventarlo, con circa 2800 brevetti per la tecnologia 5G e 15 miliardi di dollari spesi in investimenti per ricerca e sviluppo nel 2018.

 

0

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?